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Mr. Friedkin, una settimana per conoscere Roma e la Roma. La richiesta di Pallotta e i possibili scenari

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FOCUS CGR – A tre giorni dal ritorno in campo dei giallorossi contro il Brescia, in casa Roma si gioca una partita parallela, che coinvolge direttamente il futuro societario del club. L’esperienza di Pallotta come presidente e maggiore azionista della Roma sembra giunta al capolinea, dopo 8 anni di gestione. I disinvestimenti e gli errori commessi nell’ultimo biennio, dopo il fatturato record raggiunto grazie alla semifinale di Champions, i dolorosi addii di De Rossi e Totti, sommati alle furenti contestazioni dinanzi alla sede dell’Eur e allo stadio, un amore che dopo una iniziale vasta apertura di credito si è spento, lasciando spazio a rancori, cori di dissenso e una generalizzata speranza di cambiamento sono la summa emotiva degli ultimi mesi, vissuti volutamente a distanza dal tycoon di Boston.

LA SVOLTA – Sei mesi fa in ambienti finanziari è iniziata a circolare una ‘brochure’ a firma Goldman & Sachs, banca d’affari statunitense che da sempre rappresenta il principale veicolo societario del consorzio americano. Un documento incontrovertibile: si offre l’As Roma, si offre ‘uno dei più prestigiosi club al mondo’, legato indissolubilmente con la città capitolina. Si parla di ‘rara opportunità di possedere e controllare’ la società, che al suo interno ha piani di sviluppo per lo stadio e un brand ancora da valorizzare in alcuni mercati internazionali. Diverse le manifestazioni d’interesse piovute nella sede dell’istituto di credito americano, tra queste, la più forte, ad oggi, è quella del Friedkin Group.

Thomas Daniel Friedkin, per tutti Mr. Dan, imprenditore, 54 anni, nato a San Diego, in California, ma operativo a Houston, in Texas, dove ha sede il ‘Gulf States Toyota Distributors’. Un’azienda che produce enormi ricavi, lanciata nel mercato dal papà scomparso nel 2017, con 12 società affiliate, 5 mila dipendenti ed interessi generalizzati nel campo immobiliare, cinematografico, alberghiero e turistico. Quest’ultimo è l’elemento chiave, di una trattativa iniziata circa tre mesi fa ed entrata nel vivo nelle ultime due settimane. Dan Friedkin venerdì scorso, accompagnato dalla moglie e da uno dei quattro figli, è sbarcato a Fiumicino in gran segreto. Al suo fianco una decina di persone tra legali, commercialisti e l’Ad del Friedkin Companies Inc. oltre che rappresentanti di Jp-Morgan, advisor selezionato per operare la c.d. due diligence, in parole povere l’analisi dei conti dell’As Roma e delle varie società create in questi anni da Pallotta e soci.

Una prenotazione all’hotel De Russie (a nome della Roma), da sempre quartier generale del presidente giallorosso, a due passi dallo Studio Tonucci. Friedkin – sfruttando il periodo di sosta per le Nazionali – ha visitato in prima persona tutte le strutture della Roma, da Trigoria alla nuova sede dell’Eur, toccando con mano l’organizzazione del club. Diversi  vertici e incontri, tra contrattazioni de visu e conference call: Londra e Roma. Nelle ultime ore si è entrati realmente nel vivo. Dall’altra parte del tavolo dei negoziati i legali del club giallorosso, rappresentanti di Goldman & Sachs e Bob Needham, uomo di fiducia del Raptor Found.

GLI SCENARI – L’originaria richiesta di Pallotta è di circa 600 milioni, al netto del bond sottoscritto alcuni mesi fa (275 milioni) e la ricapitalizzazione da 150. Una cifra monstre, che difficilmente Friedkin o altri soggetti sborseranno. Sono tre le ipotesi di risoluzione della vicenda, qualora le parti trovino un accordo: 1) il Friedkin Group subentra con una quota di minoranza, partecipando in misura relativa al prossimo aumento di capitale; 2) Il Friedkin Group acquista l’intero pacchetto da Pallotta e soci; 3) Il Friedkin Group subentra da subito con una quota di maggioranza, lasciando una quota di minoranza a Pallotta con un probabile disimpegno del bostoniano nei prossimi mesi.

Nel pomeriggio di ieri Dan Friedkin è ripartito da Fiumicino, direzione Houston, lasciando nella capitale i suoi uomini di fiducia che anche nella notte hanno proseguito i colloqui con la controparte. Al di là di quale sarà la risoluzione di questo enorme rebus, il Friedkin Group punterà – qualora divenisse proprietario del club – a valorizzare il brand della Roma, diversificando gli investimenti e i ricavi commerciali attraverso un preciso piano industriale. Un dato è certo: salvo clamorosi ribaltoni e possibili inserimenti di altri gruppi interessati al fascicolo Roma, Mr Friedkin è in primissima fila e la sua presenza fisica nella capitale è un ulteriore segnale della volontà di chiudere in tempi relativamente brevi. 

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