Pressing su Pallotta

Pressing su Pallotta

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IL MESSAGGERO (U. TRANI) – Di Francesco e la Roma hanno vivacizzato il grigio pomeriggio di Londra. Anche perché Pallotta, nel summit calcistico che ha preceduto la serata dedicata al basket della Nba, ha subito voluto conoscere i motivi della crisi giallorossa. E, deluso per l’involuzione post derby che ha certificato l’eliminazione dalla Coppa Italia e l’uscita di scena nella corsa scudetto, ha avuto come principale interlocutore Monchi, ultimo dirigente arrivato in Inghilterra dopo lo sbarco di Baldissoni, Fienga, Donovaro e Gandini, presenti nella City già da mercoledì. Il presidente ha ascoltato il ds che lo ha relazionato sulla situazione attuale della squadra, prospettandogli la strategia per aggiustare in corsa la rosa che ha bisogno di 1 o 2 interventi in questa sessione invernale di mercato. La proprietà, però, non ha cambiato la sua posizione: a ogni rinforzo deve corrispondere una dismissione tecnica.

SGUARDO AL FUTURO Pallotta, prima di incontrare i dirigenti giallorossi, è intervenuto al convegno internazionale Leaders in Sports meet innovation. «Non puoi essere un brand globale senza uno stadio di proprietà. Vogliamo essere il secondo club preferito di tutti. Ci sono 3 miliardi di tifosi di calcio nel mondo e se io riuscissi a portare anche soltanto l’un per cento a sostenere la Roma come seconda squadra, sarebbero 30 milioni di tifosi. E se spendessero anche soltanto 5 dollari a testa, ci sarebbe un ricavo di 150 milioni di dollari. Fino a 5 anni fa pensavo che il calcio fosse un gioco orribile, non riuscivo a capirlo, ora sono fuori di testa per il calcio. Tutti a Roma vogliono questo stadio tranne forse i tifosi della Lazio che ci potranno però giocare una volta a stagione. Nel nuovo stadio verrà anche usata la tecnologia plug-and-play». L’impianto di Tor di Valle, insomma, coinvolgerà la gente in tribuna. Senza, però, esagerare. «La realtà virtuale è bella, ma ha bisogno delle versioni tre e quattro per avere un senso. L’esperienza dei tifosi determina la tecnologia utilizzata: non c’è bisogno di inserire le ultimissime novità hi-tech se non richieste».

PIANO SICUREZZA Il presidente ha poi svelato come, in prima persona, ha dovuto affrontare la questione dell’ordine pubblico. Alla platea londinese non ha certo offerto un’immagine esaltante delle tifoserie del nostro Paese che, secondo Pallotta, hanno spesso messo in difficoltà anche i grandi club di serie A: «Chi ha mai assistito ad una partita in Italia? Sapete com’è un derby tra Roma e Lazio o una sfida casalinga contro l’Inter? Nel Nord Italia non litigano molto, ma al Sud, a Napoli e Roma, i problemi di sicurezza sono davvero significativi. Circa un anno e mezzo fa, abbiamo incontrato il responsabile della Polizia. Appena mi sono seduto, ho chiesto: Perché non arrestate queste persone?. Lui mi ha risposto Permettimi di farti vedere perché e mi ha aperto questo fascicolo pieno di persone che avevano commesso qualcosa. Ma c’erano solo immagini sfocate. Quindi abbiamo chiesto se potessimo portare telecamere ad alta definizione all’interno e le abbiamo comprate noi, anche se non siamo i proprietari dello stadio, per iniziare a vedere chi è che crea problemi». Ecco perché la Capitale ha bisogno del nuovo stadio che avrà i dispositivi utili a identificare chi parteciperà all’Evento: «Stiamo passando molto tempo nel decidere che tipo di misure di sicurezza ci saranno, che tipo di riconoscimento facciale useremo. Da qui a tre anni, le cose saranno diverse rispetto ad oggi». In serata Pallotta, con i dirigenti della Roma, si è spostato alla O2 Arena per assistere, seduto a bordocampo accanto ad Alex Ferguson, alla gara di Nba tra i Boston Celtics e i Philadelphia 76ers.

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