Nzonzi: “Roma è una città bellissima! Cori razzisti? Pronti a lasciare il...

Nzonzi: “Roma è una città bellissima! Cori razzisti? Pronti a lasciare il campo, servono segnali forti”

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Steven Nzonzi risponde via social alle domande dei tifosi. Il centrocampista della Roma è il protagonista della nuova intervista lanciata dalla Roma su Reddit. Queste le sue parole:

Ci puoi descrivere la tua giornata media quando la Roma non gioca?
“Beh, generalmente abbiamo una seduta di allenamento al giorno. Di solito arrivo in campo all’ultimo minuto, o poco prima. Poi mi alleno e dopo la seduta faccio tutto il resto che devo fare per farmi trovare pronto, come stretching e fisioterapia. Quando torno a casa faccio un pisolino. Per il resto della giornata dipende: mi rilasso con la mia famiglia oppure esco un po’ in centro”

Qual è la cosa più difficile da imparare per un giocatore del tuo ruolo?
“Probabilmente la tattica e la posizione in campo. Ci vuole tempo per imparare tutto. Non è cosi diverso in Italia, ma ogni allenatore ha il suo modo di giocare e questo va imparato. Ma la tattica aiuta a migliorare”.

L’allenatore migliore che ha avuto?
“E’ una domanda impossibile per un giocatore! Non ho un allenatore preferito, onestamente, tutti mi hanno aiutato in modi diversi. Tony Pulis (suo ex allenatore ai tempi dello Stoke City, ndr) mi è stato sicuramente d’aiuto, ha fatto uscire lo spirito combattivo che era in me e la voglia di vincere in ogni modo”

Il problema della lingua in campo?
“Alla fine quasi tutti i giocatori parlano un po’ di inglese, alla fine si trova sempre una soluzione. I sudamericani se la cavano anche l’italiano, quindi è un problema risolvibile. Quando siamo in campo, durante una partita, De Rossi o chi per lui può sgridarci in inglese per far valere le sue ragioni!”

Il caso Koulibaly, nel calcio italiano esiste il problema razzismo? Come pensi che debbano reagire i club e le istituzioni per contrastare questo fenomeno?
Penso che il problema esista, perché episodi del genere sono successi diversi volte. Bisogna davvero lavorarci molto. Di certo Koulibaly non andava punito: in una situazione del genere bisognava mettersi nei suoi panni. Essere fischiato in quel modo è davvero doloroso, per ogni giocatore. Lasciare il campo potrebbe essere una soluzione per questi episodi, certo. Penso che la reazione debba essere dura e ferma, altrimenti non cambierà nulla. Una reazione cosi forte li farà riflettere due volte…”

Come ti stai adattando a Roma?
“Roma è una città bellissima, mi ricorda Parigi. Le strutture del club sono fenomenali e i tifosi sono ugualmente fantastici. Alcuni tifosi erano ad aspettarmi all’aeroporto al mio arrivo a Roma, qualcosa di mai visto prima. E’ stata una bella sensazione”.

Cosa ricordi del tuo trasferimento al Blackburn e com’è stato l’impatto con la Premier League?
“E’ stata la mossa decisiva della mia carriera, si nota davvero la differenza. Mio padre all’inizio è venuto con me in Inghilterra, mia sorella ha vissuto da me per un po’. Ma la differenza tra Premier e League 2 è qualcosa di indimenticabile. Una cosa per tutte: le auto che ho visto nel centro sportivo al mio arrivo. Qualcosa di scioccante. E poi c’è anche il calcio, all’improvviso mi sono ritrovato ad affrontare giocatori che guardavo solo in TV. La mia prima partita fu contro il Manchester City, dove giocavano Robinho, Tevez e Adebayor. Pazzesco!”

Il giocatore più forte che hai affrontato in Premier? Le differenze con la Serie A?
“Sono campionati molto diversi, il calcio inglese è più fisico e si gioca di più all’attacco. Ma questo forse dipende anche dal tempo e dalle condizioni dei campi. Cito gente come Drogba, Rooney, van Persie, che erano già dei giocatori fantastici quando arrivai lì. E anche Yaya Toure, semplicemente un grande”

Dal punto di vista mentale, quando è difficile essere un calciatore?
“Forse è l’aspetto più duro, anche più di quello fisico o tecnico. Ci sono le aspettative, la necessità di stare sempre al meglio… Che è quasi impossibile. Anche se vinci, dopo due mesi puoi essere criticato se non stai andando bene. Si dimentica tutto in fretta, nel calcio come nella vita. Proprio per questo bisogna essere forti dal punto di vista mentale”.

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