È una Roma camaleonte

È una Roma camaleonte

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IL TEMPO (A. AUSTINI) – Ha usato due maglie, passando dal rosso con i fulmini al blu-vintage che ha stregato tutti, e a Bologna sfoggerà quella bianca. In campo sono già andati venti calciatori diversi. Sempre con lo stesso modulo, ma accorgimenti tattici l’hanno resa ogni volta diversa dalla versione precedente. E allora l’abusata metafora della «squadra-camaleonte» è davvero perfetta per questa Roma.

Altro che dogmatico, Fonseca si sta dimostrando un allenatore capace di modellare un’idea di calcio, seppur chiara e ben strutturata, a seconda delle esigenze. Sia del suo gruppo, sia rispetto all’avversario. Dalla Roma a trazione totalmente anteriore vista al debutto col Genoa, con i terzini altissimi e, di conseguenza, tanti spazi dietro, a quella fin troppo accorta nel derby, fino alla difesa «tre e mezzo» sperimentata dal portoghese contro Sassuolo e Istanbul Basaksehir che ha portato due vittorie, otto gol segnati e il primo «clean sheet» della stagione con i turchi. Ma anche nelle ultime due occasioni è cambiato qualcosa: se contro la squadra di De Zerbi è stato Florenzi a rimanere più bloccato a destra, giovedì scorso toccava a Kolarov limitare le avanzate, mentre Spinazzola si alzava addirittura oltre i centrocampisti formando una linea offensiva di quattro uomini con Zaniolo, Pastore, Dzeko e Kluivert. Palla alla Roma, la difesa si è sistemata con tre uomini: Kolarov a sinistra, Juan Jesus al centro e Fazio allargato a destra con licenza di impostare. Quello che è rimasto sempre uguale è il lavoro dei mediani: Cristante il «play» più basso ma spesso in pressione avanzata sul portatore avversario, il suo partner di volta in volta diverso (Pellegrini, Veretout e Diawara) con maggiore libertà di azione.

La rosa è più profonda del previsto sia a livello numerico che qualitativo, nonostante la piaga degli infortuni muscolari. Pastore e Kluivert sono due risorse riscoperte, Veretout l’uomo conle caratteristiche che mancavano nel centrocampo, Cristante sta mostrando una solidità inattesa in quel ruolo, Mkhitaryan ha alzato il livello del reparto offensivo, Spinazzola e Diawara rappresentano alternative utilissime nei rispettivi ruoli, Mancini studia già da titolare. Aspettando i progressi di Kalinic e l’esordio di Smalling: l’inglese, insieme ai giovani Cetin e Antonucci e all’infortunato Perotti, è l’unico giocatore di movimento della rosa a non essere stato ancora utilizzato. Oggi dovrebbe partire in treno con la squadra verso Bologna ma è destinato alla panchina. Possibile il rientro dal 1’ di Mancini che martedì scorso ha però accusato un fastidio al flessore (poi rientrato), Cetin bloccato dall’influenza. A destra si rivede Florenzi, in mediana Veretout mentre il quartetto offensivo dovrebbe essere composto dai «magnifici 4»: Zaniolo, Pellegrini, Mkhitaryan e Dzeko, con Kluivert pronto a subentrare. Per Fonseca squadra che vince si può cambiare comunque.

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