La ‘diversità’ di un predestinato: Lorenzo Pellegrini

La ‘diversità’ di un predestinato: Lorenzo Pellegrini

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FOCUS CGR – Il 18 Marzo 2015, il mondo giallorosso – eccetto addetti ai lavori, parenti e curiosi della Primavera – si accorge ufficialmente della presenza nel settore giovanile di un ragazzo di grande talento. Lorenzo Pellegrini, gioca con la fascia da capitano al braccio, i quarti di finale di Youth League, a Rieti, contro il Manchester City di Vieira. I giallorossi dominano il match in lungo e in largo, passano in vantaggio al 61′ grazie alla rete sotto misura di Vestenicky, poi all’86’ un lampo squarcia il ‘Manlio Scopigno’. Pellegrini riceve palla da Di Mariano, si accentra da posizione defilata e scarica dai 30 metri un destro micidiale di mezzo esterno che si infila all’incrocio dei pali. E’ l’inizio (mediatico) di una grande storia, che quattro anni dopo vedrà l’attuale numero 7 al centro del progetto tecnico della prima squadra, con prospettive di crescita inimmaginabili.

(minuto 2.25 per il gol di Pellegrini)

Sempre nella stagione 14-15′, c’è un altro momento importante per Pellegrini che fa il suo esordio assoluto tra i grandi a Cesena. il 22 marzo 2015 per la precisione, a soli 18 anni, subentra al posto di Salih Uçan al 22′ del secondo tempo della gara poi vinta dalla Roma grazie ad una rete di Daniele De Rossi. Pellegrini comincia ad affacciarsi stabilmente in prima squadra, negli allenamenti diretti da Rudi Garcia che ne nota qualità e atteggiamento da calciatore futuribile. La società però ha altri piani e decide di sacrificarlo a giugno, cedendolo al Sassuolo per 1,5 milioni mantenendo però un’opzione di riacquisto pari a 10 milioni. A volerlo è Eusebio Di Francesco, suo mentore assoluto in questa prima fase di carriera. La linea verde della società emiliana calza a pennello sul talento romano, che diventa assoluto protagonista del Sassuolo: Debutto con la nuova maglia l’8 novembre 2015, nella partita di campionato vinta 1-0 contro il Carpi. Il primo gol in Serie A è datato poi 6 dicembre 2015 in Sampdoria-Sassuolo (1-3), contro la squadra guidata da Montella, che era stato suo allenatore nei Giovanissimi della Roma. Sliding doors continue per il talento giallorosso che non si ferma più: 54 presenze in neroverde, 11 gol e 8 assist. Ha soli 20 anni Pellegrini è uno dei centrocampisti più monitorati d’Europa, attirando su di sè lo sguardo di Juventus, Milan e diversi club esteri. Ma la Roma ne detiene formalmente ancora il controllo. Nel frattempo anche un altro tecnico se ne innamora: Gigi Di Biagio, ct dell’Under 21, lo convoca per due Europei consecutivi, consegnandogli le chiavi del centrocampo azzurro. Memorabile una rete in rovesciata contro la Danimarca nell’estate 2017, quella del ritorno alla Roma. 

 

