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R come Rimpianto, Rabbia, Resilienza, O come Orgoglio, M come Mentalità, A come Amore… la Champions della ROMA

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EDITORIALE CGR – Lacrime si, ma questa volta non di gioia. La Roma dinanzi ad un Olimpico ricolmo di passione, non è riuscita a compiere un’altra impresa miracolosa. La vittoria contro il Liverpool è arrivata, ma il 4-2 finale non è bastato per festeggiare uno storico ritorno in finale. Tanti, troppi gli errori individuali commessi, le ingenuità soprattutto ad Anfield, il risultato era compromesso, ma i romanisti ci credevano, Eusebio Di Francesco ancora di più, i giocatori forse non del tutto.

Difficile, impossibile e ingeneroso però parlare di “tradimento”, nonostante dei “Grazie Roma” di fine percorso senza trofei in mano la Roma ne ha gli annali pieni. Quest’anno la squadra giallorossa non è stata costruita per vincere lo Scudetto, figurarsi per arrivare a Kiev, ma il calcio è strano e regala sorprese inaspettate. Un percorso europeo a testa alta, altissima, iniziato in un girone di ferro con Chelsea e Atletico Madrid, vinto con merito e impreziosito da notti fantastiche come quella di Stamford Bridge. Proseguito poi con l’eliminazione dello Shakthar grazie a quell’Edin Dzeko ripreso per i capelli ai cancelli di Trigoria a gennaio e al magico piedone di Bruno Peres. Ai quarti l’estasi assoluta contro il Barcellona nonostante una direzione arbitrale vergognosa al Camp Nou di Makkelie e compagni.

Ad Anfield la Roma è tornata a giocarsi la semifinale di Champions a 34 anni di distanza, ma dinanzi ai terribili attaccanti del Liverpool si è sciolta troppo presto. Pesante, pesantissimo quel 5-2, quasi impensabile da rimontare. Se poi ci metti anche del tuo, l’impensabile si tramuta in impossibile.

Cosa resta? Il Rimpianto per le ingenuità commesse (6 gol su 7 letteralmente regalati agli uomini Klopp), per i 6 gol segnati tra andata e ritorno (raro trovare una squadra eliminata con uno score all’attivo così in semifinale) per qualche scelta tattica all’andata e per l’interpretazione dei giocatori; dall’altra resta anche vivido nella mente e nel cuore di tutti il Rammarico e soprattutto la Rabbia per i troppi episodi arbitrali controversi che da Barcellona hanno danneggiato platealmente la Roma. Come può l’Uefa non inserire la tecnologia e la Var in una competizione come la Champions, che movimenta centinaia di milioni di euro l’anno e interessi straordinari? Come può un organismo così miope non accorgersi della pochezza arbitrale di questi anni ad appannaggio quasi sempre degli stessi club? Come può Collina sedere ancora al suo posto dopo le decine di designazioni infelici? Domande a cui risponderanno i politici del calcio dei nostri giorni.

R come Rammarico, Rabbia, Rimpianto ma anche O come Orgoglio, perchè questa squadra e questo allenatore sono riusciti a restituire dignità europea ad un club che da troppi anni era calato suo malgrado nell’oscurantismo; M come Mentalità, quella che Eusebio Di Francesco ha trasferito e coltivato giorno dopo giorno a Trigoria, convincendo tutti che il problema non è fuori ma dentro casa, che si deve credere di andare oltre i propri limiti, che non bisogna mai arrendersi; A come amore, ma anche passione, colore, unione d’intenti: valori ritrovati di un ambiente per troppi anni lacerato da insane lotte intestine e guerre dialettiche senza soluzione di continuità. R+O+M+A fa ROMA, oggi più che mai, con la speranza che questa stagione europea non resti una casualità, ma rappresenti l’inizio di una storia diversa, finalmente.

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