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FOCUS CGR – Numeri, retroscena, colpi last minute e obiettivi sfumati: il primo mercato giallorosso di Petrachi

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FOCUS CGR – Oltre 50 operazioni, un lavoro complicatissimo iniziato in ritardo rispetto ad altri operatori di mercato, alcuni casi spinosi che hanno accompagnato l’estate romanista, con lo spauracchio del Fair Play Finanziario visto il mancato ingresso in Champions League. Alle 22:00 di ieri sera, con l’ufficialità della cessione di Gonalons al Granada, si è chiusa la prima campagna trasferimenti guidata da Gianluca Petrachi. Un’attività condivisa con due storici collaboratori: Cavallo e Longo, arrivati dal Torino e con Morgan De Sanctis, che si è occupato della complessa situazione riguardante i giovani rientrati dai vari prestiti in giro per l’Italia e per l’Europa.

“Se potessi cambierei ancora di più la rosa, ma non so quanta possibilità ci sarà”. In occasione della conferenza di presentazione ufficiale, l’ex ds del Toro aveva chiarito quale fosse il suo primario intendimento: di fatto smantellare l’architrave Monchiana – al netto di dolorose cessioni per ottemperare alle perdite di bilancio effettuate prima del 30 giugno che hanno attinto ancora sulla base ‘Sabatiniana‘ – e cambiare marcia, consegnando a Paulo Fonseca calciatori funzionali al progetto tecnico. Arrivando in corsa Petrachi ha trovato vere e proprie macerie, ma alla lettura dei costi di determinate operazioni in uscita, c’è la concreta sensazione che nonostante mille difficoltà, il ds salentino sia riuscito a concretizzare buona parte dei suoi piani.

SPINAZZOLA IL PIU’ CARO, MKHITARYAN IL COLPO – Sono 10 i calciatori ingaggiati per la prima squadra:  Pau Lopez, Cetin, Spinazzola e Diawara a titolo definitivo,  Veretout e Mancini sono prestiti che si trasformano in acquisti obbligatori (con quello del francese già scattato al primo punto conquistato in campionato); Kalinic su cui è stata fissata un’opzione di riscatto e poi tre prestiti ‘secchi’: ZappacostaSmalling e Mkhitaryan sono prestiti «secchi». Operazioni che sono valse un totale netto di investimento pari a 104 milioni che con l’aggiunta dei bonus e dei relativi riscatti può toccare quota 136 milioni di euro (a cui andranno somati i soldi che Petrachi ha lasciato al Betis dal futuro riscatto di Sanabria da parte del Genoa, nell’ambito dell’affare Pau Lopez).

Spinazzola 29,5
Pau Lopez 23,5
Diawara 21
Mancini 2+13 (+8 bonus)
Veretout 1+16
Smalling 3
Cetin 3
Mkhitaryan 3
Kalinic 2 + 9
Zappacosta  /

MANOLAS TOP IN USCITA, NZONZI-SCHICK LE SPERANZE DI INCASSO FUTURO –  Sono stati invece 13 i calciatori di prima squadra a partire, più una marea di giovani ed ex Primavera (24 calciatori), da sommare al tormentato addio di Daniele De Rossi: salutano definitivamente ManolasEl ShaarawyMarcanoGersonLuca PellegriniDefrelPonceVerde e il portiere Romagnoli, via in prestito Karsdorp, OlsenNzonziSchickGonalons e Coric (questi ultimi tutti acquistati da Monchi). Operazioni che complessivamente hanno generato ricavi netti pari a 105,2 milioni, a cui poter già sommare alcuni riscatti obbligatori (Defrel e Gonalons) che portano la somma a 129,9 – compresi bonus – più i potenziali diritti di riscatto per Schick e Nzonzi – che potrebbero veramente dare enorme respiro alla prossima campagna acquisti per un totale complessivo di 44 milioni.

