Il futuro della panchina: la Roma aspetta il sì di Antonio Conte

Il futuro della panchina: la Roma aspetta il sì di Antonio Conte

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(P.Torri – IlRomanista.Eu) – Antonio Conte. Da queste parti, si parla solo di lui. Con il passare dei giorni, sempre di più e sempre più forte, visto che questa città è popolata da migliaia di persone che sono convinte di avere la verità in tasca «perché c’ho un amico che è un amico di un amico del suocero di Conte». Ma al di là di certe goliardate che qui non si negano a nessuno, in questa vicenda a noi una certezza risulta: la Roma ci sta provando sul serio a portare il tecnico pugliese a Trigoria. Da qui a riuscirci, è tutta un’altra storia, considerando la fila di corteggiatori che bussano a casa Conte, l’incertezza su che Roma si potrà costruire nella prossima stagione non sapendo ancora se sarà Champions o no, l’impegno economico, a tutto tondo, che si porta dietro l’idea di prendere un allenatore di primissima fascia come Antonio Conte. Eppure le possibilità che si concretizzi l’operazione non sono più così vicine allo zero come lo erano nel momento che è maturata l’idea di provare a prendere l’ex commissario tecnico della nazionale italiana.

Ci sono club, importanti e pronti a offrire contratti principeschi. È ovvio che anche la Roma lo sappia, così come sa che nel corso delle ultime settimane, le potenziali panchine da Conte di numero sono parecchie diminuite. Al netto di clamorosi ripensamenti (Manchester United, Psg e Juventus soprattutto), di fatto due panchine contiane, Roma a parte, possono essere solo quelle di Inter e Bayern Monaco. A Milano, però, in tempi recentissimi, Beppe Marotta ha confermato Spalletti, supportando le sue parole con chiari riferimenti al fair play finanziario che potrebbe essere violato nel caso di licenziamento del pelato di Certaldo (due anni di contratto e una schiera di collaboratori per una spesa di quasi trenta milioni) e conseguente ingaggio di Conte (non meno di venti milioni all’anno). Situazione ancora da definire a Monaco di Baviera dove peraltro i bavaresi sembrano avviati all’ennesimo scudetto. Tutto questo può lasciare spazio alla Roma che si è inserita per provare a concretizzare quello che fino a qualche settimana fa sembrava solo un sogno irrealizzabile. È la dirigenza romana, in particolare il Ceo Fienga, quella maggiormente convinta della possibilità di andare a dama. C’è stato già più di qualche contatto con Conte, ma a noi non risulta nessun incontro londinese con Franco Baldini che, peraltro, da quello che si sa, sarebbe dell’opinione di prendere piuttosto Maurizio Sarri. All’inizio la Roma non pensava di trovare neppure la disponibilità del tecnico, ma quando ha percepito che si poteva trattare, ha proseguito nella sua opera di corteggiamento avendo sempre risposte di apertura. E allora si continua.

La classica controindicazione che si fa per l’evenuale ingaggio di Conte da parte della Roma, è quella legata alla questione stipendio. Il tecnico ormai viaggia su cifre da primissimo della classe. E questo come lo sa tutto il mondo, lo sa bene anche la società giallorossa che non ci avrebbe neppure provato se non fosse dell’idea di poter garantire al tecnico una cifra tra gli otto e i dieci milioni di euro. Sulla questione ingaggio, peraltro, in questi ultimi giorni sono anche uscite indiscrezioni sulla presunta offerta economica che la Roma avrebbe fatto al tecnico pugliese. Ovvero quasi dieci milioni netti l’anno per tre stagioni. Non vogliamo fare i professori, ma a noi risulta con più che ragionevole certezza, che la Roma con Conte non ha ancora mai parlato di soldi. Zero. E la ragione è che la società sta aspettando una risposta sul progetto tecnico che la Roma ha proposto al tecnico. Cioè quel progetto che lo stesso Conte ha detto essere alla base di quella che sarà la sua decisione. Un progetto che è indipendente dalla qualificazione alla prossima Champions. Perché Conte ha fatto capire che l’Europa che conta non sarà una discriminante. Del resto fece così alla Juventus e poi quando disse sì al Chelsea. Alla Roma ora non resta che aspettare. E sperare.

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