DE ROSSI: “Voglio ancora giocare, la Roma non ha voluto rinnovarmi il...

DE ROSSI: “Voglio ancora giocare, la Roma non ha voluto rinnovarmi il contratto. Troppa distanza e silenzio da questa proprietà” (VIDEO FOTO)

SHARE

CONFERENZA STAMPA – La Roma saluta Daniele De Rossi. Dopo l’annuncio via social del suo addio alla maglia giallorossa che si consumerà in occasione dell’ultima giornata col Parma, De Rossi incontra i cronisti per il commiato al pubblico romanista:

Tutta la squadra entra in sala stampa, tutti con la maglia della Roma. Presente l’intero staff, Claudio Ranieri i dirigenti, compreso Francesco Totti che attende l’arrivo di De Rossi.

Il prologo della conferenza è affidato al CEO Guido Fienga: “Vi abbiamo convocato che ieri ci siamo incontrati con Daniele e comunicato la decisione di non rinnovare il contratto come calciatore a Daniele. Abbiamo parlato a lungo e ho espresso a Daniele la volontà e il desiderio di averlo ancora in organico nella società, in un percorso che lui avrebbe deciso. Personalmente, egoisticamente ho sperato e ancora lo faccio che Daniele voglia accogliere l’idea di starmi accanto, perchè mai come in questo momento mi avrebbe fatto comodo avere un vice come lui, nel valutare quali decisioni prendere, dal momento che l’azienda si è resa conto di prendere delle decisioni per cambiare la situazioni. Sono convinto che Daniele prenderà in considerazione questa idea, per lui questa scelta è sempre valida. Daniele ha espresso altre idee, ma non entro nel merito, sono idee che rispettiamo come lui sta rispettando le nostre e vorrei che fosse Daniele ad illustrare le sue intenzioni. Sono particolarmente onorato di aver aperto un confronto con Daniele, trasparente e leale, mi sento di impegnare tutta la società per le possibilità che Daniele potrà cogliere da ora in futuro quando lo vorrà qui da noi”

Parola a De Rossi:

Giornata emotivamente complicata per tutti, dopo una sconfitta dicesti “ringrazio di essere nato romanista”. Cambiereste qualcosa nella tua carriera alla Roma?
“Farei delle scelte diverse rispetto ad episodi quotidiani, alcune scelte fatte in campo, qualche episodio negativo come un cartellino rosso, ma sulla decisione di rimanere sempre fedele alla Roma mai, non cambierei mai una cosa così. Porterei qualche trofeo in più se avessi la bacchetta magica, sono orgoglioso del mio percorso, qualche errore l’ho commesso ma ci sta”

I tifosi non cambierebbero un trofeo con la tua carriera a Roma. Cosa rappresenta per te?
“Me lo hanno sempre dimostrato, nel corso degli anni, di tenere veramente a me. Come ho detto, ho fatto la stessa scelta, non li ho cambiati per qualche ipotetica coppa, perchè quando va via non hai comunque la certezza di vincere, c’è stata qualche opportunità in passato, ma io ho scelto la Roma e la Roma ha scelto me, sarebbe un dramma dire il contrario, lo stato attuale delle cose vede un grande amore, che penso continuerà, magari sotto forme diverse. Non escludo che possa tornare a vedere la Roma in qualche settore ospiti a tifare i miei amici o miei compagni”

Hai sempre detto di avere un solo rimpianto, di poter donare alla Roma una sola carriera. Che cosa hai pensato e se adesso prendi in considerazione altre ipotesi per giocare?
“Mi è stato comunicato ieri, ma ho 36 anni non sono scemo, ho vissuto in questo mondo, avevo capito che se nessuno ti chiama per 10 mesi neanche per ipotizzare un altro contratto, la direzione è quella. Ho parlato poco, perchè non mi piace, non volevo creare rumore che potesse distrarre la squadra, i tifosi e tutti gli altri. Ringrazio il CEO per l’offerta di rimanere qui, per come mi ha trattato lui e Massara, la sensazione che ci sia reciproca stima e affetto è forte, questa è una decisione societaria, sono scelte che vanno rispettate, io a Roma non posso uscire diversamente da questa maniera qui. Riguardo al futuro, qualche proposta l’ho sentita, non ho voluto ascoltare nulla, ero convinto che la Roma potesse arrivare in Champions, adesso è più difficile, fino a Genova ci credevo tanto, ne ero convinto. Mi sono sentito un calciatore per quest’anno, mi sento un calciatore, voglio ancora giocare e mi farei un torto enorme se dovessi smettere adesso”

