Pres. libro “Il metodo Monchi”, il ds: “Qui sono me stesso. Con...

Pres. libro “Il metodo Monchi”, il ds: “Qui sono me stesso. Con Totti lavoro per il bene della Roma. Rinnovi? Ora Florenzi. Col Chievo la gara più importante” (FOTO-VIDEO)

SHARE

E’ stato presentato il libro scritto da Daniel Pinilla su Monchi, che ha come sottotitolo “i segreti del Re Mida del calcio mondiale”, edito da Fandango, con un’introduzione di Francesco Totti. All’interno della Nuvola di Fuksas, durante la fiera “Più libri, più liberi”, nella “Sala Nuvola” il ds giallorosso è stato intervistato dal giornalista Paolo Condò.

Monchi: “Il mio metodo non è complicato ma si basa principalmente sul lavoro, poi il rapporto diretto col mio staff, con giocatori e allenatore. Nella struttura societaria, il ds è sopra tutti ma credo debba essere allo stesso livello di giocatori, allenatore e magazziniere. Se il direttore sportivo capisce quali sono i problemi, è più facile trovare le soluzioni. Dopo aver vinto la prima Europa League a Eindhoven, che era il successo più importante degli ultimi anni, tornammo a Siviglia e tutti erano contenti. Ricordo che parlai col presidente dissi: ‘Sa che abbiamo un problema?’ Lui non ci credeva e avrà pensato ‘questo è matto’. Ma io dissi che il motivo era che avremo il campionato e dobbiamo riuscire a concentrarci su quello”.

Condò cita Dani Alves come regista del Siviglia di Monchi. La risposta del ds romanista: “Sì, anche il terzino destro dello Shakhtar ha la stessa qualità, la fase di possesso inizia sempre da lì”. Continua Monchi sulla differenza tra club che lavorano con osservatori e mediatori: “Fondamentale per me è guardare in prima persona, a Siviglia avevamo 16 osservatori, qui a Roma stiamo costruendo, ne abbiamo 10 per ora, ma stiamo migliorando perché per me è fondamentale. Walter lavorava benissimo ma credo che se sono venuto qui è per fare quello che ho fatto prima e la mia idea è diversa, stiamo lavorando per creare una direzione sportivo più vicina al mio modo di fare”.

Su van Persie: “Mi fanno sempre la domanda sull’acquisto non andato a buon fine…siamo nel 2004, quando van Persie giocava al Feyenoord, avevamo fatto lo scouting su van Persie, cercavamo un esterno alto, avevamo parlato con l’allenatore e abbiamo mandato un mio collaboratore per gli ultimi rapporti. L’appuntamento era alle 20.30, alle 20.25 ha cambiato il suo avvocato dicendoci il numero della stanza. Passano le 20.30 e non arrivavano…alla fine abbiamo saputo che dopo la chiamata, Wenger aveva chiamato il suo procuratore e gli ha detto di lasciar stare il Siviglia e andare da lui all’Arsenal”.

Sulla cessione di Paredes, Monchi risponde: “Ci sono due parti, il giocatore mi disse che non giocava, aveva molta concorrenza e di voler andare via. Questo è difficile da gestire. Dopo aver parlato con l’allenatore abbiamo deciso così”.

La Roma è una società che nel tempo ha prodotto i migliori giocatori della prima squadra dal settore giovanile. Un ds nuovo come te come si relaziona con questa caratteristica?

“Quando sono arrivato a Roma, se tu non conosci la filosofia, la storia, il modo di pensare dei tifosi, non puoi far bene. Ho avuto la fortuna di avere fin dal primo giorno persone che mi spiegassero questo. Dovete pensare che è la prima volta che sono uscito dalla mia casa, non è facile per me, è la prima volta fuori da Siviglia”.

Come mai hai scelto Roma proprio?

“Non so…qui potevo trovare un posto simile a Siviglia, devo dire che finora non ho sbagliato, lavoro con la stessa autonomia con cui lavoravo lì. Non potevo sbagliare, dopo 29 anni che stavo a Siviglia, una volta deciso di andare via da lì sono arrivati club magari con nomi più importanti rispetto alla Roma, non so perché ma ero convinto che questo fosse il posto più interessante e più adatto al mio modo di fare. Dobbiamo differenziare due Monchi, uno è il professionista e sono molto felice per il rapporto che ho con tutti, poi c’è la persona ed oggi mi manca qualcosa perché la mia famiglia è a Siviglia, mio figlio è con me, questo è più difficile perché chi mi conosce sa che il mio rapporto con la famiglia è sopra tutto. Oggi mi manca qualcosa ma credo che alla fine troveremo una soluzione”.

Il rapporto con Totti?

