Graziani: “Vorrei tornare indietro per ritirare quel rigore”

Graziani: “Vorrei tornare indietro per ritirare quel rigore”

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Francesco_Graziani_1Il 30 maggio nella storia della Roma è una data tutt’altro che felice. Dalla finale di Coppa Campioni persa nel 1984 contro il Liverpool alla scomparsa qualche anno dopo del capitano Agostino Di Bartolomei. Il portale romanews ha contattato Ciccio Graziani, uno dei protagonisti di quella finale e compagno di Ago, per rivivere quei tristi momenti.

Il 30 maggio si avvicina ed il pensiero va a quella finale di Coppa dei Campioni persa nel 1984 contro il Liverpool. Che ricordi ha di quella ‘drammatica’ notte di 30 anni fa?
“I ricordi sono belli per certi aspetti, perché dopo una cavalcata lunga un anno ti qualifichi per la finale, ma ti accorgi che c’è da fare l’ultimo passo, quello importante, che ti può dare tanta gloria o tanto amarezza. Le sensazioni, però, sono contrastanti, perché ci sono anche tanti lati negativi. La parte finale è la più brutta, perché purtroppo non hai conquistato un trofeo così prestigioso. Io poi mi sento doppiamente responsabile, essendo uno dei due che ha sbagliato il rigore: mi sento ancora più in difficoltà nei confronti dei compagni, dei tifosi e della società. Questo, però, è lo sport, che regala momenti belli e meno belli. E’ chiaro che prevale la tristezza, non tanto per quello che è stato l’anno in generale, ma per l’atto finale che è la parte peggiore.”

Quante volte le capita di ripensare a quel rigore sbagliato?
“Ci penso tantissime volte e se avessi la bacchetta magica tornerei a quel momento per batterlo in modo diverso, sono sicuro che la metterei dentro. Questo, però, è il campo del se e del ma, purtroppo non potrà mai più accadere.”

C’era la consapevolezza di avere la vittoria della Coppa dei Campioni a portata di mano?
“Pensavamo tutti di avercela fatta. Oltretutto giocavamo in casa ed il pubblico era tutto nostro, una forza in più per noi. Eravamo, però, preoccupati per alcuni giocatori che recuperavano da infortuni: Maldera era squalificato e Falcao non giocava da un mese e mezzo per un problema al ginocchio, senza contare Pruzzo che ha dovuto lasciare il campo dopo il primo tempo per problemi intestinali e Cerezo che è uscito per i crampi. La stragrande maggioranza del gruppo aveva la consapevolezza che quella coppa l’avremmo portata a casa, senza lasciarla andare via così.”

Il 30 maggio ricorre anche la scomparsa di Agostino Di Bartolomei. Lei che ricordo ha di questo straordinario campione?
“Con Agostino ho vissuto momenti belli, ma anche qualche discussione. Una volta in un Roma-Milan ci siamo spintonati e presi anche a male parole. La morte di Agostino ci ha dato un grande dispiacere perché non ce lo aspettavamo, specialmente in quel modo lì. Nessuno aveva avuto segnali così negativi. Se avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa ci saremmo fatti tutti in quattro per aiutarlo. Il dispiacere deriva anche dal fatto che non abbiamo mai avuto sentori di queste situazioni così gravi. Quella morte in quel modo è stata da lezione per tutti, forse non siamo stati attenti e vigili, ma lui non ci ha mai fatto capire nulla. Sarebbe bastata una telefonata per chiarire tutte le cose, ma non c’è stato modo.”

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