Il caso Tor di Valle: “Pagavamo i politici e non avevamo più...

Il caso Tor di Valle: “Pagavamo i politici e non avevamo più soldi da dare ai dipendenti”

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IL MESSAGGERO (M. ALLEGRI / S. MENAFRA) – I finanziamenti ai politici di ogni schieramento, mentre in Eurnova «non avevamo nemmeno i soldi per pagare gli stipendi». La contabilità parallela, dedicata alle dazioni destinate a ingraziarsi i potenti. Lo racconta ai pm la storica segretaria di Luca Parnasi, il patron dello Stadio della Roma a Tor di Valle finito in carcere insieme ai suoi collaboratori per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Ma dai verbali dei giorni scorsi emerge molto altro. Il ruolo di spicco di Luca Lanzalone, l’avvocato vicino ai vertici del M5S approdato Roma per assistere Virginia Raggi nell’affaire «Stadio» e diventato ben presto il sindaco-ombra della Capitale. Tanto che la prima cittadina decide di continuare ad avvalersi dei suoi servigi nonostante i due pareri contrari dell’avvocatura.

IL VERBALE DELLA SEGRETARIA La prima a presentarsi davanti ai pm è Elisa Melegari, segretaria di Parnasi. È l’assistente personale dell’imprenditore dal 2015 e fornisce i dettagli sui pagamenti alla politica: «Sin dai tempi i cui lavoravo in Parsitalia il gruppo usava operare delle erogazioni liberali in favore di politici». La donna racconta che in azienda c’era un file dedicato, che conteneva la contabilità parallela: «Avevo i nominativi di tutti i beneficiari e l’importo era sempre lo stesso, ossia 4.500 euro», cifra a suo dire ottenuta da vari politici – «Ciocchetti, la Polverini» -, l’importo standard è presto spiegato: «L’elargizione, in tale misura, avrebbe potuto non essere dichiarata». Ma era solo la punta dell’iceberg: «Mi hanno detto che ci sarebbero stati altri pagamenti per importi più elevati… non ricordo l’importo del girofondi, forse si trattava di 150mila euro». I pagamenti più consistenti avvenivano attraverso la società Pentapigna, più difficilmente collegabile a Parnasi. Un vero e proprio canale alternativo su cui la procura sta avviando nuove verifiche. È a questo punto che la Melegari racconta di essersi lamentata: «Ho discusso più volte con Parnasi del fatto che molti soldi venissero spesi quando non avevamo soldi neanche per pagare i dipendenti o consulenti». E in effetti, spesso c’erano problemi con i bonifici, «Parnasi mi sollecitò a provvedere il prima possibile, come se subisse pressioni dalle persone che li dovevano ricevere». Parla poi dei rapporti con Claudio Santini – ex capo della segreteria del Mibact, indagato per corruzione – dice di avergli inviato «un bonifico da 25mila euro, forse la prima di due tranche», anche se «non ricordo di avere ricevuto relazioni di consulenza».

IL RUOLO DEL SINDACO Dopo la Melegari, davanti al procuratore Giuseppe Pignatone, al procuratore aggiunto Paolo Ielo e alla pm Barbara Zuin, è il turno della sindaca Virginia Raggi, del dg della Roma Mauro Baldissoni e del dg del Campidoglio Franco Giampaoletti. È il 16 giugno, la prima cittadina verrà riconvocata anche il giorno successivo. Il primo verbale ruota tutto intorno alla figura di Luca Lanzalone, l’ex presidente di Acea ai domiciliari per corruzione, accusato di avere ricevuto laute consulenze da Parnasi pur essendo un consulente di fatto del Comune, incaricato di occuparsi della questione «stadio». È arrivato «a dicembre 2016 o a gennaio 2017 – dice Raggi – sono stata io a chiedere a Fraccaro e Bonafede di potere parlare con lui … ho pensato di avvalermi di Lanzalone anche per avere il suo supporto come consulente nell’affrontare questioni giuridiche inerenti il percorso per l’approvazione dello stadio… ha iniziato a svolgere un ruolo di consulenza giuridica alla parte pubblica da me rappresentata ed interna al mio partito». Nel marzo dello scorso anno, la sindaca prova a regolarizzare quella posizione – «poiché la sua presenza era sempre più assidua, proposi di formalizzare l’accordo con un incarico di consulenza» – addirittura fu lo stesso Lanzalone a scrivere la bozza del suo incarico – «Mi inviò un documento che conteneva un conferimento incarico di consulenza anche per le partecipate» – e il documento venne girato all’avvocatura. La risposta fu negativa: «Non poteva essere conferito alcun tipo di incarico, perché era ormai un fatto noto che Lanzalone collaborava con noi». Nemmeno a titolo gratuito, perché «avrebbe comportato al Lanzalone un vantaggio competitivo nella sua attività professionale». Il problema è che prima dell’ingaggio del superconsulente non era mai stata fatta una selezione tra le figure professionali già presenti in Comune, una procedura che, in passato, era costata agi sindaci Ignazio Marino e Gianni Alemanno l’iscrizione sul registro degli indagati – poi archiviata – per abuso d’ufficio. Ed è qui che iniziano le anomalie: «Non avevo altre strade per formalizzare il contributo che Lanzalone stava dando al Comune, ma l’affiancamento è continuato, benché con minore intensità. Abbiamo ripreso più intensamente i nostri rapporti in occasione della sua nomina quale presidente di Acea… lo vedevo spesso in comune, passava ogni 10-15 giorni».

«NESSUNO PENSA A ROMA» Parnasi, il 4 marzo 2017, si lamenta sulla lungaggini burocratiche del mega-progetto Stadio. «Questi sono tutti figli di puttana alla fine! – tuona con i suoi collaboratori – e pensano al loro culo politico, non pensano a Roma, non frega un c…o nessuno, questa è la verità: di Roma non gliene frega un c…o nessuno». Si lamenta anche del comportamento del vicesindaco, Luca Bergamo: «Mi sono mangiato Bergamo e dobbiamo dire: signori si fa così ma il tono deve essere fermo e irremovibile».
A smentire la versione di un Lanzalone come figura marginale, il verbale di Franco Giampaoletti, da marzo 2017 dg del Campidoglio, è significativo. «A comunicarmi la volontà dell’amministrazione per conoscermi al fine della selezione è stato Lanzalone». Il dg dell’As Roma conferma che a guidare la delegazione del comune sullo stadio era proprio l’avvocato.

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