Triangolo Champions. Fuori una: all’orizzonte una volata thrilling

Triangolo Champions. Fuori una: all’orizzonte una volata thrilling

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Fuori una su tre. O in tre per due posti, se la sintesi piace di più. Inter, Milan e Roma: per ora in fila così, in rigoroso ordine di classifica. In estate pensavamo a quattro squadre, se non cinque, per tre poltrone con vista Champions. Una era (e sarà) per la Juve, e non ci piove. Su un’altra si è già accomodato il Napoli e diciamo che sembra difficile riuscire a farlo alzare, da qui a maggio: più difficile che vedere la Lazio – la quinta, appunto – tornare a rivendicare uno di quei posti a sedere. Oggi come oggi, a godere di salute migliore sembra essere il Milan: dà un’impressione più netta di regolarità, non solo di risultati. Una continuità che dunque prescinde dalle sette gare utili consecutive messe in fila. Se fosse solo per quelle, anche l’Inter (striscia di cinque vittorie su cinque, Europa compresa, sfiorata domenica a Firenze) e soprattutto la Roma (20 punti nelle ultime otto di campionato, come la Juve) potrebbero sentirsi lanciate. Come scrive la Gazzetta dello Sport, è difficile che una qualificazione Champions si rilegga prescindendo dai numeri dell’incaricato del gol. Difficilmente il Milan senza l’atterraggio morbido di Piatek (sette gol in sei presenze) e la Roma senza il decollo anche in campionato di Dzeko (5 gol nelle prime 7 del ritorno) sarebbero riuscite a insinuare nel cervello dell’Inter l’ansia da rincorsa. Un nodo così grosso da sciogliere Milan e Roma non ce l’hanno. Perisic e Nainggolan hanno abbastanza personalità, almeno quanta Handanovic, da prendere in mano lo spogliatoio. Però Icardi negli ultimi quattro campionati ha segnato 22, 16, 24 e 29 gol. La media è quasi 23, dunque rispetto ai 9 segnati finora ne mancano 14: più di uno a partita se dovesse giocarle tutte da qui alla fine, e non succederà. E chissà come tornerà da questa assenza, se tornerà. Un handicap grave: difficile immaginare di poterlo colmare solo con Lautaro, o una cooperativa. Esattamente come per Di Francesco è difficile abituarsi all’idea che la solidità della difesa della Roma (la decima del campionato, altro che Champions) possa essere legata quasi indissolubilmente alla presenza di Manolas.

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