Dzeko: «Io capitano? No, più giusto Florenzi, ma questa è casa mia»

Dzeko: «Io capitano? No, più giusto Florenzi, ma questa è casa mia»

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«Lo dico da sempre – ha detto Dzeko a Roma Tv -, qui mi sento a casa, la mia famiglia si sente a casa, anche i miei figli che sono nati in questa città». Al contrario di due anni fa, però, quando la volontà della moglie era stata fondamentale nel no al Chelsea, stavolta Edin ha deciso da solo. Spinto da uno spogliatoio che di lasciarlo andar via non aveva alcuna intenzione, deluso dall’Inter, che non faceva mai l’affondo decisivo. E conquistato da Fonseca e da una società che, una volta capito che c’erano i margini per trattenerlo, ha fatto di tutto (economicamente e non) per farlo sentire il leader che è. Anche senza quella fascia al braccio che Florenzi avrebbe voluto dargli. «Mi rende felice vedere gli altri contenti del fatto che io sia rimasto. I miei compagni di squadra, amici, fratelli, mi hanno messo pressione per non farmi andare da nessuna parte. Ho un bellissimo rapporto con tutti. Pellegrini e Florenzi ogni giorno mi dicevano: “Tu rimani qui”. Alessandro mi ha promesso: “Se firmi ti do la fascia da capitano”. Quando ho rinnovato mi ha detto: “È tua”, ma io ho risposto che lui resta il nostro capitano, e tutti siamo con lui».

Come scrive la Gazzetta dello Sport, un ruolo importante lo hanno avuto anche i tifosi della Roma: «Ho sempre avuto un bel rapporto con loro. Quello che dai sul campo è la cosa più importante e posso dire che darò tutto per la Roma». Il tecnico Fonseca si è subito innamorato di lui, la società non ha faticato ad accontentare il portoghese: «A fine stagione mi avevano già detto che ero parte del progetto e del futuro, mi hanno fatto sentire importante e alla fine abbiamo fatto quello che volevano tutti. Sono felice, ho firmato per altri tre anni perché voglio restare (…). Siamo un gruppo unito, qui si suda e si lavora tanto, leggo che tanti ex giocatori parlano male della Roma, ma certe cose devi dirle quando sei qui, non quando vai via. Altrimenti è troppo facile»

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