Infortuni, errori ed esperimenti. La grigia Roma di Marassi

Infortuni, errori ed esperimenti. La grigia Roma di Marassi

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Foto Twitter Ufficiale Sampdoria

A BOTTA CALDA – 40 minuti e la Roma è costretta al secondo cambio a Marassi. Dopo l’ingresso di Pastore – schierato mediano per la prima volta in carriera – al posto di Cristante, entra anche Dzeko con mascherina e impossibilità di saltare di testa, al posto di Kalinic. Basterebbe questo doppio frame del match di Genova, per descrivere pienamente la crisi nera d’infortuni che ha colpito, nuovamente la Roma. Dopo i 60 stop (di cui il 90% muscolari) nella scorsa stagione, la squadra giallorossa ha ripreso con lo stesso trend, forse peggiore, vista la natura traumatica e i relativi mesi ai box di diversi importanti, effettivi.

FORZATE RIVOLUZIONI – La prima considerazione nasce, inevitabilmente, dalle assenze: se un allenatore che vuole giocare un calcio collettivo di qualità, imposta sin dall’estate un certo tipo di manovra, incentrata sulle caratteristiche di alcuni singoli (Pellegrini, Under, Perotti) con l’aggiunta di Mkhitaryan e gli stessi, per motivi diversi, vengono meno, alla lunga la tua qualità di gioco (o presunta tale) si ridimensiona tremendamente. Aggiunto a questo, le precarie condizioni di alcuni elementi – su tutti Florenzi schierato fuori ruolo da esterno offensivo – costretti a giocare a forza per l’assenza di ricambi all’altezza, genera un cortocircuito quasi inevitabile. “Siamo preoccupati dai tanti infortuni” ha dichiarato, con sincerità e umana comprensione, Veretout al termine del match contro la Samp. Ecco, c’è la netta sensazione che più di qualcuno giochi, inconsciamente, contratto per evitare di fermarsi. Non si forza quasi mai la giocata, non si tenta quasi mai lo spunto in profondità, la corsa lunga ad aggredire lo spazio. Chi dovrebbe farlo, per età e puerile istintività, stecca sistematicamente movimenti e rifiniture. E qui si entra in un’altra sfera, quella tecnica. Contro l’ultima in classifica, contro una Samp rimessa in piedi in pochi giorni da Ranieri con un banale 4-4-2, proiettato ad orientare il giro palla della Roma sugli esterni, Zaniolo e Kluivert sono chiamati a fare la differenza, senza scusanti. Al contrario, le prestazioni dei due 99′ della Roma, denotano pochezza emotiva, scarsa qualità offensiva e grande confusione tattica. A questo si aggiunga la sistematica incapacità di rifinire con precisione negli ultimi trenta metri le poche, pochissime, sortite offensive. Gioco facile per la difesa doriana, che fino ad oggi aveva incassato 16 reti in 7 match. 

PAULO, SERVE UN’INVENZIONE – Fonseca ora dovrà rivedere, nuovamente, la Roma, da una parte sul piano delle scelte (pochissime a disposizione per il match d’Europa League contro il Borussia Moenchengladbach) e dall’altra sul piano del sistema, perchè attualmente l’unico mediano a disposizione si chiama Jordan Veretout, che ha corso per tre a Genova. Curioso – e in parte riuscito – l’esperimento di Pastore mediano, a tratti unico effettivo giallorosso che in qualità di improvvisato regista, ha provato a insidiare la scarsa retroguardia avversaria con imbucate e lanci in profondità. ‘Quel Pastore’, che è stato considerato per tutta l’estate un esubero e che Fonseca, fortunatamente, ha provato a rigenerare. Già solo questo esemplifica la totale emergenza giallorossa.

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