Si indaga sul tesoriere del Pd per i fondi ricevuti da Parnasi

Si indaga sul tesoriere del Pd per i fondi ricevuti da Parnasi

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LA REPUBBLICA (M. E. VINCENZI) – Finanziamento illecito ai partiti. È per verificare questa ipotesi di reato che i pubblici ministeri di Roma stanno stringendo il cerchio intorno al tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. La vicenda è quella dello Stadio della Roma che, a metà giugno, ha portato all’arresto di nove persone per un giro di corruzione al cui centro c’era l’imprenditore romano Luca Parnasi che da circa due mesi ha iniziato a collaborare con i magistrati, chiarendo diversi punti dell’inchiesta.
In queste settimane, il costruttore ha più volte fatto riferimento al suo metodo per finanziare i partiti ( oltre ai politici), anche tramite le fondazioni. Tra queste anche ” Più Voci”, amministrata dal tesoriere della Lega Giulio Centemero, e ” Eyu”, di Bonifazi, appunto. Somme che secondo gli inquirenti sarebbero state iscritte a bilancio in maniera irregolare. Per questo i magistrati hanno deciso di approfondire la posizione di uno degli uomini più vicini a Matteo Renzi.
E ieri mattina, di nuovo, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Barbara Zuin hanno chiesto conto a Parnasi di una conversazione intercettata dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma. L’immobiliarista parla con Bonifazi dei soldi dati ad “Eyu”, 150mila euro. Denaro che, formalmente, sarebbe servito a finanziare un opuscolo da 300 pagine. L’immobiliarista, come già detto più volte, ha spiegato che quello era il suo metodo per «finanziare i partiti, per arrivare a certi ambienti» cercando di assicurarsi la benevolenza di chi comandava o avrebbe comandato. Una generosità che, a un certo punto, ha dovuto sospendere: « non avevo più le risorse necessarie » , ha detto più volte.
E ieri ha ribadito di aver finanziato “Eyu”, chiarendo che quella conversazione con Bonifazi è avvenuta nell’ufficio di quest’ultimo nella sede del Pd, a Sant’Andrea delle Fratte. Un colloquio acquisito grazie al troian che i carabinieri avevano installato sul cellulare di Parnasi che, secondo la difesa dell’imprenditore, è inutilizzabile: servirebbe l’autorizzazione a procedere. Anche se così fosse, ai pm poco importa: gli elementi a carico di Bonifazi sono diversi e trovano conferma anche nelle parole di Parnasi.
Nessun accenno, invece, alle donazioni a Più Voci. Ma anche su quei versamenti, gli accertamenti sono in corso.

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