Stadio della Roma, trattativa sui treni. C’è una via per il «sì»

Stadio della Roma, trattativa sui treni. C’è una via per il «sì»

SHARE

Si profilano due mesi decisivi sul fronte politico-giudiziario per la vicenda stadio. E nel confronto tra il Comune e il proponente sulla convenzione urbanistica emerge un altro nodo controverso: i 45 milioni di contributo di costo di costruzione, che nel 2017 il Campidoglio ha deciso di destinare all’acquisto di nuovi treni per la ferrovia Roma-Lido. La questione intorno alla quale ruota il negoziato riguarda le modalità di versamento della somma: la società vorrebbe dilazionarla per l’intera durata del permesso a costruire, mentre l’amministrazione vorrebbe incassarla in un’unica tranche. Da Palazzo Senatorio, però, smontano il teorema e ribadiscono: «Gli oneri di urbanizzazione sono previsti dalla delibera 32 che sancisce l’interesse pubblico. L’amministrazione ha già assunto un impegno di spesa e ha piena autonomia nella gestione delle poste di bilancio». Dunque, nessun margine di trattativa viene lasciato al proponente. Dopo che il gip Costantino De Robbio ha deciso di riaprire l’indagine sulla sindaca Raggi. Nel frattempo, il Campidoglio sembra deciso a portare a dama l’iter di approvazione, che potrebbe approdare in Consiglio prima dell’estate. Nel frattempo in Procura si lavora alla questione riaperta dal gip De Robbio. Non è tutto. Novità potrebbero emergere da altri due approfondimenti in corso, nati da altri due esposti dell’architetto Francesco Sanvitto, assistito dall’avvocato Edoardo Mobrici: il primo relativo alla bancarotta fraudolenta della Sais, la società proprietaria dei terreni di Tor di Valle. Più complessi gli approfondimenti che riguardano l’altro esposto: una denuncia su una serie di irregolarità che riguardano il progetto stadio a partire dal «Ponte dei Congressi». La sua costruzione è prevista in tre anni, senza però indicare la data di partenza dell’opera, giudicata essenziale per la viabilità. Altra lacuna: il mancato rispetto della normativa ambientale. L’area di Tor di Valle è considerata «R3», cioè ad alto rischio idrogeologico. La procedura corretta per costruire richiederebbe il declassamento a «R2», come fatto per l’aggiornamento del bacino nel tratto tra Castel Giubileo e la foce. Passaggio mai avvenuto nel progetto.

Fonte: Corriere della Sera

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.