Testuggine giallorossa

Testuggine giallorossa

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“La Roma c’è” no o per lo meno non solo, non può bastare. Un mese di grande Roma”. La capitale, sponda giallorossa (al netto delle vedove e degli eterni insoddisfatti) si è risvegliata dolcemente questa mattina, dopo i 3 punti conquistati a San Siro.

Un mese di grande Roma, si perchè con la vittoria contro i rossoneri la squadra di Eusebio Di Francesco chiude il primo mini ciclo di gare da imbattuta, con 5 vittorie consecutive (4 in A) e il pareggio contro l’Atletico Madrid. Psicologicamente il punto conquistato all’Olimpico contro l’armata di Simeone vale oggi tantissimo: non perdere quella gara ha reso la Roma più consapevole. Poi i gol, il gioco in crescita, la mentalità della grande squadra hanno avuto il sopravvento sulla diffidenza, la negatività e lo scetticismo di chi, almeno per 15 giorni, dovrà abbassare il fucile mediatico e attendere (speriamo mai) il primo inciampo per dire “l’avevo detto”.

ENTUSIASMO, COLLETTIVO, LEGGENDE METROPOLITANE – La Roma ieri sera non ha giocato nel complesso una grandissima partita, ma si è comportata da grande squadra: dopo un primo tempo di leggera confusione, dettato anche dall’atteggiamento propositivo di un Milan quasi all’ultima spiaggia, nella ripresa gli accorgimenti tattici di Di Francesco, la qualità di alcuni singoli e la forza mentale del collettivo hanno regalato i tre punti ai giallorossi. Decisivo in primo luogo lo spostamento di Nainggolan nel ruolo di trequartista: passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1 la Roma ha di fatto arginato la ricerca del gioco in ampiezza dei rossoneri che aveva allungato spesso e volentieri l’undici romanista, occupando militarmente la metà campo avversaria. I gol arrivano grazie a questa leggera modifica e poi i singoli, con Dzeko in testa, hanno fatto il resto.

Il bosniaco è in uno stato di grazia straordinario, forse il momento più importante della sua carriera: 7 gol nelle 6 partite di A, Dzeko è riuscito già a migliorare lo score dell’anno scorso.
L’azione della seconda rete giallorossa è ancor più bella: palla nello spazio per il cigno di Sarajevo che addomestica col petto il pallone e di prima lo offre a Nainggolan, bordata col mancino del belga e Alessandro Florenzi sotto misura chiude i conti. Gioco, partita, incontro e le lacrime di tutto il popolo giallorosso per il ritorno al gol del numero 24 che mancava da oltre 500 giorni.
Dicevamo le leggende metropolitane:

  • “Di Francesco è uno zemaniano incallito, la sua fase difensiva è da incubo” >>> 5 gol stagionali subiti in 8 partite, solo 4 in Serie A (seconda miglior difesa attuale del tornero dietro l’Inter) e meno della metà dei gol subiti rispetto allo scorso anno
  • “Fazio non può giocare nella difesa a 4” >>> tra i migliori in campo anche ieri sera, l’argentino è il vero dominus della difesa giallorossa, tale da migliorare anche il rendimento di riflesso di Manolas
  • “Alisson è una scommessa” >>> altro intervento decisivo sullo 0-0 per il brasiliano, che in tre trasferte di campionato non ha subito gol. La concentrazione e la reattività tra i pali le sue migliori doti, 25 anni e titolare della Nazionale brasiliana, colpevolmente sottovalutato dalla critica.

L’abbraccio finale dei giocatori della Roma sotto il settore in festa è l’immagine che racchiude le potenzialità e le speranze di questa squadra, che dimostra di aver un gruppo solidissimo e che rema tutto dalla stessa parte. La Roma è partita in sordina, colpita a freddo da una sconfitta immeritata all’Olimpico contro il suo recente passato, in netta ripresa in un mese di sole vittorie, ma ancora poco considerata dai media nazionali. “Ci snobbano? Meglio così, meno se ne parla meglio è…” ha risposto Alisson ieri sera in mixed zone, chissà che non sia, anche scaramanticamente, la volta buona…

 

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