Effetto domino

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GARCIA 3 Rm IntCORSERA (P. TOMASELLI) – Un fantasma si aggira per l’Europa e ha gli occhi spiritati di David Moyes: «The Wrong One», quello sbagliato, secondo la sintetica definizione dei tifosi dello United. Là dove c’era il regno di Sir Ferguson, pochi mesi dopo ci sono solo macerie fumanti. Il caos per adesso è gestito in pantaloncini corti da Ryan Giggs, ma per la nota teoria dell’effetto- farfalla, la rivoluzione della Manchester rossa può avere ricadute in mezza Europa.

Una delle panchine più prestigiose è vuota, affascinante ma poco accogliente come un saloon dopo una scazzottata. E come sempre quando qualcuno cade giù per terra, il girotondo degli allenatori riparte in grande stile: oltre ai Diavoli rossi (di vergogna), anche il Barcellona, il Psg e il Manchester City sono orientati a cambiare di nuovo guida tecnica nel giro di pochi mesi, ammettendo — ognuno a modo suo — di non aver trovato l’uomo giusto in Martino, Blanc e Pellegrini.

L’Arsenal del magnifico perdente Wenger, il Tottenham già scottato dal costoso fallimento di Villas Boas, il ricchissimo Monaco e il Marsiglia (che ha scelto Bielsa) vogliono portare aria nuova nelle lore case. E tutto questo movimento può avere effetti anche sul nostro calcio, che sarà diventato periferico, ma dal punto di vista tattico resta un riferimento: i risultati di Conte e la rinascita romana di Garcia non passano certo inosservati, senza dimenticare il curriculum di tecnici come Spalletti, lasciato a casa dallo Zenit, e di Mancini, parcheggiato al Galatasaray.

Se Alex Ferguson ci ha messo tre anni e mezzo per vincere il primo trofeo con lo United, il suo erede e connazionale Moyes passerà alla storia come l’artefice della peggior stagione del Manchester dal 1981: undici sconfitte e settimo posto in Premier, eliminazione, pur senza sbracare, in Champions nei quarti contro il Bayern. Quanto basta per cambiare. Perché oggi fallire una stagione costa troppo. Anche per questo Ferguson stavolta avrà poco peso nella scelta del nuovo tecnico. Il sogno, relativamente a basso costo, dei proprietari americani dello United è che Giggs possa essere il Guardiola di Old Trafford: ha vinto tutto con il club, ne conosce ogni segreto, ma allo stesso tempo non ha alcuna esperienza come manager e rappresenta un rischio che forse non ci si può permettere, specie dopo aver sborsato una decina di milioni per la buonuscita di Moyes.

L’allenatore più ricercato del momento, il tedesco Jürgen Klopp del Borussia Dortmund, si è subito smarcato, come aveva fatto con il Barcellona: «Lo United è un grande club e sento familiarità con i suoi meravigliosi tifosi. Ma il mio impegno per il Borussia Dortmund e il suo pubblico non si può rompere».

Louis Van Gaal, c.t. uscente dell’Olanda, potrebbe essere il candidato più credibile. Dopo aver vinto in Olanda, Spagna e Germania, a 62 anni sarebbe un debuttante per la Premier League: la sfida a colpi di ego contundente con José Mourinho diventerebbe uno degli spettacoli più forti nel prossimo cartellone. Anche se le alternative non mancano. Dall’emergente Martinez dell’Everton (l’uomo che ha preso il posto di Moyes e ne ha causato l’esonero), ad altri tecnici del girotondo: tutti quelli che hanno bisogno di carisma per tornare a vincere vogliono uno come Diego Simeone. Perché bisogna anche convincere. E magari sorprendere. Farlo con squadre outsider come Borussia o Atletico per certi versi è più semplice. Anche se tutti vorrebbero avere i problemi di Martino, che lascerà il Barcellona, magari a un ex canterano come Luis Enrique. O i turbamenti dell’ingegner Pellegrini, che rischia ormai di perdere in volata la Premier League e di conseguenza anche la panchina dorata del Manchester City.

Situazione simile a quella di Laurent Blanc, che pure il campionato lo sta per vincere con il Psg. Anche l’ex c.t. della Francia è messo in discussione, ma sempre meno di Claudio Ranieri al Monaco, club senza la tradizione di altri ma con una discreta capacità di spesa, diciamo: se è vero che nel Principato hanno pensato a Conte, non si può escludere nulla. Come è naturale che un francese sulla breccia, Rudi Garcia, sia soppesato attentamente dai nuovi ricchi della Ligue 1. E non solo. Perché prima è giusto dimostrare qualcosa di significativo. Di Guardiola — sicuro al Bayern, come Mourinho al Chelsea e Ancelotti al Real — ce n’è uno. Tutti gli altri debuttanti rischiano di essere messi in discussione ogni giorno, un po’ come Clarence Seedorf al Milan. Giggs forse non avrà tempo nemmeno per le critiche. Perché queste panchine che girano a grande velocità causano mal di testa e vuoti di memoria. Ma restano un sogno da realizzare. Una sfida, in cui nessuno dei prescelti pensa per un attimo di poter essere «quello sbagliato».

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