Calcio “itagnolo”, incontro tra Luis Enrique e squadra

Calcio “itagnolo”, incontro tra Luis Enrique e squadra

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CORRIERE DELLA SERA (L. VALDISERRI) – «Itagnolo». Come «spanglish», il linguaggio mezzo spagnolo e mezzo inglese che si parla a Miami. L’«itagnolo»  è un linguaggio calcistico, quello che la Roma di Luis Enrique,  ma  anche di Totti e De Rossi, sta imparando a parlare. Una sintesi  mostrata sabato contro l’Atalanta, la miglior partita della Roma sotto  la gestione dell’asturiano e primo esempio di commistione tra il modello  barcellonista e le particolarità romaniste.

Non si tratta di abiura, da parte di Luis Enrique, del suo credo  offensivista. E non è l’ammutinamento del Bounty da parte dei giocatori,  che, anzi, rispettano l’allenatore anche quando (Borriello e Cassetti)  li fa giocare poco o nulla. Verrebbe da usare la parola «mediazione», se  non fosse che da noi ha ormai il significato di inciucio. Quello che è  certo – perché l’hanno detto i giocatori nel dopogara, il nuovo Borini  ma anche il vecchio De Rossi – è che in settimana calciatori e  allenatore hanno avuto un confronto. Tema: lo stile di gioco da adottare per dare continuità alla vittoria di Parma, la prima della stagione. Come  ha detto giustamente Roberto Renga «parlare fa bene e ci si parla  quando c’è stima tra giocatori e tecnico». Da quell’incontro è uscito il  prototipo di «calcio itagnolo» che ha consentito alla Roma di battere  l’Atalanta, la squadra più in forma del campionato, e sfatare il tabù  dell’Olimpico, dove aveva collezionato una sconfitta (Cagliari) e due  pareggi (Slovan e Siena).

A parole è semplice: variare calcio orizzontale e verticale; fare  possesso palla ma saper velocizzare; puntare verso la porta avversaria,  di volta in volta, con la tattica più adatta. Parole, appunto. Contano  di più i dati forniti dalla Digital Soccer Panini e dall’ufficio stampa  Roma. Dicono questo:

1) per la prima volta l’avversaria ha tenuto palla quanto la Roma  (50%, con dati omogenei tra primo e secondo tempo), ma i giallorossi  hanno tirato verso la porta il triplo dell’Atalanta (23 a 8);
2) dei 23 tiri almeno 8 sono stati ad alto tasso di pericolosità: i tre  gol, un’occasione in area per Osvaldo e una per Pjanic; un tiro a lato  di poco di Totti e uno di Simplicio; il corner di Totti che stava per  trasformarsi direttamente in gol;
3) 6 cambi di gioco hanno dato  «ampiezza» al gioco della squadra;
4) Totti è il giocatore che ha tenuto più palla dopo De Rossi (2’33”) ma  anche quello che ha tirato di più (7 volte). Questo mix è la base  giusta per costruire la stagione di Luigi Enrique o, se preferite, Luis  Enrico. In «itagnolo».

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