Non sarebbe stato più giusto che decidessi tu quando e come smettere con la Roma?
“Io è una cosa che ho sempre detto anche a Francesco e la penso uguale anche per Del Piero. C’è una società che sta lì a posta per decidere chi deve giocare o meno. Poi possiamo discutere per ore quanto sarei potuto essere importante anche per 10 partite, nello spogliatoio, però poi credo che qualcuno un punto lo deve mettere. Mi dispiace che quest’anno ci siamo parlati poco, le distanze creano anche questo tipo di incomprensioni, spero che la società migliori in questo perchè sono e resto un tifoso della Roma, ma è la società a decidere”

I romanisti si sono riuniti solo su Totti e sull’ultima Champions, probabile che accada di nuovo per te. Dopo cosa succederà alla Roma?
“Senza entrare nei dettagli di quello che succederà tecnicamente, ai tifosi posso dare pochi consigli: ho imparato dai tifosi ad amare la Roma, da quando ero piccolo, è un circolo vizioso che si alimenta. Chiedo ai tifosi di stare vicini ai giocatori, è un gruppo di persone per bene e meritano grande sostegno”

Hai sempre detto di vederti come allenatore nel tuo futuro, questo ruolo dirigenziale che ti è stato proposto è qualcosa che può far rivedere i tuoi piani? La romanità è indispensabile in questa società?
“Penso potrebbe piacermi fare l’allenatore, studiare per diventarlo. Il dirigente non mi attira particolarmente, ma qui a Roma poteva avere un senso diverso. La sensazione guardando chi mi ha preceduto, è che per ora si possa incidere poco, che si possa mettere poco mano in un mondo che noi conosciamo benissimo. Lascio fare il lavoro sporco a Francesco Totti, spero possa prendere più potere possibile, poi un giorno potrei tornare, ma ora penso a studiare semmai per diventare allenatore una volta smesso di giocare”

L’eredità è al sicuro con Florenzi per quanto riguarda la fascia? 
“Il romanismo è qualcosa che si lega ai tifosi, al loro pensiero, è in mani saldi perchè Alessandro Florenzi e Lorenzo Pellegrini possono proseguire questa eredità, non gli va chiesto di scimmiottare me o Totti. Hanno tutte le qualità per tenere la fascia. Mi sento di dire che c’è un Cristante che viene da fuori, ma che da l’anima in campo. Servono romanisti, ma anche grandi professionisti e qui ce ne sono. Serve una squadra sempre più forte, penso che la società è orientata a cambiare questa situazione e lo spero. Ho detto Cristante, ma ne avrei potuti dire tanti altri”

A Fienga: come è nata questa decisione di non rinnovare il contratto di De Rossi?
Parlando con Daniele ieri, la prima cosa che ho detto a nome della società che rappresento da poco, mi sono scusato per le tempistiche di questo discorso troppo ritardati. Come sapete ci sono stati degli avvicendamenti in società, ci sono stati degli scossoni. Mi ero impegnato con Daniele di raccontare con trasparenza le valutazioni della società su questa situazione. Nel momento in cui mi sono reso conto che non poteva esser presa una decisione di riconferma, perchè oggi ancora non ci sono le basi tecniche per impostare un nuovo programma, ma un’assoluta autocritica della società per gli errori commessi che vanno corretti, ho spiegato a Daniele che la società non lo considerava più come giocatore, ma lo riteniamo come persona pronta e matura a sviluppare e riorganizzare questa azienda, Daniele è dirigente da un bel pezzo, vuole continuare a giocare, ma è particolarmente pronto ad assumersi queste responsabilità, è il motivo per cui l’ho caldeggiato non soltanto per occuparsi di questo, ma anche aspettare la scelta dell’allenatore, perchè Daniele è in grado di aiutarmi e un domani anche sostituirmi. Questa vicenda è stata condizionata dai problemi che abbiamo avuto, inutile nasconderlo. Nutro un particolare apprezzamento per il livello, la maturità, il supporto che Daniele potrà ancora dare. Rispettiamo tanto la sua scelta, abbiamo apprezzato come lui abbia rispettato la nostra scelta. Ho il dovere di dirlo a nome di tutta l’azienda: quando Daniele deciderà di mettersi una giacca e di aiutare a sviluppare il club che conosce meglio di tutti e certamente meglio di me è il benvenuto a farlo, perchè siamo convinti che riuscirà in questo e la Roma ha bisogno di lui”

Emerge un distacco tra te e la società: ti immaginavi questo addio così?

