Dzeko, la rabbia del leader buono

Dzeko, la rabbia del leader buono

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IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) – C’è chi gli rimproverava di essere troppo buono, ora chi lo accusa di essere diventato troppo cattivo. Chi gli dice che ha il muso, che vuole sempre giocare, che è il cocco dell’allenatore. Insomma, che cosa vogliamo da Edin Dzeko? Niente. Questo giocatore è destinato ad essere sempre contestato se sbaglia un gol o se per tre partite non segna. Però piace a tanti, per quel suo essere un cattivo dalla faccia buona. Il suo destino è fare gol: questo gli si chiedeva quando era buono, glielo si chiede oggi che ha il muso brutto.

LE RETI – Numeri alla mano, va detto che Edin segnava di più prima, lo scorso anno è stato il top. Poi, vai a vedere, controlli bene i dati e ti accorgi che fino a ora, il bosniaco di reti e ha fatte dodici, non proprio pochissime: cinque in Champions e sette in campionato. Tutti all’Olimpico i primi, tutti in trasferta i secondi. E lasciamo stare i gol. Oggi Edin è un leader, un punto di riferimento per la squadra, uno che si piazza in mezzo a tutte le giocate, a ogni palla morta, becca ammonizioni, rischia espulsioni. Si fa sentire in campo e nello spogliatoio. Si sente padrone della Roma, nella quale vorrebbe restare ancora a lungo, ma la scadenza del contratto (2020) ci fa pensare che invece non sarà così: la Roma non ha grosse intenzioni di prolungare di tre anni il contratto, soprattutto a quelle cifre, Edin guadagna tanto, considerando anche l’età. Quindi arriveremo a vivere un bel braccio di ferro, ma non è questo il tema di oggi. Oggi c’è il derby, e lui con la Lazio ha un discreto rapporto. Diciamo di alti e medi. Il gol alla prima (con Garcia in panchina, 8 novembre 2015), su rigore (calciato non benissimo, a dire la verità) e la seconda nel girone di ritorno (con Spalletti in panca 4 aprile 2016). Poi, buone partite, una sola sconfitta in campionato e una in Coppa Italia, un pareggio e sei vittorie. Solo una gara, delle nove totali, ha giocato solo per trenta minuti, che poi è quella in cui ha segnato il suo secondo gol alla Lazio. Era il periodo in cui Spalletti non lo vedeva più come un titolare, la fase del falso nove. E lui invece è un vero nove e con la maglia della Roma ha segnato 85 reti, come ai tempi del Wolfsburg, quindi un gol per battere il suo primato (a due reti di distanza da Abel Balbo, che è settimo cannoniere della Roma con 87 reti, considerando le reti in campionato Edin è a meno due da Delvecchio fermatosi a 62 gol). Un nove con i piedi da trequartista (sono 35 gli assist da quando è qui). Ed ecco perché piace tanto a Di Francesco, che a lui non rinuncia mai, lo ha fatto solo per cause di forza maggiore: un infortunio lo ha tenuto fermo per più di un mese. Per non parlare poi di quando, lo scorso gennaio, il tecnico ha puntato i piedi per farlo restare nella Capitale.

LA TRASFERTA – Dzeko non segna alla Lazio, nell’ultimo derby (0-0) ha chiuso con una traversa. Il gol all’Olimpico – in campionato – gli manca da aprile scorso (doppietta al Chievo). Si è scaldato un po’ contro il Frosinone, che non è lontano da Roma. Due reti allo Stirpe, decisivo come spesso gli capita di essere. Se la dovrà vedere con Acerbi, che martedì ha bloccato Piatek e con Strakosha, che di solito contro di lui azzecca la grande prestazione. Il derby è un doppio scarpino mostrato su Instagram. Totti gli dice: «Doppietta domenica?». «Meglio sabato, Checco». Sabato, stasera. In trasferta.

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