Lo ‘strano caso’ di Gerson: tra sogni di gloria, rifiuti, grigliate e...

Lo ‘strano caso’ di Gerson: tra sogni di gloria, rifiuti, grigliate e un padre ‘ingombrante’

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FOCUS CGR – Il 5 agosto del 2015, il presidente della Fluminense – Peter Siemsen – annuncia: “Gerson è un nuovo calciatore della Roma. Il giovane talento resterà in Brasile fino a dicembre, poi a gennaio il trasferimento in giallorosso”. Walter Sabatini, in un’estate scoppiettante, a margine degli arrivi di Dzeko, Salah, Szczesny, Digne, Rudiger e Iago Falque, mette a segno un ‘colpo’, all’epoca evidenziato da tutti i media nazionali, come un’operazione futuribile su un “nuovo, potenziale, crack del calcio carioca”. La conferma indiretta arriva dalla strategia attuata dall’ex ds giallorosso, capace di superare addirittura la concorrenza del Barcellona, che aveva ‘bloccato’ il calciatore versando una caparra di 3 milioni.

SOGNI E CLAUSOLE DA PALLONE D’ORO – 16,6 milioni come parte fissa, più relativi bonus e commissioni a Marçao, padre di Gerson ma soprattutto personaggio molto influente nella fin qui breve, ma intensa, storia in Europa del figlio. Walter Sabatini si innamora di Gerson a tal punto da inserire una clausola pallone d’oro nel contratto e spedirgli la maglia numero 10 di Francesco Totti: un dono cordiale per convincere il calciatore ad accettare la corte della Roma, che in città però inevitabilmente fa scalpore, visto il peso specifico nel cuore della tifoseria del presente recapitato al brasiliano. “Tutti i calciatori sognano di indossare la maglia numero 10 di Totti e di giocare nella Roma, non c’era da parte mia nessuna voglia di mancare di rispetto a Francesco” dirà successivamente il dirigente umbro a parziale giustificazione.

Gerson non sbarca subito a Roma: come da accordi il fantasista brasiliano resterà altri sei mesi in Brasile per poi arrivare a gennaio nella capitale. Qui emergono i primi screzi: Sabatini, per non occupare un altro slot da extracomunitario concorda la cessione in prestito di Gerson al Frosinone fino a giugno, con relativo tesseramento. Affare definito, ma papà Marçao non gradisce, perchè convinto che il figlio possa da subito imporsi in giallorosso e l’operazione dunque non viene formalizzata, mandando su tutte le furie Sabatini. E’ il primo rifiuto del ‘clan Gerson’ alle proposte della Roma, che letto a distanza di anni, forse, avrebbe dovuto mettere a Trigoria e dintorni qualcuno in allarme. Gerson viene tesserato a gennaio, si allena per alcune settimane con la prima squadra e poi torna in Brasile ripresentandosi al ritiro estivo. A giugno parte per Pinzolo con Spalletti. Piede sinistro delicato, ma movenze eccessivamente lente per un centrocampista che faticherà ad adattarsi ai ritmi incessanti della Serie A. Lo scarso utilizzo che gli riserva il tecnico di Certaldo, sa già di bocciatura: 11 sole presenze in giallorosso, per la maggior parte spezzoni di gare. L’attenuante è la concorrenza elevatissima a centrocampo: De Rossi, Strootman, Nainggolan (il migliore in carriera fin lì ammirato), Paredes. Nella stagione che vede la Roma di Spalletti raggiungere gli 87 punti in classifica di fatto Gerson è considerato un comprimario, ma per un ventenne può trattarsi di una semplice difficoltà d’ambientamento. A gennaio 2017 però esplode un altro caso. Sabatini ha appena lasciato la direzione sportiva giallorossa, al suo posto subentra Massara che si pone un obiettivo: regalare a Spalletti un rinforzo di livello a centrocampo, ma in cassa non c’è liquidità. Allora l’attuale ds del Milan prova a cedere Gerson, al Lille. Prestito oneroso da 5 milioni (che la Roma voleva dirottare al Torino per Rincon) e riscatto a 13. Gerson si imbarca da Ciampino per firmare i contratti e sottoporsi alle visite mediche di rito, ma alla vista delle strutture d’allenamento viene colpito – si racconta – dalla classica ‘saudade’ non per il Brasile in questo caso, bensì per Roma. In realtà, anche in questa occasione, a metterci lo zampino è Marçao, che spinge il figlio a rifiutare, non ritenendo il Lille piazza all’altezza delle qualità del giovane trequartista.

