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Roma, Calvo (Chief Revenue Manager): “Sento di più Pallotta di quanto vedessi Agnelli. Non siamo preoccupati del mancato ingresso in Champions e del debito strutturale”

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Francesco Calvo, Chief Revenue Manager dell’As Roma, ha partecipato ad un evento presso l’università Roma Tre, per presentare agli studenti le strategie e il modello di business del club, presso la facoltà di Economia.

“Entrare in università fa sempre effetto, ero un pessimo studente e non mi sarei mai immaginato di stare da questa parte della cattedra. Il CEO si occupa della gestione di tutti i ricavi esclusi quelli del mercato, ovvero sponsorizzazioni, ricavi stadio, tv, negozi e merchandising. Nasco come esperto di sponsorizzazioni, poi sono diventato un tuttologo, anche se non mi piace esserlo. Per prima cosa definiamo la strategia, poi metto in condizione le persone che lavorano con me di lavorare con tutti i dettagli necessari”.

La cessione di Alisson…
“Sono arrivato a 41 anni senza capire se sono destro o sinistro, sono 15 anni che non gioco e l’ultima volta che l’ho fatto ho rotto un piede ad un amico. Ho rinunciato a capire il calcio (ride, ndr).

Le fonti di ricavo della Roma?
“Nel mondo ideale dovrebbero essere 33% sponsorizzazioni, 33% reparto commerciale e 33% stadio per sopperire a mancati risultati sportivi. Nessuna squadra europea ha queste perfezioni. I migliori sulle tv sono gli spagnoli, sul commerciale le inglesi e sugli stadi le tedesche. In Italia nessuna squadra ha una distribuzione perfetta, ci sono delle eccellenze. Alla Roma i diritti tv rappresentano la fetta maggiore, sono quasi la metà del fatturato. Il resto arriva da marketing, sponsorizzazioni, dai nostri media e dallo stadio. L’obiettivo è crescere negli introiti da stadio e marketing, per avere un bilanciamento perfetto dei ricavi, per sopperire a eventuali mancanze di partecipazione alle coppe europee o altre evenienze. Non l’abbiamo ancora raggiunto come obiettivo ma ci stiamo lavorando.”

Le differenze tra Roma Barcellona e Juve?
Sono da poco alla Roma, Juve e Barcellona sono due realtà diverse. Quando ero alla Juventus si veniva da 2 anni senza coppe europee. La Juventus era a un livello più locale rispetto al Barcellona. La Juve ha un azionista forte e gli altri, il Barcellona ha 143mila soci, un cda che viene rinnovato ogni 6 anni. E’ un’organizzazione più politica che imprenditoriale. Alla Juventus proponevo idee, ricevevo una risposta e lavoravo tranquillo per il tempo necessario al progetto. La Roma è più simile alla Juve, i progetti sono più facili da realizzare avendo il presidente immerso nella questione.

Quanto potrebbe pesare il mancato accesso in Champions?
L’impatto economico c’è, ma ogni società lavora su piani pluriennali. Anche la Roma lavora su un piano quadriennale dove è ipotizzabile un mancato accesso alla Champions League, l’importante è che non diventi una costante.

La costruzione dello Stadio quanto potrebbe influire?
Lo stadio per tutte le società è un asset fondamentale. Avere uno stadio cambia la percezione della stessa società: la rende più moderna e dinamica, gestire lo stadio 7 giorni su 7 lo rende la casa dei tifosi. Ha un impatto sulla squadra, sulla percezione dei tifosi e sul senso d’appartenenza. L’impatto economico si misura con le attività parallele, permette di arrivare a un impatto economico importante. La Juventus quando giocava all’Olimpico generava 15 milioni di ricavi, quando sono passati allo Stadium sono saliti a 35 milioni. Il Barcellona ha uno stadio enorme, è nel centro città ed è un vero quartiere. I loro asset sono il museo, che genera 45 milioni di ricavi, ci sono società di Serie A che neanche fatturano quelle cifre, e il negozio ufficiale.Non so se il turismo di Barcellona è generato dalla squadra stessa o viceversa. Le nostre aspettative sullo stadio sono importanti, anche per l’impatto di brand che darebbe e a livello competitivo.

La Roma ha circa 200 milioni di debito. Che cosa ha in mente di fare per evitare di continuare a fare cessioni? Quando si farà lo stadio?
“Nel nostro debito rientrano anche i soldi spesi per l’acquisto di alcuni calciatori. In tutte le società la compravendita sta diventando una caratteristica. Il nostro obiettivo è crescere nei ricavi, quello che il presidente della Juve chiamava potenza di fuoco. Il debito per noi oggi non rappresenta un problema. So che vedete la vendita dei giocatori, ma ci sono anche gli acquisti. Lo stadio ha delle dinamiche di finanziamento diverse da quelle di un’attività calcistica.”

Quanto è importante per una società avere rapporti con la Pubblica Amministrazione?
Io mi relaziono con la parte di business. Il rapporto con l’amministrazione è importante per entrambe le parti. L’impatto di bilancio era su tutta la città e il territorio. Siamo parte integrante della vita di Roma, non può che esserci un rapporto duraturo.

Il calcio femminile quanto impatto ha su ricavi e costi?
Il calcio femminile sta avendo un boom enorme. In Italia c’è il problema che è ancora uno sport dilettantistico e non professionistico. Costi e ricavi sono marginali rispetto al bilancio, ma sono destinati a crescere. È un trend in crescita a livello europeo e mondiale. In Spagna ha raggiunto livelli importanti di sviluppo.

Il Fair Play Finanziario impatta sulla sua gestione? Che differenza c’è tra lavorare in una società con un presidente presente e uno fantasma?
Il Fair Play non impatta sul mio lavoro. È uno strumento di controllo che impone limitazioni, impatta tutte le società grandi e piccole. È uno strumento forte che ha portato benefici nel calcio. Pallotta non è un presidente assente, usiamo tutti gli strumenti possibili per comunicare. C’è un contatto quotidiano, è presente. Alla Juve vedevo meno il presidente rispetto a quanto non senta ora Pallotta.

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