Feeling, talenti, vittorie: Roma e il metodo Monchi

Feeling, talenti, vittorie: Roma e il metodo Monchi

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La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese – M.Cecchini) – Il «metodo Monchi» è innanzitutto cortesia. Facile, si potrebbe dire, quando si ha un’autobiografia in uscita (scritta da Daniel Pinilla, «Monchi: i segreti del re Mida del calcio mondiale», Fandango) e il Natale che incombe. Invece il calcio del Terzo Millennio a volte sa essere ruvido «a prescindere» – come direbbe Totò – e cosi il d.s. della Roma, intervistato da Paolo Condò, si è raccontato senza alterigia, nonostante il suo palmares al Siviglia sia invidiabile almeno quanto i suoi progetti.

STRUTTURA – «Il mio metodo – racconta Monchi – ha due punti importanti: il lavoro e il rapporto diretto con i giocatori e l’allenatore. Questa è la mia forza. Sono sicuro che ci sono tanti d.s. più bravi a scovare i giocatori, ma io sono più concentrato nel rapporto diretto con lo spogliatoio. Nella struttura societaria, il d.s. è sopra tutti, ma io sono uno che vive la quotidianità allo stesso livello di giocatori, tecnico e magazzinieri. La Roma aveva già grandi giocatori prima del mio arrivo. Sono fortunato ad essere arrivato in un club che prima di me ha avuto Walter Sabatini, uno dei migliori d.s. italiani. Le scelte? È fondamentale guardare i giocatori dal vivo. Per questo bisogna avere tanti osservatori. A Siviglia ne avevamo 16, a Roma 10 ma li vogliamo aumentare».

LUI E DI FRANCESCO – Dribblata la nostalgia per Paredes («Talvolta un d.s. deve fare quello di cui la società ha bisogno. Leandro sta facendo un percorso importante, ma voleva giocare sempre e avrebbe avuto molta concorrenza»), Monchi parla di Di Francesco: «Dopo il primo incontro con lui, ero convinto fosse l’allenatore perfetto per il nostro progetto. Rinnovo? Abbiamo fatto una scelta importante. Non c’è miglior contratto della fiducia. La cosa che conta è il rapporto che abbiamo con lui». Ciò non toglie che, prima di esaltare lo straordinario momento della Roma, il d.s. voglia prendere ancora tempo: «Dopo Verona avrò le idee più chiare. Se vincessimo contro il Chievo, sarei ancora più felice della vittoria col Qarabag. Sarà uno step importante per la crescita della società. Può essere il momento più importante del campionato. Quello che abbiamo fatto in Champions è bellissimo, ma non possiamo fermarci. Per noi è la prova del nove».

TOTTI E I RINNOVI – Parlando di Totti, per il d.s. è il futuro: «Stiamo lavorando insieme e credo lui sia molto contento. Francesco mi porta molte cose di Roma e lui comincia a capire qualcosa che per lui è completamente nuovo». Cioè il lavoro dirigenziale, che Monchi sta esplicando anche con i rinnovi. «Nessuno è stato difficile. De RossiStrootmanNainggolanFazioManolasPerotti: tutti volevano restare. Florenzi? Non so fra quanto, ma il suo rinnovo è il mio obiettivo. Florenzi e la Roma devono continuare insieme per tanti anni». La chiusura è quasi un appello: «Ho un’idea del calcio italiano molto positiva, non parlatene male. Io da straniero penso che a livello di club le italiane stiano facendo bene, ma servono le seconde squadre». Chissà se sarà mai accontentato.

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