L’ANALISI TATTICA – Il doppio volto di Genoa-Roma

L’ANALISI TATTICA – Il doppio volto di Genoa-Roma

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FOCUS CGR – La trasferta di Genova ha lasciato l’amaro in bocca un po’ a tutti. La delusione maggiore è derivata ovviamente dall’ingenuità di De Rossi che ha costretto la squadra a lasciare per strada due punti importanti. Al di là del risultato, e di una vittoria che al netto di una prestazione non esaltante sembrava ormai a portata di mano, ci possiamo soffermare su due aspetti tattici interessanti offerti dalla gara di Marassi. Il primo è dato da Juan Jesus, giocatore simbolo di Di Francesco. Simbolo per la convinzione mentale innescata dall’allenatore abruzzese e per l’abilità creata, tramite il turnover, di far sentire tutti pronti e sull’attenti. Il brasiliano ha ripagato la fiducia del mister a suon di prestazioni ampiamente sopra la sufficienza e ieri è risultato il migliore in campo. Tutto ciò nonostante al suo fianco avesse Fazio, una coppia che a detta di molti non poteva reggere con un gioco così offensivo come quello giallorosso. L’ex Inter ha invece smentito tutti, offrendo un ulteriore revisione tattica del suo ruolo. In tutti gli anni vissuti a Milano Juan Jesus è stato collocato sul centro sinistra in una difesa a 3, ma nel suo passaggio nella capitale ha dimostrato di sapersela cavare meglio in un reparto a 4, con picchi di crescita a partire dal cambio tattico operato nel corso della passata stagione da Spalletti. La sua non eccellente velocità lo mettono in grande difficoltà quando è costretto a coprire una larga porzione di campo, ma protetto dal terzino mancino di riferimento si dimostra una protezione sicura per Alisson. Il punto di forza del difensore verdeoro è il senso della posizione che, abbinato a una costante concentrazione, permettono al suo compagno di reparto (Fazio nel caso di ieri) di poter alzarsi palla al piede verso la linea di centrocampo senza temere di lasciare la retroguardia scoperta. Questa peculiarità lo rende probabilmente più adatto a sostituire un centrale come Manolas e non a essergli complementare. Sebbene abbiano caratteristiche diverse infatti, entrambi hanno difficoltà a condurre e iniziare l’azione, fattore che rende più lenta e imprevedibile la manovra della Roma.

IL DIGIUNO DI DZEKO – Quasi due mesi senza segnare, fatta eccezione per la doppietta al Chelsea. Se a riuscirci è un giocatore qualunque c’è poco da stranirsi, se a farlo è Edin Dzeko è normale che la notizia faccia rumore. Alla base di questo periodo di digiuno non c’è ovviamente nessun passaggio retrogrado da “Dzeko” a “Cieco” ma due semplici aspetti, uno fisico e uno tattico: il primo è dato dall’overload del bosniaco, sempre presente e irrinunciabile per Di Francesco. L’acquisto estivo di Defrel era stato effettuato proprio a favore del centravanti di Sarajevo, un tassello decisivo per lasciarlo a riposo contro avversari sulla carta più deboli, come Crotone, Spal o Benevento. Il complicato approccio dell’ex Sassuolo invece, unito a qualche problema fisico di troppo, ha costretto Dzeko a partire sempre da titolare, impedendogli di rifiatare. Naturale poi che il numero 9 in qualche partita sia alla canna del gas. L’attaccante ha sempre bisogno di segnare e già a partire da Madrid ha dimostrato una certa insofferenza per questa mancanza delle ultime settimane. La parola insofferenza per Dzeko si associa spesso alla parola pigrizia e questa si tramuta in un certo ritardo o mancanza di prontezza che gli impediscono di trasformare gli assist dei compagni in gol. Oltre a questa lacuna l’errore del bosniaco è stata la poca presenza in area di rigore. L’arretramento a raccogliere il pallone e far salire la squadra fa parte del suo gioco, ma se lo spostamento fuori dai 16 metri avviene con quasi tutti i compagni nella metà campo avversaria l’efficienza offensiva tende tremendamente a calare. A Madrid l’ex punta del City si era visto addirittura coprire il ruolo di esterno, creando un vuoto incolmabile a centro area. Un errore ripetuto poi a Genova ed evidenziato ancora di più nella ripresa, con il solo El Shaarawy in grado di inserirsi e creare densità negli ultimi metri. Una situazione che ha permesso alla difesa genoana di resistere senza troppi affanni e di chiudersi a riccio, lasciando piuttosto tranquillo tra i pali Mattia Perin. Piccoli problemi dettati principalmente dalla voglia di segnare di Dzeko. Quando il gol arriverà la strada sarà in discesa.

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