Le dichiarazioni di Claudio Ranieri di questi ultimi due giorni hanno creato un caos generale e molto imbarazzo tra i giocatori (non sono state ignorate come qualcuno ha fatto intendere). Immediatamente i detrattori di professione, i falsi buonisti che prima indorano la pillola e poi pugnalano alle spalle, si affrettano a dire che c’è una legge non scritta nella quale tutto deve rimanere dentro lo spogliatoio. Tipico atteggiamento omertoso (riguardatevi l’approfondimento di qualche giorno fa dove a Roma, nel giornalismo, c’è un malcostume che risale a centinaia di anni fa. Anche qui mi fermo). Mettetevi d’accordo! Avete, abbiamo, per anni accusato la Roma per mancanza di comunicazione e che era opportuno sapere quello che non andava tra tecnico e giocatori. Ora che qualcuno, Ranieri, rompe il muro dell’omertà (non siamo nella Sicilia di 50 anni fa, siamo a Roma, ma a quanto pare tutto il mondo è paese) e spiega i motivi per cui la Roma non ha vinto lo scudetto (ad agosto 2010 era la parola magica) i suoi detrattori a prescindere non ci stanno.
Ma questo è un gioco troppo subdolo per il tifoso romanista. E’ un gioco a cui non vogliamo partecipare. Il motivo? Semplice: basta ascoltare le radio a Roma, una qualunque, ed avere un minimo di conoscenza della loro storia. Quando una radio prende posizione su un argomento, l’antagonista dice l’esatto contrario, e viceversa. Creando spaccature tra la tifoseria e non coesione. E allora ecco che nascono i “Partiti di”, “Noi stiamo contro”. Squallido. E i pecoroni gli vanno dietro. Un classico.
“Gli interessi personali sono stati messi davanti a quelli della squadra”, ha detto Ranieri. Tutto il contrario della Roma del 2010 che sfiorò lo scudetto. E poi Pizarro. Un grandissimo giocatore che non si è comportato da professionista. Lui ha dato molto alla Roma e anche ieri si è visto quanto è stato importante nell’economia del match contro il Lecce. Ma non deve mai venir meno ai propri doveri da calciatore e da professionista. Per dirla in parole povere, non può tirarsi indietro tre giorni prima a Genova e tre giorni dopo giocare a Bologna per poi baciare la maglia a Lecce dopo il gol. E’ una presa in giro.
Ranieri è stato da solo contro tutti, senza una società alle spalle (nonostante quello che dice Montali), senza l’appoggio di alcuni giocatori. E la nave è naufragata. Non ci vuole Sherlock Holmes per capirlo. Con tutto il rispetto per il mister, ci eravamo arrivati anche noi. Basta guardare attentamente le partite. Ma qualcuno nun ce vo’ stà….