Il no della Cassazione: Parnasi resta in carcere. I legali: «Va interrogato»

Il no della Cassazione: Parnasi resta in carcere. I legali: «Va interrogato»

SHARE

IL MESSAGGERO (V. ERRANTE) – Un nuovo interrogatorio per Luca Parnasi. Dopo la decisione della Cassazione, che ieri notte ha rigettato il ricorso per l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare, gli avvocati dell’imprenditore arrestato lo scorso 12 giugno, con le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al traffico di influenze e alle false fatturazioni, non hanno altre carte da giocare. E così Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini chiederanno al pm Barbara Zuin di sentire di nuovo l’indagato principale dell’inchiesta sullo stadio di Tor di Valle. Un verbale che dovrebbe avere contenuti ben diversi dai due precedenti firmati da Parnasi, al termine di un interrogatorio di undici ore, che è stato ritenuto dal gip Maria Paola Tomaselli irrilevante ai fini dell’Indagine e non ha garantito al costruttore un’attenuazione della misura cautelare. Il rischio, per Parnasi è di rimanere in carcere fino alla scadenza dei termini di custodia, ossia altri cinque mesi. Anche se la procura sarebbe orientata verso un rito immediato cautelare, con la chiusura della prima tranche delle indagini. Oggi intanto il gip Maria Paola Tomaselli si pronuncerà sulle istanze di scarcerazione di Giulio Mangosi e Gian Luca Talone, i collaboratori del costruttore accusati di far parte dell’associazione a delinquere. Entrambi sono stati interrogati dal pm facendo alcune ammissioni sul contesto nel quale si trovavano a lavorare, esattamente come Luca Caporilli, al quale il gip ha già concesso i domiciliari.

IL RICORSO La Cassazione ha accolto la tesi del procuratore generale Perla Lori, che aveva chiesto la conferma della misura cautelare e l’inammissibilità del ricorso presentato dai legali dell’imprenditore. Piazza Cavour si è pronunciata solo sulla legittimità dell’ordinanza di custodia cautelare che ha disposto il carcere per Parnasi e i suoi dipendenti e i domiciliari, tra gli altri, per Luca Lanzalone, delegato dai vertici dei Cinquestelle (compreso l’attuale Guardasigilli Alfonso Bonafede) e poi dalla giunta Raggi a occuparsi del dossier stadio. La decisione non ha nulla a che vedere con l’interrogatorio fiume reso da Parnasi e bocciato dal gip. Nel ricorso gli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini lamentavano la carenza di motivazioni sulle esigenze cautelari. In particolare l’insussistenza di un’associazione a delinquere, individuata dai pm nell’accordo tra Parnasi e i suoi dipendenti. Per i legali non si tratterebbe di sodali ma di sottoposti. L’ipotesi di un nuovo interrogatorio sembra l’unica che possa consentire un alleggerimento della misura cautelare a carico di Parnasi. Ma il verbale dovrà fornire elementi per le indagini, visto che il gip, dopo le undici ore di interrogatorio, aveva concluso. Pernasi «ha reso dichiarazioni in maniera lucida e consapevole, limitandosi ad ammettere fatti inequivoci ed incontrovertibili». Ricostruzioni che non bastano ad allontanare il rischio di reiterazione dei reati o di inquinamento probatorio. Sull’avvocato plenipotenziario del Comune, Lanzalone, dice ancora il giudice, «ha confermato esclusivamente il concreto svolgimento da parte del pervenuto di funzioni di carattere pubblicistico».

L’INTERROGAZIONE Intanto è il Pd, primo firmatario Dario Parini, a presentare in Senato un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia Bonafede, per chiedere se, «al fine di tutelare il ruolo istituzionale che ricopre, non ritenga necessario chiarire, in tempi brevi, la natura dei suoi rapporti con l’avvocato Lanzalone» sulla vicenda della stadio della Roma.

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.