La rivolta di donne e ministro. Petrachi, le scuse dopo la gaffe

La rivolta di donne e ministro. Petrachi, le scuse dopo la gaffe

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Petrachi

IL MESSAGGERO (S. CARINA) – Il day after non poteva che essere quello delle riflessioni. La domenica appena trascorsa, caratterizzata dalle accuse via social di Pallotta e da quelle di Petrachi non potevano passare inosservate. E in ottica Roma, non lo passeranno. Anche il duro sfogo di Fonseca (al quale va reso merito di essersi scusato a fine gara per il duro vis a vis con Massa) è finito nel referto dell’arbitro di Imperia. Il portoghese rischia un paio di giornate di squalifica. Peggio andrà certamente al collaboratore Romano (già multato dal club che ha invece risparmiato il tecnico): stop almeno di un paio di mesi. Spera invece di cavarsela (evitando il deferimento) il ds. A Trigoria confidano sul fatto che le esternazioni più dure il dirigente le ha effettuate a voce in mix zone e non davanti alle tv nazionali. L’ultima parola, però, spetta al Giudice Sportivo. Per Petrachi, tra l’altro, non finisce qui. Perché le dichiarazioni relative al calcio – «un gioco maschio, non per signorine. Altrimenti ci mettiamo il tubino e andiamo a fare danza classica» – hanno provocato molte reazioni. Anche a livello politico con la ferma presa di posizione del Ministro dello Sport, Spadafora: «Sono parole che manifestano un’arretratezza culturale di cui non avevamo bisogno».

LA RETROMARCIA – Durissima anche il ct della nazionale femminile Bertolini: «È un modo di pensare un po’ primitivo e la società nel frattempo si è evoluta. La frase Il calcio non è uno sport per signorine’ l’ha pronunciata 110 anni fa Guido Ara. Credo che dovremmo andare avanti e progredire». Dello stesso avviso Sara Gama, capitano delle azzurre: «Dichiarazioni ampiamente infelici in un tempo ampiamente sbagliato. Il linguaggio plasma la realtà, anche se magari queste parole non corrispondono a quello che lui pensa. Purtroppo è la dimostrazione che per il cambio culturale serve tempo». In soccorso del ds è arrivata soltanto Carolina Morace: «È una cosa che direi anche io se le mie calciatrici giocassero in punta di piedi, non la trovo una cosa offensiva». Infastidito invece il presidente Pallotta che proprio sul calcio femminile ha investito molto. Nella serata di ieri, alla luce del caos mediatico, Petrachi ha fatto un passo indietro: «Mi scuso se qualcuno si è sentito offeso dalle mie parole. Non era affatto mia intenzione insinuare che il calcio sia uno sport solo per uomini e non adatto alle donne. Ero molto arrabbiato – ha spiegato all’Ansa – perché non era stato convalidato un gol che ritenevo regolare e volevo sottolineare quanto il calcio sia – ed è sempre stato – uno sport fisico e di contatto. Il calcio è di tutti e alla Roma siamo molto orgogliosi della nostra squadra femminile e di promuovere il calcio femminile».

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