Vincenzo Montella, Alberto De Rossi, Eusebio Di Francesco, Gigi Di Biagio e nuovamente Di Fra a Roma. Il tecnico pescarese riceve la pesante eredità dello Spalletti bis, smolecolato pubblicamente dalla faida con Totti, nonostante un record di punti (87) che non ha portato però il tanto agognato 4 Scudetto. Di Francesco fa poche richieste ma chiare al neo ds Monchi: “riportate a casa Lorenzo, è il campione del futuro”, con un ulteriore merito. Dopo una prima stagione d’ambientamento, vissuta alle spalle dello storico e affiatato trio composto da De Rossi, Strootman e Nainggolan, con un buon bottino di presenze e gol – il primo ufficiale con la Roma contro la Spal all’Olimpico sotto Curva Sud, altro segnale da predestinatoLorenzo Pellegrini cambia ruolo. Da mezzala, da classico numero 8 a trequartista, a regista offensivo, a numero 10 (non ancora ufficialmente designata, ma chissà in futuro). Il tutto accade, anche con un pizzico di casualità, in un derby casalingo: 29 settembre 2018, alla mezzora Javier Pastore si ferma per un problema muscolare al polpaccio. In panchina Di Francesco ha Cristante e Pellegrini. L’ex atalantino arriva da un anno e mezzo folgorante proprio nel ruolo di incursore alle spalle delle punte, ma Eusebio sceglie Pellegrini, come trequartista alle spalle di Dzeko nel ‘nuovo’ 4-2-3-1, varato dopo un inizio di stagione decisamente complicato. Il numero 7 entra, si posiziona alle spalle del bosniaco e già dai primi palloni toccati si capisce che sarà una giornata speciale, di definitiva consacrazione nel cuore dei tifosi giallorossi, che in parte ancora non apprezzano appieno le sue qualità. Minuto 45′, Manolas scodella dalla lunga distanza un pallone che trova prima la testa di Dzeko, poi un contrasto in area fortuito tra El Shaarawy, Strakosha e Felipe, di consuegenza Pellegrini che anticipa Caceres, ma la palla, pur restando nella sua disponibilità, si ferma in una posizione innaturale che spinge Pellegrini, d’istinto, a colpirla nell’unico modo possibile: di tacco. Pallone all’angolino, l’Olimpico giallorosso esplode. Mani sulle orecchie, della serie “fatemi sentire”. Lo fece anche Delvecchio, un altro gesto da predestinato. Nella ripresa Pellegrini conquista la punizione del 2-1 realizzata da Kolarov e serve l’assist per il 3-1 di Fazio. E’ la miglior partita della sua giovane carriera in maglia romanista, roba da numeri uno.

Se ne accorge anche Francesco Totti, che da dirigente se lo coccola fino all’ultimo secondo della sua esperienza dietro la scrivania: “Ho sentito Lorenzo e gli faccio nuovamente i complimenti per ieri – le parole nella conferenza d’addio al CONI – A lui ho promesso tante cose e spero che queste cose possano avverarsi. E’ un ragazzo speciale, forte, una persona pulita che può dare tanto a questa maglia”. Affetto, qualcuno ventila la promessa della maglia numero 10, ma soprattutto capacità di riconoscere la diversità. Perchè nella metamorfosi di Pellegrini, è evidente una diversità calcistica. Il tocco di palla orientato a spostare un avversario che prova a contrastarlo, una visione di gioco innata, la capacità di imbucare palloni in corridoi che solo i grandi sanno cogliere. ‘Lollo’ come lo chiamano tutti a Trigoria è bello calcisticamente nella sua diversità, nella sua capacità di emozionare quando ha il pallone tra i piedi. Elegante, sempre a testa alta, gli accostamenti al Principe Giannini per le movenze, a Totti per quegli assist ‘col famigerato terzo occhio’, di spalle rispetto al calciatore di turno servito. Mirabile quello di Verona per Kluivert col mancino da centrocampo, tanto per dare un’idea. In due stagioni e mezzo Pellegrini ha messo a segno già 21 assist e dallo scorso anno è il miglior calciatore in A, rispetto ai minuti giocati, nel creare occasioni da gol. Una miniera d’oro da coltivare e a cui Fonseca ha consegnato un ruolo da leader assoluto nel suo 4-2-3-1. Ora un nuovo imminente capitolo della sua storia giallorossa: il rinnovo di contratto con l’eliminazione di una clausola facilmente accessibile, che comunque Pellegrini non vorrebbe mai far valere, perchè il suo pensiero è la Roma: “sarebbe un onore per me (e Zaniolo aggiunge) indossare per tanti anni questa maglia e divenirne capitano un giorno” ha affermato in una recente conferenza stampa. Parole e musica di Lollo, futuro capitano.

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