LA DOPPIETTA AL FRANCHI, FIRENZE NEL DESTINO – Nell’estate 2017 la Roma cambia guida tecnica: al posto di Luciano Spalletti arriva Eusebio Di Francesco, che si ritrova nella prima fase di ritiro a Pinzolo Gerson, insieme a pochi altri reduci della prima squadra, in attesa dei Nazionali. Monchi neo ds giallorosso prova a trovare una sistemazione in Italia o in Spagna, per il brasiliano, ma nulla da fare. Il gruppo della Roma è forte, compatto, con Alisson, Manolas, Strootman, Dzeko, De Rossi, Fazio, Kolarov a guidare i più giovani e Gerson sembra sentirsi un pochino più integrato. Di Francesco prova a migliorare l’ex Flu, capendo che la mezzala non sia il suo ruolo più congeniale, ma riesce a ritagliarli un posto utile a partita in corsa soprattutto da attaccante esterno. Il 6 novembre 2017 sembra arrivare la svolta: a Firenze nella prima mezzora realizza una doppietta straordinaria, che consente ai giallorossi di vincere il match per 4-2.  

Rimarrà un episodio assolutamente isolato, ma la valorizzazione è in atto: 31 presenze complessive, oltre 1000 minuti disputati, in una stagione che vede la Roma sfiorare la finale di Champions e centrare il terzo posto in campionato. Nell’estate seguente la Roma rivoluziona il centrocampo: ceduti Strootman e Nainggolan, arrivano Cristante, Nzonzi, Pastore e Coric. Monchi e Di Francesco decidono di privarsi di Gerson, ma l’unico club interessato è la Fiorentina. La Roma trova un accordo di prestito secco e il brasiliano, voluto fortemente da Pioli, raggiunge il ritiro viola. Visite mediche, firme e sorrisi, ma dopo pochi giorni Gerson prende un treno e torna a Roma. Ennesimo tentativo di rifiuto, questa volta stoppato sul nascere dai dirigenti giallorossi che rispediscono il brasiliano in Toscana. In maglia viola Gerson disputa una discreta stagione, partendo subito forte con tanto di gol all’esordio contro il Chievo: 40 presenze complessive, oltre 2500 minuti, 3 gol e 4 assist. Una buona operazione complessivamente per la Roma, che a questo punto è pronta nuovamente a cedere Gerson ad un prezzo intorno ai 10-12 milioni. Diversi gli interessamenti dai club italiani e stranieri. Gerson a maggio si affida alla consulenza di Federico Pastorello e della sua importante agenzia, è il segnale di una cessione che la Roma spera sia il più remunerativa possibile.

Nel marasma dei giorni che portano alla fatidica chiusura del bilancio, la Roma prova a trovare un’intesa col Genoa. L’operazione è in dirittura, ma salta per il rifiuto dei giallorossi di compensare l’acquisto da parte del Grifone con una giovane contropartita. Si sussurra però che anche in questo caso, quella rossoblu non fosse una meta estremamente gradita al calciatore e di riflesso al papà. Successivamente Pastorello trova un’altra allettante offerta: la Dinamo Mosca pronta a versare nelle casse giallorosse 10 milioni, con al giocatore un contratto importante. La trattativa sabato scorso era formalmente definita, anzi. Gli intermediari, avevano sistemato ogni dettaglio, tanto che erano state programmate le visite mediche per il brasiliano, che però ha deciso di non partire, sempre su spinta del padre Marçao, restando a Rio tra amici, story Instagram, grigliate e corse sulla spiaggia. Altro giro, altra corsa signori, in attesa di conoscere la prossima, possibile destinazione (Spagna e Germani su tutte, smentito il Flamengo). A Petrachi l’arduo compito di riuscire dove Sabatini, Massara e Monchi non sono riusciti. Gerson presumibilmente sarà convocato per il ritiro di Trigoria in programma dal 9 luglio, ma con le valigie pronte sul letto. Sempre che il papà non lo fermi nuovamente all’aeroporto… 

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