La ‘Guerra dei Mondi’ e il ‘Risorgimento romanista’

La ‘Guerra dei Mondi’ e il ‘Risorgimento romanista’

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EDITORIALE CGR – Sono ore febbrili, giorni delicati. La Roma giallorossa tracima di passione, nervosismo, impeto. Un moto perpetuo, che dai rivoli iniziali si è fatto fiume, di parole, imprecazioni, sfoghi, tramite social, radio, nei bar e non solo. Una reazione di cuore, d’istinto, che ha valicato i confini nazionali. La ‘cacciata’ di De Rossi, capitano, simbolo, figlio di Roma e bandiera, con modalità poco chiare, senza preavviso, ha indignato e colpito intimamente un intero popolo, spingendolo ad alzare la testa e chiedere in maniera veemente spiegazioni. Oggi alle 15:00 la Curva Sud – spesso divisa in fazioni durante questa stagione dopo essersi ricompattata alcuni anni fa, per combattere e vincere la battaglia contro le barriere all’Olimpico – si riunirà nuovamente, dinanzi alla nuova, scintillante, sede del club all’Eur.

Una manifestazione pacifica, per far capire a chi dirige la ‘res romanista‘ che “non si può rimanere inermi dinanzi alla cancellazione dei nostri valori, dei nostri punti fermi, delle nostre certezze”. De Rossi era ed è tutto questo, De Rossi sarà per tutti i tifosi della Roma (anche per chi legittimamente lo ha criticato nel corso della sua carriera in alcuni casi, come accaduto d’altronde a tutti i suoi predecessori con la fascia da quando questo club è stato fondato), non solo il capitano di una generazione, ma il simbolo di nuovo ‘Risorgimento romanista’.

Dopo quasi un decennio trascorso a dividersi, a litigare, sulla falsa riga di vere e proprie guerre fratricide inerenti qualsiasi argomento, decisione, personaggio legato alle vicende giallorosse, i tifosi mai come in questo momento, sembrano essersi nuovamente ricompattati. Chi potrebbe rimanere insensibile alla contestazione di un popolo, che in queste ore ha toccato vette planetarie, con striscioni di dissenso affissi ed esposti a Londra, New York e Sydney? 

Il patron di Boston resta in silenzio, quando parla commette errori gravi nelle tempistiche e spesso nei contenuti, da un anno manca da questa città, il cui popolo sta vivendo da vittima consapevole una ‘guerra dei mondi2.0 tra il fronte romano e quello anglosassone, per il vuoto di potere generato dagli ennesimi addii. Trigoria, trasformata in una splendida sede sportiva, con nuovissime e tecnologiche infrastrutture, all’entrata sembra avere porte girevoli tipiche di un lussuoso albergo, con decine di dirigenti, allenatori, calciatori, che vanno e vengono senza soluzione di continuità. Intanto il suggeritore, deus ex machina, ispiratore, ideologo londinese (che ieri Ranieri in conferenza ha reso e trattato quasi come un innominabile) in arte ‘Franco Baldini’, si difende dietro svariati no comment, mantenendo un profilo basso, bassissimo, per alcuni aulico, sicuramente un po’ radical – in linea con il personaggio – ma decisamente inopportuno e inefficace.

Prima o poi il tempo porta il conto finale: qualcuno dovrà spiegare, dovrà sporcarsi le mani. Si parli della Roma, del suo futuro sportivo, perchè l’azienda – legittimamente cresciuta ma non nel modo auspicato originariamente dall’attuale proprietà visto il costante deficit di bilancio – nel modo in cui si sta proponendo non convince praticamente più nessuno (salvo i pochi accoliti rimasti a difesa dell’immaginifico castelletto USA). L’As Roma è un’associazione sportiva per suo statuto originario e come tale ha (avrebbe) un obiettivo primario: l’attenzione massima alle vicende sportive, per fidelizzare un pubblico oggi distante anni luce, ma che in un senso o nell’altro vengono svilite costantemente, quasi come se si azionasse un’autodistruzione sistematica. Pallotta e Baldini lo sanno, ne prendano atto e spieghino quale sarà il destino sportivo di questo club…

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