Roma, che sia un ‘Buon Viaggio’. Vietato snobbare l’Europa League

Roma, che sia un ‘Buon Viaggio’. Vietato snobbare l’Europa League

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EDITORIALE CGR – E’ vero non ha il fascino della Champions. E’ vero, non vale sul piano economico neanche lontanamente come la massima competizione europea. E’ vero, non si incroceranno top team come Barcellona, Liverpool, Manchester City. Non si viaggerà negli stadi più belli del mondo – anche se l’Italia da questo punto di vista è stata superata da paesi decisamente minori che militano in Europa League – e non si sfideranno i fuoriclasse alla Messi e alla CR7. Tutto bello, tutto giusto. La Roma però torna in Europa, dalla porta di servizio, dopo una stagione aberrante, piena di contraddizioni, occasioni sprecate ed errori di tutte le componenti. L’Europa League è una punizione, una ‘retrocessione’ sportiva per un’ex semifinalista di Champions, che col VAR, sarebbe arrivata a Kiev e poi chissà, ma la Roma per mille motivi, non può permettersi di snobbare questa competizione, anzi. Ha l’obbligo categorico di onorarla e con un pizzico di fortuna, provare anche a vincerla.

EMOZIONI E RIMPIANTI – La storia parla chiaro, come la bacheca di Trigoria, impolverata e priva di trofei internazionali, esclusa la mitologica Coppa delle Fiere, lontana nel tempo e nella memoria di tutti. La finale del 91′, dopo una cavalcata emozionante di Capitan Giannini e compagni, spezzata ad un metro dal traguardo dall’Inter di Matthaus, è il risultato migliore nella storia giallorossa in quella che, una volta, si chiamava Coppa Uefa. Poi una serie di quarti di finali e una marea di ottavi di finali, fino all’epoca moderna, quando non si sa per quale motivazione logica, la Roma ha deciso di svilirsi a tal punto da abbandonare anzitempo la novella Europa League, con cadute fragorose, come quella contro la Fiorentina all’Olimpico di 4 anni fa. Ci sono stati anche momenti e risultati positivi: la vittoria a Villarreal con la coppia Dzeko-Salah, incapace però poi di ripetersi contro il Lione; la serata romantica e purtroppo troppo romanista (nel risultato finale) contro lo Slavia Praga, quando la doppietta di Moriero e la rete di testa di Giannini sotto la Sud sembravano spianare la strada ai giallorossi di Mazzone verso la semifinale, prima del colpo beffardo di Vavra nei minuti finali. Ci sono stati momenti di rimpianti e di grandi contestazioni. Chi non ricorda la serata di Anfield (maledetto Liverpool), quando Garcia Aranda sull’1-0 per i giallorossi, concesse un rigore sacrosanto alla Roma per poi tornare subito dopo sui suoi passi, tra le proteste veementi dei giallorossi guidati da Capello.

L’AMBIZIONE DI PAULO – Fonseca è stato chiaro: “Giochiamo l’Europa League con la voglia di arrivare più avanti possibile“. Il tecnico lusitano nella sua carriera ha vinto due gironi (con Braga e Shakhtar), raggiungendo come miglior risultato i quarti di finale. Non ha mai alzato al cielo un trofeo europeo, ma conosce il calcio internazionale, le insidie e le qualità di compagini che sulla carta possono sembrare più abbordabili. Sarà la 17esima partecipazione alla seconda coppa europea per club. La Roma deve provare a vincere l’Europa League, per se stessa, per i tifosi, per cominciare a costruirsi una riconoscibilità europea che le è sempre mancata. Si parte da casa, con l’Istanbul Basaksehir. Che sia un buon viaggio, anche contro la cabala…

 

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