Florenzi & Ciro uomini Capitale

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IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) – La Lazio azzurra c’è, si chiama Immobile; la Roma pure c’è, e porta il nome di Florenzi. Entrambi erano qui un anno fa, al Meazza, nella malinconica serata contro la Svezia. Florenzi con Ventura ha avuto alti e bassi (colpa anche dell’infortunio, tornò proprio quella notte di San Siro dopo la lunga assenza), invece Immobile era un cocchetto del vecchio ct, ma ct Mancio la maglia gliela fa sudare un po’ di più. Stasera tocca a lui, tra l’altro l’ultimo a fare gol in casa, 5 settembre 2017, Italia-Israele a Reggio Emilia. Ciro è il vice cannoniere del gruppo con sette gol, a otto c’è Chiellini («Spero di non esserlo più», le parole di Giorgione, come a dire: ci si svegli là davanti). L’Italia segna poco, gli attaccanti pochissimo. Immobile, che nella Lazio continua a essere bomber, qui era finito in ballottaggio con Berardi (escluso nell’ultima in Polonia), ma pare l’abbia spuntata lui stavolta. Ciro centravanti, il fraterno amico Insigne a sinistra e Chiesa a destra, ecco il tridente (Im)mobile.
DERBY DELL’AMICIZIA – E l’altro amico Florenzi? Più basso. Da terzino, ruolo che solo ora gli piace da matti. E oggi, Ale non potrà che ringraziare Garcia se è diventato l’esterno basso titolare dell’Italia. Rudi lo ha creato (facendo di lui un attaccante esterno) e lo ha distrutto (abbassandolo a difensore esterno). Maicon era ormai sparito dai radar, quindi Garcia ha pensato al suo Ale tuttofare, quello che risolve problemi, come Wolf. Florenzi all’epoca era da convincere, si divertiva di più a fare l’attaccante. E non nascondeva che quel nuovo ruolo, e quel suo essere disponibile a giocare di qua e di là, rischiava di compromettergli il futuro in Nazionale. Conte, il ct di quell’epoca, giocava con la difesa a tre, Ale faceva il quinto o la mezz’ala: ha tenuto duro, ha continuato ad adattarsi e a risolvere problemi. Ora qui, ora lì, domani dillà. Fino a quando ha capito, o ha dovuto capire, che per fare il titolare nella Roma, doveva immolarsi definitivamente nel ruolo di terzino: Bruno Peres non è mai stato un suo avversario, Santon quest’anno un po’ lo sta diventando, per adesso Karsdorp è solo un compagno di Trigoria. Alla fine, sbirciando bene la situazione, è arrivato il coming out: «Preferisco giocare terzino». Il paradosso è che ora Florenzi è l’esterno basso titolare della Nazionale, nella Roma lo un po’ meno (ha giocato alto a destra e certe volte Di Francesco lo alterna a Santon), perché perennemente vittima della sua duttilità, cioè quel saper fare tutto e pensare di non saper fare niente bene. Florenzi stasera a San Siro sarà il terzino nella Nazionale di Mancini (poi saluterà a tornerà a Trigoria), lo scorso anno, contro la Svezia, Ventura lo ha schierato mezz’ala sinistra, ennesimo ruolo da lui conosciuto in carriera. Tra un anno, chissà. In fondo se sei Wolf devi risolvere problemi. Ovunque.

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