Il Baku (Virtuale) della Roma

Il Baku (Virtuale) della Roma

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“Poche storie, contava solo vincere” il costante refrain dialettico di Eusebio Di Francesco, espresso nella pancia dell’Olimpic Stadium di Baku ai microfoni di chi in maniera, quanto meno ingenerosa, dopo un successo in Champions (che mancava in trasferta da ben 7 anni!), ha avuto l’ardore di chiedere se fosse più grande il sentimento di soddisfazione per la vittoria o il rammarico e la frustrazione per la prestazione offerta. Il rammarico per la prestazione? La frustrazione? La Roma certamente non ha giocato la miglior partita della sua stagione ieri sera a Baku, ma per quale motivo una squadra che su sette gare stagionali, ne vince 5, ne pareggia una in casa contro l’Atletico Madrid e ne perde una sola, in maniera decisamente immeritata contro l’Inter, dovrebbe essere rammaricata o addirittura frustrata? Misteri della fede o meglio, del modus pensandi sulle questioni di Roma.

REALTA’ DISTORTA – I dati statistici del match tra Qarabag e Roma, dimostrano in maniera incontrovertibile che, nonostante alcuni errori di misura in fase offensiva e in fase di disimpegno (su tutti Gonalons in occasione del gol degli azeri) la Roma ha meritato ampiamente il successo: 16 tiri verso la porta avversaria (85 nelle ultime 4 partite), 9 verso lo specchio contro 1 solo del Qarabag – il gol di Henrique – 75% di precisione contro il 14%; 59% di possesso palla e 69% di contrasti aerei vinti, 9 angoli contro 4. Numeri che sottolineano il prosieguo di un percorso tecnico quantomeno virtuoso nello sviluppo del gioco, nella produzione offensiva e anche nella capacità di non subire un numero eccessivo di occasioni da gol. Qualunque squadra firmerebbe per stare sul doppio vantaggio dopo appena 15 minuti. La Roma in questa stagione ha realizzato 11 gol su 14 totali nei primi tempi, la maggior parte dei quali nei primi trenta minuti a dimostrazione della capacità psicologica della squadra, di non sbagliare mai l’approccio alla gara.

AMBIZIONE E PRETESA – E’ innegabile che, analizzando i 90 minuti di Baku, ci siano stati degli errori da non commettere più, soprattutto in una competizione come la Champions che non lascia scampo contro avversari decisamente superiori al Qarabag. Rispetto ad un inizio importante, la Roma ieri ha probabilmente sbagliato dal punto di vista mentale la scelta di provare a gestire con calma un risultato ancora parziale. Ma il clima sulla squadra di Eusebio Di Francesco, a livello di giudizi, analisi e commenti, soprattutto alimentato dalla “bulimia da social”, anche dopo un inizio di stagione incoraggiante sul piano dei risultati e del gioco espresso, manifesta un sentore di costante e serpeggiante insoddisfazione, difficile da comprendere. Se la Roma vince soffrendo all’esordio a Bergamo, la vittoria viene definita dai più come “vergognosa e immeritata”; se la Roma successivamente vince dominando compagini come Udinese, Benevento e Verona, si parla di “avversarie scarse, allenamenti o poco più”; se la Roma vince in Champions, in trasferta, portandosi sul 2-0 e poi faticando a chiudere il match si definisce tale risultato una vittoria da “Rometta”. Ma l’equilibrio dov’è? Si esulta ancora per le vittorie della Roma oppure è più importante correre alle tastiere per esprimere giudizi ad effetto, spesso sprezzanti su tutto e tutti? La sensazione è che si confonda la giusta ambizione di diventare grandi propria di qualsiasi tifoseria, con l’illogica pretesa di esserlo subito, dopo appena un mese di stagione.

La dimensione della realtà, non quella del virtuale, racconta di una squadra ancora costruenda, con pregi da esaltare e vizi da correggere, che ha cambiato allenatore, 7 giocatori, direttore sportivo e volente o nolente è stata nuovamente ristrutturata. Quando si parla di “nuovo percorso” di “nuovo inizio” non si cercano alibi o giustificazioni, ma premesse doverose e oggettive dalle quali partire per analizzare in maniera onesta l’andamento della Roma.

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