Il caso Florenzi: da “bello di nonna” a “trenta denari”

Il caso Florenzi: da “bello di nonna” a “trenta denari”

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Se pensate che il tempo passi in fretta e sappia ferire come un nemico, non cercate consolazione in Alessandro Florenzi. Volendo, il jolly della Nazionale potrebbe spiegarvi come si fa a passare da «bello de nonna» – ed erede incontrastato di Totti e De Rossi – a «trenta denari», come gli hanno cantato due giorni fa gli ultrà della Roma, che in soprammercato hanno gorgheggiato: «Levati la fascia».

Domanda: perché tutto questo? Il 14 settembre 2014 l’abbraccio a Nonna Aurora dopo il gol al Cagliari (con scalata della tribuna) fece il giro del mondo. Dopo la simpatia collettiva, la gloria. Ovvero il gol al Barcellona da centrocampo, segnato il 16 settembre 2015. Pausa. I «florenzologi» di Trigoria raccontano che forse questa è stata la data che avrebbe provocato una (presunta) mutazione. Come scrive la Gazzetta dello Sport, una sorta di linea d’ombra che avrebbe separato il ragazzo umile che era stato dal calciatore ambizioso che è diventato.  Il resto è storia recente. Prima la «via crucis» del doppio infortunio, quindi – nel gennaio scorso – i problemi con gli ultrà per non essere andato, da capitano, sotto la Sud dopo la partita persa in casa con la Samp (doveroso: rischiava la squalifica) e infine la dura trattativa per il rinnovo, tanto lunga che Monchi non ha escluso l’addio. Morale: fra torti e ragioni, la classe resta e l’amore passa. Ma se la prima non s’impara, per ravvivare la seconda c’è sempre tempo. Almeno si spera.

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