Boom stranieri: una norma cambia il calcio italiano

Boom stranieri: una norma cambia il calcio italiano

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L’assalto del Napoli a Lukaku è la prova che il Decreto Crescita ha messo in fibrillazione il mondo del calcio (e non solo). Tutti i club sono attratti dai forti sconti fiscali all’orizzonte per i calciatori stranieri e per quelli italiani rimpatriati dopo almeno due anni all’estero. Non può avvalersene di sicuro. invece, Maurizio Sarri che ha lasciato l’Italia per una sola stagione, mentre il portoghese Fonseca ne avrebbe diritto se chiudesse l’intesa con la Roma. Tra i colpi in canna c’è Matteo Darmian, ormai da quattro anni al Manchester United: l’ex Torino ha ottenuto una sorta di via libera dal suo club e il possibile risparmio sui costi al lordo del suo ingaggio invoglia non poco. Da tempo si parla di un interesse dell’Inter, più che della stessa Juve, senza trascurare la Roma.

Ma perché ancora tante incertezze? Andiamo con ordine. Innanzitutto il Decreto Crescita va convertito in legge entro il 29 giugno (pena la decadenza); in secondo luogo è importante che eventuali emendamenti non alterino il quadro normativo. E poi ci sono mille implicazioni che regolano i rapporti con l’Agenzia delle Entrate. Secondo la stesura iniziale, il nuovo tesserato ha diritto a pagare le tasse sul 30% dell’imponibile. Invece la soglia scende addirittura al 10% se va a lavorare in Campania, Abruzzo, Calabria, Basilicata e Sicilia.

La norma sui rimpatriati prevede che lo Stato conceda il risparmio per chi resta nel nostro Paese per almeno due stagioni. Ma non basta: se passa il concetto che i primi sei mesi di contratto non ricadono nella lente del nostro Fisco, allora, vorrà dire che saranno necessari tre anni di permanenza sportiva nel nostro Paese. In questo ventaglio di ipotesi c’è anche la figura dei prestiti: saranno ammessi se non vanno oltre una stagione sportiva? Il count down tiene tanti con il fiato sospeso. Basta il minimo cambiamento in Parlamento per far cadere il castello delle speranze. C’è tempo sino al 29 giugno. Poi, o tutto o niente.

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