Ridimensionati

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ROMA  MANCHESTER CITYL’avventura finisce qui. La sconfitta contro il Manchester City ci butta fuori dalla Champion’s e “retrocede” in Europa League. La squadra ha tenuto e se l’è giocata alla pari per un’ora, fin quando il gol di Nasri ha tagliato le gambe a tutti. Le occasioni per passare in vantaggio ci son state, e vuoi per inesperienza, vuoi per mancanza di cinismo, vuoi per sfortuna, le reti non sono arrivate e alla fine contano solo i fatti; chi segna e vince la partita ha sempre ragione. Sulla gara di ieri vedo poco da recriminare alla banda di Rudi Garcia che, dopo i primi 45 minuti, ha anche giustamente pensato, come in tanti hanno fatto, di mantenere lo 0-0. Un po’ lo stesso ragionamento adottato dalla Juve, che dalla sua ha trovato però un Atletico Madrid a cui il pareggio andava benissimo. Ai citizens invece lo 0-0 stava stretto ed ha trovato la giocata del fuoriclasse per risolvere la partita. La qualificazione l’abbiamo persa a Mosca, ed è inutile quanto sbagliato dire che nessuno avrebbe mai pensato di potersela giocare ancora all’ultima sfida, perché anche nel 2010 non eravamo partiti per vincere lo scudetto, eppure il ko contro la Sampdoria è una ferita ancora aperta nei nostri cuori. Se Holebas o Gervinho avessero segnato, magari ora staremmo a parlare di una grande Roma, di una squadra che può giocarsela con tutti e “fantasie” del genere. La verità è che in questo girone di ferro partivamo dalla terza posizione potenziale e terzi siamo arrivati, è questa la nostra dimensione. Ora dovremo confrontarci con una competizione affascinante ma sottovalutata come l’Europa League; una competizione che sulla carta, insieme a Napoli e Liverpool, ci vede favoriti. È già segno di resa però dichiarare che questa coppa «la onoreremo». No, non è l’atteggiamento giusto. Questa coppa si deve provare a vincere, poi se non ci riusciremo pazienza, ma la forza, la grinta, la volontà deve essere la stessa mostrata a Manchester. contro il Cska all’andata, contro l’Inter in campionato, tanto per far degli esempi. Siamo privi di trofei a livello internazionale e non capisco il motivo per cui dovremo snobbarla. L’Atletico di Simeone ha fatto un percorso costante di crescita negli anni, iniziato proprio con la conquista del secondo trofeo continentale più importante. Anche l’Europa League ti crea l’esperienza per poter far meglio in Champion’s il prossimo anno. Tutto questo senza tralasciare ovviamente lo Scudetto, che rimane l’obiettivo principale. Ma lo Scudetto si conquista anche con l’entusiasmo, e fare progressi in Europa non può che fare bene sotto questo punto di vista.

ROMA  MANCHESTER CITYL’ASPETTO PEGGIORE – Ciò che in questo momento fa più paura è che i giallorossi giocano ormai tutte le gare con una pressione spaventosa addosso. Dopo il 7 a 1 contro il Bayern, le possibilità di sbagliare per i giocatori si sono ridotte allo 0%. Che si giochi contro il Chievo o contro il Real Madrid, la squadra sente quasi l’obbligo di vincere 5-0 ogni volta per non sentire le lamentele di qualcuno, se si vince 1-0 è già un fallimento, se si pareggia o si perde siam delle pippe colossali. È vero, per vincere la Serie A probabilmente non bastano neanche 30 vittorie, ma i proclami, le critiche vanno fatte dopo le partite e non prima. Iturbe, per fare un esempio a caso, ha ormai così tanta pressione sopra, che sembra quasi costretto a dover fare una doppietta da fuori area affinché i tifosi siano contenti di lui. Ma spesso ci si dimentica che parliamo di un ragazzo di soli 21 anni, che è alla sua prima esperienza importante, che ha fatto un gol (diventato inutile, ma sappiamo tutti come..) allo Juventus Stadium, che ha già avuto due infortuni stagionali alle spalle e che quando entra campo si mangia l’erba per la voglia che ha. Se l’hanno pagato 30 milioni non è mica colpa sua, i prezzi li fanno le società, non i calciatori. Abbiam fatto diventare un bidone Ashley Cole (uno che ha vinto tutto nella carriera), etichettandolo come “scarso” già prima di Roma-Fiorentina, prima giornata. L’anno scorso i giocatori erano molto più tranquilli, e i risultati, soprattutto dal punto di vista del gioco, si vedevano. Ma forse a qualcuno manca l’impacciato José Angel o il sempre svogliato Menez.

IL BICCHIERE MEZZO PIENO – Oltre allo straordinario e incessante sostegno della Curva Sud, La Roma di ieri ha mostrato molte cose buone, di cui non si può non tener conto. E mi riferisco alla crescita imponente di Holebas e Ljajic. Il greco di origini tedesche, dopo una prima fase stagionale timida, si è reso conto di poter diventare un elemento importante in questa squadra ed ora ha accresciuto la sicurezza in difesa e soprattutto la spinta sulla fascia in fase offensiva, caratteristiche che, per paura o insicurezza, non si erano ancora viste. Ljajic è invece assolutamente l’uomo migliore dei giallorossi nell’ultimo mese; la faccia, quasi irritante, del primo anno di Roma non si vede più. Ha capito di avere delle qualità importantissime e ora le sta finalmente esprimendo. Le lacrime del serbo dopo l’occasione mancata, per quanto male possano fare, sono un’espressione bellissima di quanto il serbo ci tenesse a segnare, e di come spesso fare il massimo non basta, bisogna osare. E allora magari quest’errore renderà Adem ancora più forte, e più decisivo. Ultima menzione infine per Manolas. L’ex Olympiakos, che finora ha sofferto davvero il solo Zaza, non ha fatto mai rimpiangere Mehdi Benatia, e si rileva l’acquisto più importante dell’estate giallorossa.

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