Stadio, arrivano i cechi. Parnasi cede i terreni

Stadio, arrivano i cechi. Parnasi cede i terreni

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LA REPUBBLICA (L. D’ALBERGO) – Mister Dan Friedkin pronto a bussare alle porte di Trigoria a suon di dollari texani. I cechi di Cpi pronti a rilevare debiti della Eurnova (società del costruttore Luca Parnasi oggi amministrata dai curatori scelti dal tribunale) per mettere le mani sul progetto del nuovo stadio della Roma e del suo business park. L’affare di Tor di Valle, travolto dalle inchieste e invischiato in un infinito tira e molla burocratico tra privati e Campidoglio, diventa un caso internazionale. Sì, perché l’immobiliarista Rodovan Vitek è dato a un passo dall’acquisto di quasi 60 milioni di crediti da Unicredit relativi al pacchetto Eurnova. Una mossa che apre un’importante finestra sul futuro dell’impianto giallorosso: per Cpi lo step successivo sarebbe l’ingresso nella trattativa per la realizzazione del “Colosseo bis” e di tutti gli edifici che lo circonderanno. Ma, prima di parlare dei terreni, Eurnova deve mettere ordine nei propri conti. Da qui l’idea dei cechi di acquistarne i debiti. Un’operazione che potrebbe apparire insensata, ma in realtà permetterà a Cpi (realtà che in Italia ha proprietà in Costa Smeralda, in Francia opera a Nizza e possiede decine di uffici in Germania) di fare il proprio ingresso in un affare da 1,3 miliardi di euro. Non è ancora chiaro se da protagonista o come mediatrice, pronta a rivendere i terreni di Tor di Valle al miglior acquirente. Si vedrà. Quel che è certo è che sia Vitek che Friedkin guardano con interesse alle manovre capitoline. Per investire a Roma e nella Roma servono quelle certezze che al momento non ci sono. La prossima settimana non promette particolari passi in avanti nella trattativa. Le parti, proponenti e Comune, appaiono fiduciose. Ma con la sensazione che anche i prossimi tavoli saranno squisitamente tecnici, lunghi faccia a faccia per cercare di appianare le divergenze sulla realizzazione delle opere pubbliche a supporto dello stadio. L’oggetto del contendere è sempre lo stesso. I privati vorrebbero aprire l’impianto anche con le infrastrutture (specie quelle trasportistiche, che dipendono dai bandi pubblici del Campidoglio) ancora da concludere. Da palazzo Senatorio, invece, i 5 Stelle continuano a battere sulla «contestualità» delle opere. Traduzione: se non sono tutte completate, nessuna inaugurazione. La questione, con gli occhi degli osservatori del Texas e della Repubblica Ceca puntati sull’amministrazione 5S, non è di secondo piano. Per la giunta grillina in ballo ci sono i valori fondanti del Movimento, il «no» alla speculazione edilizia. Ma pure la possibilità di mettersi seduti a un tavolo prestigioso, con grandi investitori internazionali pronti a scommettere sulla capitale. Ma non a pazientare per sempre. O almeno a mostrare la stessa tempra messa in campo fino a questo momento dal patron statunitense della Roma, James Pallotta.

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