Ecco Maldini, per far finta di cambiare

Ecco Maldini, per far finta di cambiare

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Il Tempo (M.Ciccognani) -La montagna anche stavolta partorisce un topolino. E se è vero che in Federcalcio tutto cambia per non cambiare nulla, quello che lascia perplessi è la ricerca spasmodica da parte del sistema di figure di grande livello per salvare faccia e poltrona. E così, mentre inizia ufficialmente la corsa a Carlo Ancelotti quale nuovo ct azzurro al posto di Ventura, ecco che tornano ad affiorare ex giocatori con un grande passato ma che sembrano più figurine staccate dall’album Panini che non da un effettivo tentativo di dare una vera svolta partendo dal merito. Il cambiamento non ci sarà, intanto ecco che adesso spunta fuori il volto di Paolo Maldini da inserire non si sa bene in quale contesto all’interno della Figc. Un ritornello da balera che si ripete ogni qualvolta qualcuno finisce all’angolo e allora si rispolvera dall’album dei ricordi qualche elemento della mitologia calcistica italiana. Perché non possiamo dimenticare che prima dell’avvento di Ventura, allo stesso era stato accostato il ritorno di Marcello Lippi, il campione del mondo del 2006 che avrebbe dovuto essere assunto in qualità di dt. E lì poteva anche starci, con lo stesso Lippi d’accordo a rivestire il nuovo incarico, per poi imbufalirsi appena scoperto che non poteva entrare nella stanza dei bottoni per un palese conflitto di interessi con il figlio Davide, procuratore.

Norme federali che, evidentemente, in federazione avevano dimenticato di aver emanato. Roba da pazzi. Come quando provarono a mettere dentro Roberto Baggio che davanti al nulla e senza progetti, rigettò la proposta al mittente. E si va avanti, sempre con nomi eccellenti, in questi giorno si tirano fuori TottiDel Piero, magari convinti che qualcuno possa abboccare, lavarsi la faccia col nuovo che avanza e cambiare nulla. Perché alla fine solo quello conta. Abete e Prandelli almeno ci misero la faccia e se ne andarono seduta stante qualche minuto dopo la fine ingloriosa del mondiale brasiliano. Qui, mentre il pallone azzurro non rotola più e la figuraccia è mondiale, si continua a giocare. Ma con le figurine, con l’album dei ricordi, illudendo ancora la gente con una voglia di cambiamento che non c’è. Una poltrona, c’è solo una poltrona. E a quella restano attaccati.

 

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