Giù le mani da Monchi

Giù le mani da Monchi

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IL TEMPO (A. AUSTINI) – Una sedia che scotta. Da sempre. Fare il direttore sportivo della Roma è un lavoro ben retribuito ma pesante, giudicato quotidianamente da centinaia di migliaia di persone che si basano, ovviamente, sui risultati del momento o sulla riuscita o meno di una trattativa. Se poi ti azzardi a vendere a qualcuno, l’inferno. Perchè a Roma cedere un calciatore importante è vissuto come un oltraggio. Così è facile passare dall’esaltazione alla lapidazione (virtuale, ci mancherebbe) nel giro di pochi mesi.

Prendiamo il caso di Monchi, la figura che al momento catalizza le critiche più feroci dei romanisti. Quando Pallotta lo ha chiamato al posto di Sabatini si sono sprecati gli elogi: ha into 9 trofei a Siviglia, è un fenomeno, ha inventato un metodo, ed è chiaro che con lui, finalmente, si porterà a casa qualche coppa. Accolto come un Re Mida, tutto sommato “perdonato” per le critiche di Salah, Ruediger e Paredes necessarie per esigenze di bilancio, l’indice di gradimento per il dirigente spagnolo ha poi fluttuato a seconda dei momenti della sua prima stagione a Trigoria, tra forti dubbi a cavallo di dicembre-gennaio e un nuovo rifornimento di fiducia grazie all’impresa storica della semifinale di Champions.

Ricomincia il mercato e tutto si ribalta. Ma come vende Nainggolan all’Inter? Ma come, non trattiene Alisson? Ma come, cede anche Strootman a mercato chiuso. Apriti cielo. E chissene importa dei motivi, diversi per ogni caso, che lo hanno portato a sbarazzarsi di tre pilastri di una squadra che Monchi aveva deciso, da mesi, di rivoluzionare a prescindere perché convinto che abbia dato il massimo possibile.

La Roma vende per ricomprare, rispettare le regole sui bilanci e cercare al tempo stesso di essere sempre più forte.Un concetto che nessuno ha mai compreso, nonostante i risultati dal 2013 in poi diano ragione a questa strategia. O quantomeno non la smentiscono. Nainggolan è stato venduto perché nessuno in società sopportava più i suoi eccessi, con la convinzione che la vita sregolata stia ormai condizionando in negativo anche il rendimento in campo. Alisson ha subito fatto capire di non voler rinunciare alle offerte ultramilionarie ricevute e aspettava solo che la Roma si accordasse con una tra Real, Liverpool e Chelsea per partire. Monchi era liberissimo di tenerlo e opporsi, ma ha deciso che la cosa migliore per la società fosse realizzare la mega plusvalenza e cercarsi un altro portiere. Una scelta discutibile, ma sempre una scelta. E Strootman, a sorpresa, dopo la prima giornata di campionato ha detto chiaramente ai dirigenti di voler provare la nuova avventura a Marsiglia: contando il numero di centrocampisti in rosa, s’è deciso di accontentare anche lui, togliere un potenziale problema all’allenatore e incassare una cifra importante. Il bilancio? Una tragedia nell’immaginario comune.

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