Roma, è Dzeko il faro Champions

Roma, è Dzeko il faro Champions

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IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) – Non può assentarsi un attimo, (con il Wolsfberger) che subito ecco che: la Roma è Dzekodipendente. Luogo comune, sì; verità, pure. Dzeko insostituibile. Un’etichetta che, come dicono a Torino, Edin si è guadagnata sul campo. E il campo chiama 186 presenze (oggi 187), 92 gol e 40 assist. A Roma ha vissuto momenti di altalenante euforia. Un paio di volte, da quando è qui (2015) è stato sul piede d’addio. La prima, dopo l’annata con Rudi Garcia (e Spalletti), era deluso per la stagione, cominciata bene e finita maluccio (8 gol in 31 presenze in campionato, 10 su 39 considerando tutte le competizioni). «Troppo buono», era per l’allenatore toscano, che poi ha ritrovato Edin pure nella stagione successiva, nella quale ha conquistato (quasi) tutti, chiudendo con 39 gol tra campionato e coppe, record per un romanista (Totti era arrivato a 32). La seconda volta, nell’ultima estate: Dzeko deluso dalla società, che gli aveva ufficializzato la volontà di non rinnovargli il contratto, aveva deciso di accettare la proposta dell’Inter. Poi, il ds Petrachi lo ha trattenuto prima con le cattive (invitando a brutto muso lui e l’Inter ad evitare ricatti) e con le buone (un faraonico rinnovo del contratto fino al 2022), coadiuvato da Fonseca, che aveva visto in lui l’uomo su cui puntare i sogni di un ritorno in Champions. Dzeko ha ritrovato il sorriso e nuove responsabilità: con l’addio di De Rossi e la promozione di Florenzi, è diventato vice capitano, oggi, per l’assenza di Ale, contro il Cagliari avrà i gradi. E il compito di guidare un attacco un po’ zoppicante, per le assenze di Under, Mkhitaryan, Perotti. Avrà Kluivert da una parte e Zaniolo dall’altra, alle sua spalle uno tra Veretout e Cristante. Ma lui è sempre lì, indispensabile come non mai. Con il Cagliari dell’ex Nainggolan, promosso a centrocampo Diawara, in difesa Mancini si gioca il posto con Fazio (in vantaggio, il Cagliari segna molto di testa) al fianco di Smalling. Torna Kolarov, al posto di Florenzi, spazio a Spinazzola.

TUTTO DI UN FIATO – Fonseca gli ha risparmiato, in queste otto partite i novanta minuti di Graz contro il Wolfsberger e 16 contro il Basaksehir. Il campionato è tutto d’un fiato: sempre in campo, dal primo all’ultimo minuto, dal Genoa al Lecce. In questo momento il suo vice Kalinic ha dimostrato di non essere ancora pronto a sostituirlo con più regolarità ed ecco che Edin si ritrova nella stessa situazione dello scorso anno, quando Schick non riusciva a crescere dietro a lui. Quindi, o Kalinc migliora o Edin sarà costretto a fare gli straordinari, non facili per uno della sua età (33 anni compiuti lo scorso marzo). E questo – ad oggi – è il pregio e il difetto di questa situazione. Dzeko è diventato col passare degli anni un vero e proprio uomo squadra, quando era più giovane non aveva affinato questa caratteristica, era bomber freddo, «buono» per dirla alla Spalletti. Oggi è cattivo, rude, si è preso lo spogliatoio e la fiducia di tutti. La partita di giovedì ha detto quanto in questo momento la Roma non possa privarsi di Edin in nessun modo. Dzeko ha ripagato la fiducia e dopo l’estate turbolenta e a muso lungo, è partito in tromba: due gol in casa, con Genoa e Sassuolo, due contro Bologna e Lecce, questi ultimi decisivi per la vittoria. Punti Champions, come, Fonseca spera, dovranno arrivare oggi. Lunga vita.

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