La Trincea di Trigoria e il tifoso-cliente: dai ‘Fucking idiots’, a ‘chi...

La Trincea di Trigoria e il tifoso-cliente: dai ‘Fucking idiots’, a ‘chi contesta è laziale’. Cronaca del vilipendio al tifoso della Roma

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FOCUS CGR – “Ci sono i tifosi di calcio e poi ci sono i tifosi della Roma”. Parole e musica di Agostino Di Bartolomei, compianto capitano della Roma anni 80′. Una frase, scolpita nella memoria di intere generazioni di tifosi, quando l’Olimpico trasudava amore e i calciatori in campo alzavano al cielo trofei. Il mondo nel frattempo è cambiato, il calcio è cambiato, il tifo è cambiato così come sono inevitabilmente mutate le logiche comunicative, gli strumenti e il modo di relazionarsi. Oggi è tutto social (per chi scrive spesso ‘dissocial’), viaggia veloce sul web, travolge spesso la realtà. La dura reprimenda di Aleksandar Kolarov nei confronti dei tifosi della Roma e in generale di tutti i tifosi che seguono con passione una partita di calcio, è diventata immediatamente ‘virale’ e subito dopo le risposte dei tifosi, che non sono ovviamente mancate, hanno spostato l’attenzione dalla vigilia di Roma-Real Madrid – gara decisiva per la vittoria di un girone di Champions –

“I tifosi hanno diritto di arrabbiarsi, ma non parlino di calcio, delle sue logiche, perchè non capiscono niente. Qui si parla, si parla, si parla ma alla fine non si dice niente”

https://www.facebook.com/corrieregiallorosso/videos/724795524586718/

Per qualcuno missione compiuta, considerando la mestizia tecnica che avvolge la Roma da inizio stagione ma, al di là del tentativo di qualche acrobata dell’etere, di giustificare o addirittura far proprio il pensiero espresso ieri dal serbo (dimenticando forse di essere tifoso oltre che comunicatore, oppure no?), la domanda che sorge spontanea è: perchè rivolgersi così ai propri tifosi, in un momento di tale difficoltà sportiva? Ce lo potrebbe/dovrebbe spiegare Kolarov, che ha un viso duro, una professionalità di ferro, ma che negli ultimi tempi sembra trascinarsi oltremodo in campo, spesso e volentieri asfaltato dall’esterno di parte o dalla mezza punta che tenta l’infilata in area di rigore. Sabatini disse di Maicon che “bastava la faccia del brasiliano in campo”, purtroppo nel calcio bisogna pure correre per imporsi e Kolarov negli ultimi tempi è apparso decisamente affaticato. Ma capire o non capire di calcio non è il tema del contendere, perchè oggettivamente in una variegata moltitudine di spettatori, è probabile che ci sia chi non capisca nulla di tattiche o formazioni ma anche chi, pur non avendo giocato a pallone da professionista, riconosca la differenza tra una pressione alta, una diagonale difensiva, o una marcatura preventiva. Il problema è oggettivamente un altro: capire perchè dalla Roma in questi anni non siano stati risparmiati commenti infelici sui tifosi, che volenti o nolenti, rappresentano ancora oggi, nel 2018, l’unico reale motore di una squadra di calcio, sport certamente meno nobile di altri e spesso infangato da scandali (soprattutto in Italia), vilipeso da reiterati episodi di razzismo, dipendente da logiche finanziarie che ne stanno estremizzando i contorni e i confini.

Il calcio esiste per i tifosi, i tifosi esistono per il calcio e poco interessa in molti altri contesti se, pur in maniera esasperata, si vivano momenti di tensione. A Madrid hanno preso a calci l’autombile di Bale anni fa, eroe di diverse finali consecutive vinte dal Real in Champions League, non nel torneo parrocchiale. Il pallone, da sempre, ruota intorno a certe logiche: oggi se vinci sei un fenomeno, domani se perdi rischi di essere scarso, ma questo non ha mai spinto campioni straordinari (come Falcao, Giannini, Totti, Agostino, Bruno Conti tanto per fare degli esempi nostrani), ad esprimersi in un certo modo nei confronti dei propri tifosi. 

Negli ultimi anni nell’emisfero giallorosso, i tesserati della Roma, a partire dal Presidente, sembrano vivere quasi in una trincea dorata, da cui dispensare commenti sferzanti nei confronti di chi sostiene o critica la propria squadra, dimenticando che lo si fa sempre sospinti da una passione. La malafede c’è, c’è stata, ci sarà, vale per tutte le categorie della vita o per tutti i contesti. Ma nulla giustifica affermazioni come quelle di Pallotta, che nell’aprile del 2015 parlò apertamente di ‘Fucking idiots’, spaccando letteralmente la tifoseria, indicando nella Curva Sud, o parte di essa poco cambia, un gruppo di facinorosi da estirpare. Il presidente della Roma dimenticò, che la Curva Sud è sempre esistita e sempre esisterà, al di là di presidenze, progetti sportivi più o meno illuminati oppure vincenti.

Rudi Garcia, allenatore che riportò la ‘chiesa al centro del villaggio’, dopo la vergognosa sconfitta contro la Lazio in finale di Coppa Italia, nel luglio 2013 si espresse così nei confronti di quei tifosi, giunti in ritiro per contestare la squadra “Quelli che criticano società e giocatori non sono tifosi della Roma, alla peggio sono tifosi della Lazio. Se critichi la Roma non ne sei tifoso”. Apriti cielo, il francese era appena arrivato nella capitale, non parlava ancora italiano e per riconquistare la fiducia dell’ambiente dovette vincere le prime 10 giornate di campionato (ancora oggi record assoluto in Serie A).

Il dg della Roma Mauro Baldissoni, nel maggio 2015, spiegò addirittura all’ambiente come deve comportarsi il tifoso che frequenta lo stadio, soprattutto nelle gare serali che generano maggior share per le pay tv: «I tifosi pagano il biglietto per darci amore. Se lo comprano pensando di poter esprimere le proprie opinioni in un prime time di Sky il biglietto dovrebbe costare un po’ di più. Dovremmo imparare da Pallotta e dalla cultura americana» Della serie: se volete contestare o criticare, dovete pagare di più, perchè lo fate in prima serata su Sky dinanzi a milioni di spettatori. I tifosi trasformati in clienti, deviazione moderna di un calcio sempre più stritolato in logiche economiche, dove l’aspettativa sportiva e il desiderio di vittoria si scontra con la considerazione ‘clientelare’ della partecipazione ma soprattutto della passione. Un ossimoro, una contraddizione in termini. Forse, in fondo, ha ragione Kolarov: il silenzio, quello si benedetto, forse aiuterebbe. Ma non dei tifosi, di chi dovrebbe far capire in quale direzione, dopo 8 anni di gestione con zero trofei e solo qualche sogno, sfiorato, di vittoria, sta andando la Roma…

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