Da Bologna a Bologna un anno dopo: la rinascita della Roma (HIGHLIGHTS...

Da Bologna a Bologna un anno dopo: la rinascita della Roma (HIGHLIGHTS – FOTO)

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A BOTTA CALDA – Era il 23 settembre 2018, praticamente un anno fa. La Roma crollava fragorosamente al Dall’Ara di Bologna, sotto i colpi di Mattiello e Santander. Una delle peggiori sconfitte dell’era Di Francesco, 5 punti in 5 partite, una squadra sfigurata, nell’anima e nel gioco, incapace di reagire e di offrire spiegazioni accettabili dinanzi a microfoni e taccuini. Da Boston il presidente Pallotta tuonava senza mezzi termini – “I’m disgusted” – messaggio ecumenico a tutti i cronisti che chiedevano una sua reazione all’inspiegabile incipit di stagione di una squadra che, pochi mesi prima, era stata in grado di sfiorare il tetto d’Europa.

CORAGGIO CUORE E SPIRITO NUOVO – Esattamente 365 giorni dopo, la Roma di Fonseca ha espugnato il Dall’Ara portandosi a 8 punti in classifica, quarta da sola e tornando, soprattutto, a respirare l’aria buona delle grandi del nostro campionato, dopo un anno, appunto, di ingiustificata assenza. Una vittoria “di cuore, carattere e unione“, tre aggettivi che il tecnico lusitano ha saputo declinare alla perfezione al termine di un match, nervoso, emozionante ma anche pieno di contenuti. Come pieno, forte e ben distinto è stato l’urlo di Edin Dzeko sotto il settore ospiti. 4 mila anime stravolte dalla rete al fotofinish, che con la loro gioia hanno fatto eco all’esultanza di un’intera città. Una scossa tellurica, che segna un solco evidente in una stagione che, a questo punto, potrebbe essere realmente del rilancio. Una vittoria che vale doppio, non solo perchè giunta in extremis, ma perchè corredata da un’identità chiara mostrata dall’undici di Fonseca. Da un lato la capacità, sempre più rapida del gruppo, di assorbire le richieste tattiche dell’ex tecnico dello Shakhtar. Si è ammirata in Emilia, per larghi tratti della sfida, una Roma autoritaria, padrona del campo, che non si è quasi mai disunita, tanto meno quando è rimasta in dieci per un’ingenuità di Mancini. Ritmi non eccezionali, ma possesso palla, controllo del gioco e trame prolungate per scardinare un Bologna, saggiamente arroccato da Mihajlovic, ma altrettanto bravo a ripartire con rapidità. Sono mancati alcuni singoli, soprattutto in zona offensiva, ma non l’idea di come arrivare dalle parti di Skorupski in maniera pericolosa. La Roma c’ha sempre realmente creduto e la dimostrazione più fulgida è arrivata nei 20 secondi finali della partita, intercorsi dalla punizione rapida battuta da Jesus al colpo di testa vincente di Dzeko. In mezzo uno strappo straordinario di Veretout, che a tanti ha ricordato il miglior Nainggolan, poi la rifinitura di Pellegrini, che ha piazzato, di giustezza, un altro assist vincente, nella galleria delle grandi giocate da trequartista di questa sua nuova carriera. Si diceva lo spirito: la vittoria di oggi non è casuale, nasce da lontano. Da un’estate torrida, trascorsa a giudicare e attendere una tortuosa campagna acquisti-cessioni, proseguita con i dubbi, in parte legittimi, sulla capacità di Fonseca di adattarsi al nostro calcio, fuoriusciti veementi dopo il pari nel derby. Il gruppo c’è, crede in quello che fa e soprattutto ha voglia di stupire. La Roma chiude una settimana d’oro, con tre successi in altrettante gare, 10 gol realizzati e 3 incassati, di cui solo uno su azione, segno che il lavoro difensivo e gli accorgimenti attuati dal tecnico giallorosso stanno portando i primi frutti. Mercoledì arriverà all’Olimpico un’Atalanta ferita e agguerrita. Non c’è tempo per fermarsi, anzi, ora sarebbe veramente delittuoso.

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