Il personaggio: Aleksandar Kolarov, l’arma in più in serbo per la Roma

Il personaggio: Aleksandar Kolarov, l’arma in più in serbo per la Roma

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FOCUS CGR – “Il mio obiettivo è sempre lo stesso: vincere. Sono molto felice di essere qui e darò il 100% e anche di più per la Roma”. Parole e musica di Aleksandar Kolarov, che il 22 luglio diventa ufficialmente un calciatore giallorosso.

PASSATO SBIADITO. Dopo sette anni nel Manchester City con 247 presenze, 21 gol e 37 assist, il terzino serbo decide in estate di trasferirsi alla Roma per continuare al top e da protagonista la sua carriera. Acquisto intelligente, un’occasione, un calciatore del genere farà solo bene alla causa giallorossa… Si, ma anche no.

C’è un però che, per qualcuno, vale più dei numeri e della costanza di rendimento mostrata oltremanica e in Europa. Quel però che ha la maglia biancoceleste dei rivali dell’altra sponda del Tevere. Perchè nella storia calcistica di Kolarov ci sono le tre stagioni a Formello che non riescono proprio ad essere digerite da una parte della tifoseria, scatenata, tramite i social, nel bocciare con fermezza l’arrivo a Trigoria del difensore, consigliando al ds Monchi di “Non prendere quel laziale di Kolarov, eviterei casini all’interno della tifoseria”. Provando anche a non pensarci proprio: “Non accettiamo laziali nella Roma. Kolarov non sarà mai acquistato”, ma anche con pochi giri di parole “Avete rotto le palle per anni a Sabatini sul fatto che fosse laziale. Ora arriva Kolarov e siete felici? Riprendetevi”, “Sono contrario all’acquisto di gente che ha frequentato Formello”, “Non si può dire che Kolarov sia scarso, ma un ex laziale alla Roma non lo voglio”, “Ci siamo ridotti a pagare la pensione ai laziali”. Ma, nella sua prima esperienza italiana, Kolarov ebbe modo di esprimersi così su quanto accadde durante quel Lazio-Inter del 2010, gara nella quale i sostenitori laziali tifarono contro la propria squadra pur di non vedere la Roma vincere lo Scudetto: “Non avevo mai assistito a nulla di simile. Invece di essere dalla nostra parte, la stragrande maggioranza dei tifosi della Lazio ci urlava di non giocare. Non è più passione, è una malattia. Non riesco a capire come qualcuno preferisca danneggiare gli altri”.

OLTRE LE PAROLE, I FATTI. In questa prima parte di avventura romanista, Kolarov si sta rivelando uno dei migliori acquisti dell’era americana, anche in relazione ai soli 5 milioni spesi da Monchi per strapparlo alla squadra di Guardiola. Praticamente un pilastro per Di Francesco, che a lui ha rinunciato in una sola occasione, ha collezionato 19 presenze tra campionato e coppa, segnando 3 reti e confezionando già 8 assist per un totale di 1.679 minuti giocati ed è stato inserito nella top11 della prima fase della Champions League. Regista occulto della squadra, un leader vero capace di supportare i compagni ma anche di alzare la voce quando le cose non vanno come dovrebbero. Già nella prima uscita stagionale fa capire quale potrà essere il suo apporto, sbloccando e decidendo con un calcio di punizione la gara con l’Atalanta che sarà solo il primo passo del lungo cammino che la truppa romanista sta intraprendendo, fresca vincitrice del Gruppo C di Champions davanti a Chelsea e Atletico Madrid. Altri 3 punti arrivano da una sua punizione a Torino e a Londra da il la alla riscossa con un’azione personale che distrugge la difesa “blues” e una delle reti dello Stamford Bridge.

Con il rientro dal lungo stop di Emerson Palmieri, Kolarov potrà riposare e tirare un po’ il fiato, anche se lui sembra non essere troppo felice all’idea di eventuali esclusioni. Ha fatto ricredere tutti sul suo passato, dimostrando coi fatti e con professionalità quanto disse al suo arrivo a Boston, con un’esultanza post vittoria nel derby che ha definitivamente fatto entrare nei cuori del popolo romanista questo campione venuto qui non certo in pensione, ma come valore aggiunto in un ruolo nel quale per troppi anni la Roma ha avuto una falla che ora sembra davvero essere stata colmata al meglio.

 

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