“Quello in cui sono arrivato forse era il momento meno indicato…però lui me l’ha reso facile. Per me non era facile che nella prima conferenza stampa a Roma uscisse la notizia che Totti avrebbe smesso. Ho fatto la cosa giusta parlando con lui prima. Ora stiamo lavorando insieme e credo lui sia molto contento, lui mi porta molte cose di Roma e lui comincia a capire qualcosa che per lui è completamente nuovo. E’ vero che ha fatto un percorso incredibile ma da giocatore. Credo che possiamo continuare a lavorare insieme e bene nella Roma”.

Mi ha colpito molto la tua risposta su Schick nell’intervista alla Gazzetta…

“Il ds deve essere vicino all’allenatore ma anche alla società, deve guardare il presente ma anche il futuro. Se domani arriva l’opportunità di prendere Dani Alves, come fu a Siviglia, che fai non lo prendi perché ne abbiamo 3 in quel ruolo? Questo deve fare il direttore sportivo, capire cosa vuole l’allenatore ma anche la società. Sono convinto che nessun allenatore dice “no” a un buon giocatore, ad uno con talento”.

Il commento sul favoloso girone di Champions

“Mi manca una piccola cosa per fare tutto, che è domenica a Verona. Tutti sappiamo che nel passato dopo un successo a Roma ci si è montati la testa, sarò più contento dopo la vittoria col Chievo Verona perché credo sarebbe uno step importante per la società. E’ bellissimo quello che abbiamo fatto ma non possiamo fermarci, dobbiamo arrivare a quello che i tifosi ci chiedono. Credo che siano contenti per la fase a gironi ma vogliono qualcosa in più, forse domenica è il momento più importante del campionato”.

Avrebbe preferito Totti da giocatore o come dirigente?

“Ogni ds credo avrebbe voluto Totti da giocatore. Sono fortunato però di lavorare con lui come dirigente”.

In che momento hai deciso che Di Francesco potesse essere l’uomo giusto per la Roma

“Qui c’è un testimone che è Mauro Baldissoni e sa qual è la mia idea dopo la prima volta che abbiamo parlato con Eusebio. Dopo esser uscito dalla riunione con lui, ero convinto fosse l’allenatore perfetto per il nostro progetto”.

Quali dei rinnovi fatti finora è stato più difficile e quanto manca a quello di Florenzi?

“Difficile, difficile nessuno perché tutti volevano restare qui. Così è più facile per un direttore, se tu hai un appuntamento per un rinnovo e il giocatore vuole andare via è impossibile. Su Florenzi non so quanto tempo, per me deve continuare a Roma per tanti, tanti anni”.

Che idea si è fatto del calcio italiano?

“Ho una buona impressione del calcio italiano, quando uno guarda fuori dall’Italia ha un’idea, tutti gli allenatori sono italiani, dopo 5 mesi qui ho un’idea molto positiva del calcio italiano. E’ vero che non conosco bene i problemi politici ma credo che voi che siete italiani non dovete parlare troppo male del calcio italiano”.

Come si fa a mescolare il mercato di prima squadra con il lavoro del settore giovanile?

“E’ difficile quando la prima squadra ha una crescita importante, la distanza si fa più grande. Il nostro lavoro è fare una minima differenza, storicamente la Roma ha preso molto dal settore giovanile. La Roma che ho trovato ha fatto un lavoro importante e credo sarà più facile arrivare a questo obiettivo. La seconda squadra per me è fondamentale. Se abbiamo la possibilità di proseguire il percorso di un giocatore oltre i 18, 19 anni è più semplice. Non è lo stesso se un giocatore va in un posto invece di rimanere a lavorare a Trigoria, con il nostro staff. Senza seconde squadre manca la seconda parte del percorso di crescita di un calciatore che è la più importante”.

Arriveranno in Italia?

“Credo che anche i club italiani stanno iniziando a capire questa cosa. Perché il calciatore meno caro è quello che lavora nella tua società”.

Come ha conquistato Pallotta?

“Non so se l’ho conquistato, deve rispondere lui. Ho un buon rapporto, è vero, anche con Mauro ed Umberto. Non so come si dice in italiano ma i nemici non possono essere quelli che vestono giallorosso, i nemici sono quelli che vestono blu, nero…Ho sempre parlato col presidente, per me è importante questo rapporto con Jim, magari è più importante quello con Mauro e Umberto perché ogni giorno siamo a Trigoria”.

Se l’urna dovesse mettere contro Roma e Siviglia, è un confronto che rimanderebbe?

“E’ una possibilità, dopo che arriverà penserò ad una risposta, altrimenti divento matto”.

Si potrebbe iniziare a parlare di rinnovo per Di Francesco? Questa, eccetto Kolarov, è la squadra di Sabatini…

“Siamo molto contenti della scelta, abbiamo fiducia. Non c’è miglior contratto della fiducia, il rapporto che abbiamo. Sulla seconda, io sono la Roma. Sono fortunato di essere arrivato in una squadra che ha avuto uno dei migliori ds prima di me”.

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.