Olsen, dopo le critiche il riscatto: adesso può ancora migliorare

Olsen, dopo le critiche il riscatto: adesso può ancora migliorare

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IL ROMANISTA – Ci voleva il momento più difficile d’inizio stagione, ma qualcuno si sta rendendo conto che Olsen non è il problema della Roma. (…) Subito sotto esame, già dalla trasferta di Torino, dove ebbe sì un’incertezza – una palla scappata dalle mani – ma senza conseguenze, o già dalla gara con l’Atalanta in casa, dove ne ebbe un’altra, ma non così decisiva, il passetto da esco-non-esco che diede a Rigoni il tempo di calciare a rete, sul suo palo, benché un siluro. A Milano è stato accusato di non esser uscito in tempo sul gol annullato di Higuain e non aver fatto suo il pallone che ha attraversato l’area del portiere mentre i suoi compagni di difesa schierati guardavano Kessie e compagni fare il bello e il cattivo tempo.

Da Milano in poi, tre sconfitte nelle ultime tre partite. Sì, avete capito bene: tre. Milan, Chievo e Real Madrid. Perché sul campo, quella che è maturata con i veronesi nel lunch match di domenica scorsa, è di fatto una sconfitta. E se il tabellino al 95′ recita 2-2, e quindi un punto preso, lo si deve proprio allo spilungone svedese, che ha il cognome e le origini danesi e viene dal Copenhagen, che poco prima del fischio finale di Mazzoleni ha evitato con la mano di richiamo la catastrofe sulla bordata di “Giaccherigno”. (…) Una parata da sliding doors, si è detto. Sicuramente un’iniezione di fiducia.

(…) Poi ha subito trenta tiri. Trenta. Dal Real Madrid. E ha visto le stelle, come noi. Non ti curar di lor, ma para e basta. Ha preso tre gol sui quali non avrebbe potuto far nulla neanche Jascin. Però ha fatto parate importanti e ha risparmiato ai tifosi romanisti un altro cappottone europeo, moralmente immeritato per chi macina chilometri e supera ostacoli e tutto sommato per un club che ha voluto e ottenuto una crescita fuori dai confini nazionali importante, con la quasi ciliegina sulla Championsdello scorso anno.
(…) A Robin Olsen è stato detto di tutto, da quando è arrivato a Roma. Buona parte di quello che abbiamo vissuto, ne siamo certi, l’aveva messo in conto venendo a sostituire uno dei tre portieri più pagati del mondo. Ovviamente, poi, l’impatto con la realtà è sempre diverso da come uno se lo immagina. Magari Robin si aspettava anche un reparto difensivo rimasto intatto dopo il mercato, anche più in palla, per usare un eufemismo, e dei meccanismi di squadra più collaudati. (…) Non c’è bisogno di fenomeni, tutti eroi. Non serve essere Batman, basta essere Robin (perdonateci l’abuso di questo giochino). Perché Olsen para-normale è e sarà e va bene così. Fuori dai pregiudizi, in tutti i sensi. Lo svedese si è messo al servizio della squadra, con quell’umiltà troppo spesso e sempre più sconosciuta nel mondo del calcio, sta convivendo con i suoi difetti e sta lavorando sodo per correggerli. Dalla postura in giù, o in su. Visto che alle uscite basse e a volare sembra già abbastanza avvezzo. Migliorare i fondamentali è possibile, può richiedere tempo e anche se a Roma il tempo stringe, Olsen si è ritagliato un ruolo da protagonista proprio quando c’è stato bisogno. Che poi, in teoria, è quello che di solito fa Batman.

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