CGR EDITORIAL Roma-Bayern, l’analisi della disfatta, una lezione da imparare

CGR EDITORIAL Roma-Bayern, l’analisi della disfatta, una lezione da imparare

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ROMA  BAYERN MONACO

di Francesco Oddo Casano.

C’era grande attesa, grande pressione per un match che in caso di risultato positivo avrebbe consacrato la Roma nel gotha delle migliori d’Europa: i campioni di Germania, ma in realtà se si va a vedere negli ultimi due-tre anni i Campioni di tutto, dalla Champions alla Coppa Intercontinentale, dalla Bundesliga al Mondiale brasiliano, sono venuti a Roma con grande rispetto dell’avversario e grande umiltà, dimostrando di essere di un altro pianeta calcistico.

Un blocco unico, armonico, diretto magistralmente da Pep Guardiola, che non ha solo vinto il match a distanza con Rudi Garcia, ma ha dimostrato ancora una volta di essere il migliore al Mondo, perchè il Bayern oggi, a distanza di circa 1 anno e pochi mesi dal suo insediamento, gioca il calcio barcelonista, con la fisicità e la tenacia tipica di quello tedesco.

Insomma una macchina da guerra, inarrestabile e solida, impreziosita dalle giocate di alcuni singoli, Robben su tutti, in grado di poter puntare, saltare l’uomo e insaccare a giro il pallone nello spazio di una frazione di secondo.

Inutile sottolineare, come fatto nel post gara da Garcia e De Rossi, che ieri sera in campo c’era da una parte una squadra quasi imbattibile e dall’altra una compagine che ha intrapreso un ottimo percorso di crescita, ma che dovrà necessariamente imparare dalla dura lezione inflitta dagli uomini di Guardiola.

La premessa è d’obbligo: non si può non essere orgogliosi del cammino dei giallorossi negli ultimi 18 mesi. Una squadra che ha cambiato radicalmente mentalità, con interpreti che giocano dimostrando sempre orgoglio, voglia di vincere e mettendo in campo qualità che nella nostra Serie A pongono la Roma sul tetto del campionato. Il riflesso di questa empatia straordinaria, di questa crescita dirompente, risiede negli applausi della Curva Sud a fine partita e nel coro “vinceremo il tricolor”, espressione di grande forza d’animo e manifesto che distingue i tifosi della Roma, da tutte le altre tifoserie, nonostante la serata nefasta, ma che allo stesso tempo, involontariamente, riporta la Roma nell’alveo di un calcio “minore”, quello italiano, dove probabilmente – arbitri permettendo – riuscirà a primeggiare da qui ai prossimi 5 o 10 anni.

ROMA  BAYERN MONACOATTENUANTI – Detto che il Bayern Monaco si è dimostrato di un’altra categoria, non solo per i numeri straordinari di questi ultimi anni, ma anche per la panchina – basti vedere nel secondo tempo i cambi di Guardiola, dentro Ribery e Shaqiri, a segno entrambi nel finale, calciatori che giocherebbero titolari in tutti i top club del Mondo – l’attenuante maggiore che si può concedere alla Roma di ieri riguarda le pesanti assenze: dopo due mesi di campionato e Champions, alcuni giocatori, tra cui su tutti sicuramente i centrocampisti, sono apparsi un po’ in debito d’ossigeno e il Bayern ha spadroneggiato proprio sulla linea mediana grazie all’enorme fisicità e qualità di cui dispone. Pesanti, anzi pesantissime le assenze di Maicon, Strootman, Keita e Castan che probabilmente avrebbero permesso alla Roma di attenuare almeno quel passivo umiliante.

AGGRAVANTI Per la prima volta da quando siede sulla panchina giallorossa, Garcia va messo sul banco degli imputati: nobile il gesto di prendersi per primo la responsabilità del tracollo, ma l’errore più grande del tecnico francese è stato forse quello di sottovalutare la presenza di Guardiola a Torino: il tecnico spagnolo ha seguito da vicino la partita che più di tutte ha mostrato alcune debolezze e alcuni pregi fondamentali della Roma di Garcia.

Nei primi 20 minuti allo Stadium, prima dell’inizio dello sconfortante show di Rocchi, la Juve aveva pressato altissima la Roma nella propria metà campo, costringendo più volte Yanga Mbiwa e Skorupski, soprattutto, al rilancio lungo o all’errore. Ieri sera il Bayern ha applicato la stessa strategia, pressando quasi fino dentro l’area di rigore giallorossa, tutti i difensori e tutti i centrocampisti della Roma, dando quasi un senso di asfissia in primis alla squadra in campo e poi anche al pubblico. Su questo aspetto la Roma deve migliorare, perchè mentre a Torino questo pressing era stato eluso da un ritorno di forza della squadra nella seconda parte del primo tempo, ieri sera il Bayern ha schiantato i giallorossi in quella stessa frazione di gara, non permettendole quasi mai di giostrare il pallone, aspetto tattico confermato anche dallo stesso Guardiola a fine gara.

Si deve studiare qualche alternativa, si deve pensare che in qualche partita l’avversario ti costringe a giocare a volte il pallone lungo, e la Roma su questa tipologia di gioco è apparsa impreparata, visto che il sistematico lancio lungo dalle retrovie serviva solo a restituire il pallone al Bayern.

ROMA  BAYERN MONACOAltro grave errore del tecnico – anch’esso ammesso nel post match – è quello di aver sbagliato l’atteggiamento complessivo di squadra: per non soccombere contro una corazzata come quella bavarese, bisogna cercare il più possibile di tenere la squadra corta tra i reparti, raddoppiando su tutte le fonti di gioco avversarie, e non concedendo mai l’uno contro uno ad un fenomeno come Robben.

Non c’è stata presunzione, ma sottovalutazione delle potenzialità dell’avversario, di alcune qualità, che inevitabilmente hanno permesso al Bayern di spadroneggiare, attraverso quegli schemi che solitamente al contrario la Roma utilizza per annichilire i suoi avversari in campionato e non solo, viste le ottime prove con CSKA e City.

Al fianco del tecnico ovviamente sul famoso “banco degli imputati” si siedono anche i calciatori, tutti, nessuno escluso, che avrebbero dovuto fare di tutto per evitare un passivo così umiliante per loro, per i propri tifosi e per l’immagine della Roma, che dopo l’incubo di Manchester, torna ad essere deturpata a livello Europeo. Al di là di tutte le questioni tattiche, non aver evitato di perdere la faccia così, è la maggior responsabilità che si possa imputare alla squadra.

Ora è il momento di serrare i ranghi, di ripartire, dimostrando in campionato di essere una squadra mentalmente solida, più che tecnicamente, visto che la Roma, ormai è acclarato, è la migliore squadra della Serie A. Ma non bisogna cancellare la serata di ieri, non bisogna resettare la mente. Bisogna prendere atto degli errori commessi e imparare la lezione, provando a dimostrare a Monaco, che la Roma non vale sei gol di scarto rispetto al Bayern.

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