Roma, Perotti: “Innamorato di questa città. Non sono introverso come sembro”

Roma, Perotti: “Innamorato di questa città. Non sono introverso come sembro”

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Diego Perotti ha rilasciato un’intervista esclusiva al settimanale Sport Week. Queste le dichiarazioni del calciatori argentino:

Su Twitter come frase del profilo ha scritto: Guadagnare il rispetto degli altri avendo il coraggio di essere sè stessi. Lei è rimasto sempre lo stesso?
“No, perché non è facile. Ma ci ho sempre provato ed è per quello che l’ho scritto”

E cosa l’ha fatta cambiare?
“Quando sei figlio di un grande calciatore tutti pensano che avrai la vita facile, la strada spianata. Ai primi anni da ragazzo al Boca mi sentivo dire che io ero un raccomandato, che stavo lì solo perché mio padre in quel club aveva vinto. Questo mi ha fatto più diventare più diffidente”

Si dice che sia molto introverso…è vero?
“Davanti la telecamera posso sembrare così, ma in realtà sono uno che scherza, forse anche troppo. Ci sono momenti in cui Julieta non ce la fa più”

Uno scherzo che si può raccontare?
“Salah è uno molto riservato, così sotto la doccia lo tormento: «Fatti baciare, fatti toccare»”

Che responsabilità ha in questa squadra?
“Per me è stato fondamentale giocare sin da subito. Arrivai a Roma la domenica sera, e il martedì scesi subito in campo a Sassuolo regalando l’assist del 2-0 a El Shaarawy. La sera prima non avevo dormito per l’ansia, temevo di non essere all’altezza di questo club. Ero stato a Siviglia, ma il terzo posto era ben visto, qui no: qui si deve vincere. Adesso che siamo in un momento cruciale sento la pressione e la responsabilità, ma me la godo. Mi godo la possibilità di essere decisivo con un rigore”

Ora punta più la porta rispetto alle sue precedenti esperienza. Crescita personale o gliel’ha chiesto Spalletti?
“In realtà tutti i miei vecchi allenatori mi hanno sempre chiesto di tirare di più, ma a me devo essere sincero viene difficile. Quando vedo qualcuno segnare da fuori area mi chiedo: «Ma come la vede la porta? Io non la vedo». Quindi preferisco fare assist”

Il 10 tatuato sul collo è il numero di maglia che non osa chiedere a Totti?
“Non mi permetterai mai di farlo per rispetto suo e della Roma. È un numero che mi piace ed è un tatuaggio che copre un altro, un bacio venuto male”

Si sente il suo erede per capacità tecniche?
“Ho avuto la fortuna di giocare con lui e Riquelme, e per me è frustrante sapere che non raggiungere mai quel livello. È come una barriera che ci divide e io non potrò mai scavalcarla”

Siete amici con Francesco?
“Non andiamo a cena insieme, ma discutiamo di calcio. Gli faccio qualche domanda senza tentare di scocciarlo. Ho troppo rispetto verso di lui, è una cosa che mi ha insegnato mio padre. Ai miei tempi delle giovanili se non c’era posto nello spogliatoio mi cambiavo in piedi, oggi un ragazzo della Primavera si rifiuta di stare in mezzo al torello. Se vuole sarà Francesco ad accorciare le distanze”

Pensi che lo stadio sia fondamentale?
“Si, vorrei più tifosi a sostenerci. Forse non vinciamo lo scudetto, ma sicuro abbiamo qualche punto in più”

A fine ottobre Spalletti disse: «Chi di voi non riesce a reggere la pressione è pregato d cambiare aria»
“Roma ti dà pressione, ma devi trasformarla in stimolo e non paura. Succedeva lo stesso con i tifosi del Boca. Qui si vuole vincere un trofeo, e tutti lo vogliamo, non è che ce la facciamo addosso. Fazio ad esempio, appena appoggia la testa sul cuscino dorme all’istante, io invece devo fare un paio di giri nella stanza. Amo questa città, così come mia Juliete, che non si vede in nessun altro posto”

Il meglio deve ancora venire?
“Credo di si. Non ho raggiunto il massimo livello, ma se guardo indietro e vedo dove sono ora non posso che essere contento di quello che ho fatto”

 

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