Il paradosso della giustizia sportiva italiana

Il paradosso della giustizia sportiva italiana

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Soccer: Serie A: Genoa-RomaPartiamo dal presupposto che ci sarà sempre chi criticherà l’operato di qualcun altro e viceversa. Non illudetevi che questo prima o poi finirà, ma non è purtroppo questo il problema di fondo. Il cuore centrale della questione è su che basi agisca la giustizia sportiva italiana.  E qui, mi dispiace se sembrerò presuntuoso, è oggettivo che qualcosa non vada. La squalifica di Rudi Garcia, come già successo per il caso Destro, farà inevitabilmente giurisprudenza in materia, e il modo in cui è stata condotta ha del paradossale. Squalifica inflitta al tecnico francese per aver tentato di tirare uno schiaffo a uno steward, almeno secondo la versione di quest’ultimo. Nel referto arbitrale? Non c’è traccia. I testimoni? Solo due steward (in una situazione così concitata forse sono pochi). La difesa di Garcia? Non conta affatto. La decisione del giudice sportivo Tosel arriva così, senza un vero processo, senza foto o video di alcun tipo, sentendo solamente una campana e fregandosene dell’altra. Se io domani vado dal giudice dicendo che un certo signor X mi ha rubato 100mila euro, senza dimostrare nulla e senza ascoltare la controparte, non sono così convinto che il tribunale mi dia quei soldi. Bene, la logica qui è la stessa. Fa parte dell’ordinamento giuridico italiano andare in fondo alle questione, accertare come sono andati i fatti, sentire sia la difesa che l’accusa, e solo dopo emettere una sentenza. Se verrà dimostrato che il signor Garcia è colpevole è assolutamente giusto punirlo, e due giornate sono addirittura poche. Ma fino ad allora sono tutti innocenti. Non facciamoci manipolare per favore dall’effetto mediatico che ha questo sport e ragioniamo come se nessuno, a parte i diretti interessati, venisse mai a sapere delle condanne del giudice. Perché a questo punto l’impressione che si ha è che tante situazioni nascano solo per fare spettacolo. Come ad esempio la squalifica prima assegnata e poi rimossa al tecnico della Juventus Massimiliano baldissoni 123Allegri. Premettendo che io non l’avrei comminata fin dall’inizio, ma cosa può essere cambiato in 24 ore per far cambiare parere  su questa decisione? I fatti “incriminati” son rimasti gli stessi, le considerazioni anche, il responso finale no. Forse è stato semplicemente un coup de théãtre. Quel che è sicuro è che la Roma non ha un bel rapporto con gli steward, come già successo allo Juventus Stadium. A proposito, ma quante di quelle persone che hanno infastidito (per usare un eufemismo) i giallorossi sono state realmente punite?
Un’altra questione che mi lascia perplesso e senza risposta, è con quali criteri vengono assegnate le ammende alla società. Come può, una società che su richiesta non presenta i propri tesserini di riconoscimento (di cui si è resa protagonista la stessa Roma), essere punita con un indennizzo più basso rispetto a un altro club che ha la sola colpa di avere qualche sostenitore idiota che butta in campo un paio di fumogeni? Infine chiudo con l’ultima (magari) ambiguità del nostro calcio. Perché inibire per 3 mesi il presidente blucerchiato Ferrero per aver definito Thohir un filippino (se avesse detto spagnolo sarebbe stato diverso?) e lasciare impuniti le battute infelici di Tavecchio sui mangia banane o di Lotito sul dg della Juventus Marotta? I misteri del nostro calcio, i misteri della nostra nazione.

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