Total eclipse of the Roma

Total eclipse of the Roma

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EDITORIALE CGR (di Francesco Oddo Casano)Bonnie Tyler, in un singolo del 1983 travolgeva il mondo musicale, con un brano straordinario. ‘Total eclipse of the herart‘, togli “heart” metti “Roma” ed ecco la colonna sonora perfetta, per lo scempio di Milano. E’ caos Roma, con un gol a trenta secondi dalla fine siglato da Cutrone, che racconta il momento che sta vivendo la squadra giallorossa. Una squadra a cui è stata strappata l’anima, sacrificata sull’altare del gruppo (quale ?), delle plusvalenze, dei (presunti) comportamenti e che in campo è l’immagine di un’accozzaglia ‘fantozziana‘, con giocatori fermi, immobili, inermi, di fronte alle discese di un Rigoni o di un Laxalt, di un Kessiè o di un Pessina, cambiano i nomi ma non la sostanza. Era andata bene a Torino, dove il Var annullando il gol di Iago Falque ad inizio ripresa, aveva permesso alla Roma di sperare fino all’ultimo nella vittoria, conquistata con la giocata del campione. Da lì la Roma avrebbe dovuto prendere forza e consapevolezza, quanto meno una forma tecnico-tattica degna di questo nome e invece tra Atalanta e Milan si è vista la peggior faccia di una squadra molle, impacciata, nevrotica, distratta, contorta, impossibile da immaginare un mese fa.

Dopo una serata così, chiaramente il leitmotiv è “il si salvi chi può“, ma basta parlare di ambiente, alibi tipicamente romano e romanista. Le responsabilità sono di tutti, nessuno escluso, ma dentro Trigoria, non fuori. La società, dalla mente bostoniana al braccio andaluso (e toscano…) che non ha voluto rilanciare dopo la semifinale di Champions dello scorso anno, che in termini di ricavi, immagine, blasone e consapevolezza doveva rappresentare la prima pietra di un nuovo corso. Eusebio Di Francesco, in preda ad una crisi d’identità, che dopo 50 giorni di lavoro con il 90% della rosa a disposizione, nelle prime tre gare ufficiali della stagione, è partito da una strada, per poi prenderne un’altra e poi un’altra ancora, perdendosi tra sentieri, tentativi, bivi tecnici, adattamenti, commettendo, per sua stessa ammissione, errori su errori senza trovare quelle ‘soluzioni’ auspicate in conferenza stampa due giorni fa. Dei calciatori, non ultimi per importanza, quasi tutti nazionali, che scendono in campo distratti, nervosi, assenti fisicamente e mentalmente, lontanissimi parenti di quelli che erano arrivati ad un passo dalla finale di Kiev. 

4 punti nelle prime tre gare ufficiali, con le vittorie probabili di Napoli e Juventus, il vertice della classifica si allontanerà già dopo appena 270 minuti e la Roma sarà costretta all’ennesima rimonta (quasi mai centrata fino in fondo). Due giorni di riposo, poi la maggior parte dei calciatori a disposizione di Di Francesco partiranno per le rispettive nazionali, allontanandosi una decina di giorni da una città che in fermento, inizierà quei processi dialettici che in genere si fanno tra Natale e l’Epifania e che quest’anno sembrano già clamorosamente anticipati alla fine dell’estate. Non ci sono certezze, non si vedono spiragli di luce, per fortuna che dopo ogni eclissi, il sole o la luna, tornano sempre a splendere…

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