La legge di Murphy

La legge di Murphy

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doumbia  gervinho« Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo ».

Questo diceva più di 50 anni fa Edward Murphy, in sintesi: “se qualcosa può andar male, andrà male”. È questo un po’ il momento che sta attraversando la Roma, e che ieri si è manifestato nella sua forma più chiara. Dopo una serie incredibile di pareggi infatti, contro la Sampdoria i giallorossi hanno offerto una delle migliori prestazioni stagionali, in particolare dell’ultimo trimestre, se non per la qualità del gioco, almeno per il numero di occasioni da gol importanti create. Nonostante questo i tre punti non sono arrivati; non è arrivato neanche il solito segno X questa volta, ma una sconfitta, la prima in casa in campionato, forse la più immeritata. Ma arrivati a questo punto della stagione, a questo punto del cammino percorso dalla Roma (tra gioco mediocre e pareggite imbarazzante) quello visto in campo non serve. I fischi finali sono giustissimi perché adesso si vogliono vedere i risultati, a qualunque costo e in qualunque modo giocatori e tecnico vogliano ottenerli. Almeno per salvare ciò che rimane di questa terribile e quasi umiliante stagione. Perché i cugini biancocelesti hanno messo il fiato sul nostro collo da tempo e adesso, con un solo punto a dividerci, rischiano di morderci e darci il ko definitivo. Se la Roma è ancora seconda è solo perché, a parte la Lazio, le squadre che inseguono stanno facendo, non si sa in che modo, ancora peggio dei giallorossi.

gervinho 1Salvare questo finale non eviterà comunque quest’estate di  fare l’ennesima rivoluzione della nostra storia, la quarta della gestione americana. Ma non illudetevi, non cambierà nulla. Sotto questa città sono passati e fatti bruciare migliaia di giocatori, allenatori, staff dirigenziale e preparatori atletici, ma alla fine dei conti non sono mai arrivati i risultati sperati. Garcia da fenomeno è diventato incapace in meno di 6 mesi, Pjanic ha perso tutta la sua consistenza e da Giotto l’artista si è trasformato in Casper il fantasma. Da Destro, uno “che la buttava dentro solo a porta vuota” siam arrivati a Doumbia, che in tre partite ( o spezzoni di partite) forse non ha toccato neanche 10 palloni. Questa travolgente marea ha coinvolto anche Sabatini, che è passato da “Walter il Mago” a “Walter il distruttore”. Forse qui non si vincerà nulla neanche con Messi o Cristiano Ronaldo in campo, oppure con Guardiola in panchina. È la nostra identità, e forse mai riusciremo a cambiarla.

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