Manolas 36
Luca Pellegrini 22
El Shaarawy 16
Gerson 11,8
Marcano 3
Defrel 3 + 9 (+2 di bonus)
Coric 0,4 + 6 (dir risc)
Ponce 3 (+3 di bonus)
Gonalons 0 + (4 Obbligo di riscatto)
Schick 4 + 28 dir risc
Nzonzi / + 16 o 13 dir risc

Karsdorp e Olsen prestiti secchi

Capradossi, Cangiano, Romagnoli, Verde, D’Urso > 6 milioni

Manolas Napoli

RETROSCENA E RINNOVI – Petrachi ha condotto un mercato che probabilmente Walter Sabatini definirebbe ‘rissaiolo’. Tante le operazioni effettuate, enorme l’attenuante di una situazione complessiva delicatissima trovata con notevole ritardo per la querelle del distacco da Cairo e co. Certamente ci sono stati colpi di scena imprevedibili come ad esempio il rinnovo di Dzeko: il bosniaco, promesso sposo dell’Inter da marzo scorso, era stato salutato così da Petrachi a giugno: “Nessun giocatore può permettersi di prendere per il collo la Roma: Dzeko portasse il grano che chiediamo, altrimenti resta qui”. In quella sede il ds salentino aveva preannunciato il possibile arrivo di Higuain, che però non ha accettato di lasciare la Juve. Nelle segrete stanze di Trigoria riecheggiava una voce: “se cediamo Dzeko, porto un grande centravanti”. Poi si è tentata la carta ad effetto contattando Mauro Icardi, ma l’argentino non ha mai aperto definitivamente. Il rinnovo di Dzeko – oltre a quelli di Under e Zaniolo – sono stati i primi colpi di agosto a cui poi sono seguiti gli arrivi al fotofinish di Smalling, Mkhitaryan e Kalinic. Giocatori d’esperienza che danno un’immagine complessiva diversa ad un mercato fino a 10 giorni fa decisamente incompleto. La partenza del mercato è stata incoraggiante, nonostante le critiche dovute agli affari Diawara e Spinazzola, valutati più di quanto realmente valgono (al pari di Manolas e Pellegrini) per ottemperare alle esigenze di bilancio legate alle plusvalenze.

Il vero nodo è stato il difensore centrale: la Roma aveva individuato in Bartra e Alderweireld il sostituto del greco finito a Napoli. Sul belga la collaborazione di Baldini non ha portato ad ottenere il via libera del Tottenham, nonostante l’ex Atletico abbia il contratto in scadenza nel giugno prossimo; sullo spagnolo Petrachi, tramite alcuni intermediari, era riuscito dopo due settimane di complicato lavoro a convincere il Betis: operazione da 18-20 milioni di euro, che non è stata però formalizzata per via di alcuni dubbi dello staff tecnico sulla capacità di Bartra di reggere alle pressioni della piazza romana. La seconda fase della delicata ricerca del centrale ha visto come protagonisti Lovren e Rugani: il primo scartato per alcune perplessità fisiche e per l’obbligo di riscatto richiesto dal Liverpool; il secondo ha atteso invano fino all’ultimo di raggiungere la capitale, ma Petrachi al momento di firmare gli accordi con la Juve ha lasciato il tavolo delle trattative. Avrebbe perso Celar e soprattutto Riccardi. Probabile che la reazione della piazza, estremamente negativa su questa operazione e la valutazione enorme data a Rugani, abbiano spinto il ds a fermarsi. Nei discorsi con la Juve, Petrachi ha chiesto informazioni anche su Emre Can e Mandzukic, ma gli ingaggi enormi di questi due calciatori oltre all’obbligo di pagare Rugani 40 milioni complessivi, hanno frenato l’idea sul nascere. Altro curioso retroscena riguarda il terzino destro: c’è stato un momento del mercato in cui Florenzi poteva partire. L’agente Lucci ha sondato il mercato internazionale per trovare eventuali offerte, ma Fonseca – dopo 10 giorni di lavoro a Trigoria – ha blindato il capitano della Roma. Da qui la necessità di cedere Karsdorp e Santon (poi rimasto) con il ballottaggio Hysaj-Zappacosta, vinto dall’esterno azzurro arrivato in prestito secco.

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