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FOCUS CGR – Defrel, un francese emiliano da dribblomane a prototipo di attaccante moderno (VIDEO)

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La parabola calcistica di Andrè Gregoire Defrel parte dalla Francia, sua terra natia, in particolare da Meudon – borgo transalpino nella zona sud-ovest di Parigi.

La crescita di questo ragazzo è stata realmente esponenziale, se si considera che fino a alla soglia dei 17 anni, Defrel giocava a calcio quasi per puro divertimento, militando in formazioni delle serie minori francesi. A Châtillon si dilettava a giocare a pallone tra gli amici e lì ha imparato l’arte del dribbling: saltava uomini a ripetizione partendo dall’esterno e l’anarchia del suo gioco rispecchiava la sfrontatezza e la volubilità del suo carattere.

Cronache d’oltralpe raccontano che all’età di diociottanni venne avvicinato da un procuratore italiano di origini senegalesi, che gli propose un provino in Italia. Il suo allenatore a Châtillon – tal Seraphin Pucetti – in una vecchia intervista a Soo Foot descrive così il “primo” Defrel: “Non ha mai davvero cercato di alzare il suo status calcistico: credeva di essere un buon giocatore, ma nulla di più. Grégoire era uno di quelli che non si sforzava troppo per mettersi a disposizione della squadra. Dribblava, dribblava, dribblava, e alla fine poteva capitare che perdesse il pallone. Cioè, alle volte magari non succedeva. Però io, come allenatore, dovevo dire “Ma quando la dai?”. Una volta arrivato all’Under 19, ci rendemmo conto subito che avevamo a che fare un calciatore di livello più alto. Solo che si stancava troppo presto: colpa dell’asma, aveva sempre con lui del Ventolin”. Insomma il Parma scommise su di lui e lo portò in Italia, consapevole di aver preso un talento ancora inespresso.

GIROVAGO D’EMILIA – Dopo l’esordio in A con il Parma all’età di vent’anni e una parentesi a Foggia con 4 reti in 23 partite di Lega Pro, è il Cesena ad acquistarlo in comproprietà e a lanciarlo definitivamente nel calcio professionistico. Merito soprattutto di Pierpaolo Bisoli che lo plasma da attaccante esterno e poi da seconda punta, capace di rientrare da destra verso il centro per dare sfogo al suo potente mancino. Mimmo Di Carlo, suo allenatore nella fase finale della sua esperienza a Cesena disse di lui in conferenza stampa: “Possiede lo scatto bruciante di Cuadrado e la tecnica di Robben”. 110 presenze in tre stagioni tra A e B con la maglia bianconera e 16 gol, che lo portano a fare un ulteriore salto di qualità: di lui infatti si innamora calcisticamente Eusebio Di Francesco che lo porta al Sassuolo.

Il patron neroverde Squinzi sborsa per Defrel 7 milioni di euro, ma l’investimento appare subito azzeccato, perchè Di Francesco completa il ragazzo sul piano tecnico-tattico, trasformandolo in centravanti moderno e atipico, capace di attaccare la profondità ma all’occorrenza in grado di giocare di sponda con i compagni, permettendo alla difesa di tenere alto il baricentro della squadra. Interessante in questo senso il dato dei tiri in porta di Defrel: da esterno all’inizio della sua esperienza italiana calciava verso la porta tra le 7 e le 10 volte di media, successivamente dalle 50 alle 70. La sua singolare esultanza – il gesto di sparare con il volto semicoperto – sfoggiata per la prima volta a Genova contro il Grifone alcuni anni fa, fece molto scalpore ma in parte ne descrive il carattere “esplosivo”. Defrel dichiarò che fsse un saluto agli amici d’infanzia che giocavano ai banditi da bambini nelle banlieu parigine.

Con il Sassuolo Defrel realizza 18 gol in 58 partite, segnandone 4 in Europa League in questa stagione e attirando su di se le attenzioni dei migliori club italiani e europei. In un’intervista di qualche tempo fa Defrel dichiarò: “Ti chiedi: “perché sto facendo tutto questo?”. Un sacco di movimento senza palla, un’infinità di esercitazioni tattiche. Tu dici a te stesso che tutto questo lavoro è inutile, poi nel corso del tempo ti rendi conto che riesci a riprodurre inconsciamente i modelli che hai provato durante la settimana. E capisci quanto sia importante”, per sottolineare quanto sia stato importante per questo attaccante francese il percorso d’apprendimento iniziato con Bisoli, proseguito con Di Carlo – che lo spostò più verso il centro dell’attacco – e perfezionato da Di Francesco.

 

 

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