“Ho cercato di prepararmi, senza immaginare come sarebbe stato, sapevo che non sarebbe stato di certo felice, sono entrato a Trigoria a 11 anni, la mia macchina ormai va in automatico verso Trigoria. Distacco sì io voglio giocare, loro non vogliono, il distacco è normale, abbiamo vedute diverse. Non ho rancori per Fienga o Massara, un giorno parlerò con Pallotta e Baldini. Forse mi immaginavo con i cerotti che dicevo basta io. Se io fossi stato dirigente, visto che loro mi dicono che già lo sono, io lo avrei rinnovato il contratto a De Rossi, perchè quando ho giocato ho fatto sempre il mio, nello spogliatoio mi sento importante, avrei fatto altro, ma devo accettare anche questa scelta”

A Fienga: con la Champions sicura si sarebbe fatto un ragionamento diverso?
“Non c’è distacco, non capisco dove emerga, abbiamo idee diverse, ma la stima è reciproca, abbiamo un’idea diversa sul tipo di aiuto che Daniele potrebbe dare a questo club, ma nessuno vuole mandare via De Rossi dalla Roma. Non è una scelta fatta per motivi economici”

Sono andati via grandi calciatori, vai via tu, non so cosa farà Edin, cosa farà Kostas, tu un anno fa dicesti che c’era voglia di restare da parte di tutti. Cosa è successo?
“Mi riallaccio alla precedente domanda, il mio piccolo dispiacere che ho è che tante volte, anche con la passata gestione, ho avuto la sensazione che la squadra diventasse sempre più forte, vicina a quelli che vincevano e poi si è sempre fatto un passo indietro. Ma sono le leggi del mercato, ciascun club può spendere quello che guadagna, spero che la Roma forse con lo stadio diventi forte come altri club, tanti giocatori sono andati via e poi mi hanno scritto dopo 2 mesi che avrebbero voluto fare marcia indietro, poi magari altrove vincono e si abituano. Qui a Roma si sta bene, bisognerebbe fare un passo in più, ma la Roma è una squadra già forte, ha tanti giovani forti, si dovrà sbagliare il meno possibile, ma questa squadra ha futuro, ne parleremo in un’altra intervista”

Quando hai iniziato a capire che sarebbe finita così? Cosa succederà il 27 maggio?
“E’ una consapevolezza che è man mano cresciuta durante l’anno, se non c’è mai un colloquio, anche se poi con Monchi avevo parlato, mi aveva rassicurato, poi è andato via e non c’è stato più nulla. Io ho avuto la sensazione che si potesse finire così, in parte me lo aspettavo. Il 27 maggio alle 3:00 ho un aereo, vado in vacanza, a dicembre non ho fatto vacanze, sono rimasto qui a lavorare per il ginocchio ne ho bisogno, ma penserò a trovarmi una squadra. Dovrò parlarne con la mia famiglia, con il mio procuratore, con me stesso”

Sei andato tantissime volte vicino a vincere, perchè in questi anni è mancato quel passo? Quale finale di partita cambieresti?
“Ogni anno mi verrebbe fuori di cambiare un finale diverso. Forse la più fresca è Liverpool-Roma, è stato vivere un sogno come vedere un film. Il rimpianto forse ce l’ha anche Messi, che non ha mai vinto il Mondiale, oppure uno che non ha vinto la Champions. Questo è un mondo di gente ambiziosa che vuole vincere, ma io devo ringraziare Dio per la carriera che ho fatto, fino a 15 anni non sembrava che avessi queste doti, avrei firmato per fare la carriera di mio padre in Serie C, sono fortunato di aver giocato nella Roma, per l’amore che nutro per questa maglia e devo ringraziare anche gli avversari, l’astio sportivo che ho sentito nei miei confronti, mi sono nutrito di questo, il calcio è contrapposizione”

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.