Capello prima infilza Totti «La Roma senza leader» Poi Ale: «Con Agnelli...

Capello prima infilza Totti «La Roma senza leader» Poi Ale: «Con Agnelli sono pari»

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La Gazzetta dello Sport -( S.Vernazza) – Metti una mattina a colazione con Fabio Capello e Ettore Messina. Alla Ghirada, la casa dello sport by Benetton. Prati all’inglese, strutture da college. Il c.t. dell’Inghilterra e l’«assistant coach» dei Lakers dialogano con gli studenti del master Sbs strategie per il business sportivo. Moderatore Antonio Di Rosa, ex direttore della Gazzetta. Senza nulla togliere a Messina, ecco un estratto dei discorsi di Capello. Calcio italiano «Vedo un miglioramento, nei momenti di crisi la necessità aguzza l’ingegno. In campionato noto un equilibrio verso l’alto. Il Milan ha la qualità, e la qualità non finisce mai, a differenza della benzina. Roma e Juve non giocano le coppe: è importante. Napoli in crescita: è la vera realtà. L’Udinese un’oasi, qualcosa di diverso». Vini «Si fa il vino in base all’uva che si ha. Bisogna adattarsi ai giocatori. Conta vincere: lo spettacolo non va in bacheca».

Leader «Al Milan avevo Franco Baresi, grande leader in campo, meno in spogliatoio, e Van Basten. Alla Roma non c’erano tanti leader, se ne stavano tutti buoni e il capo ho dovuto farlo io. Alla Juve comandava Moggi risata, ndr: al di là delle battute, il leader era Del Piero. Zoff è stato un grande uomo spogliatoio. Dino ascoltava molto, poi sbottava: ma che c… state dicendo?». Cassano «Al Milan c’è cultura del lavoro, Cassano è migliorato. Nel mio Real, Antonio si mise a frequentare Ronaldo. La compagnia sbagliata. Il gruppo lasciò andare tutti e due». Falcao «Io accetto l’errore, tutti sbagliano. Bisogna avere coraggio per tirare un rigore all’ultimo minuto. Falcao, in una finale di Coppa Campioni Roma-Liverpool ’84, ndr, non ebbe questo coraggio». Che cosa copiare dagli inglesi «Gli stadi di proprietà e il merchandising. Il Manchester United mette a bilancio cento milioni di merchandising, fuori da San Siro vendono le maglie tarocche. In Premier gli steward hanno potere. Noi abbiamo gli ultrà. Gli inglesi vendono i diritti tv al mondo, ovunque hanno creato l’appuntamento fisso con la partita di Premier. Nei loro impianti tutti hanno il posto assegnato e le tribune si riempiono a 10 minuti dall’inizio. In Inghilterra decidono. Noi, se decidiamo, litighiamo un minuto dopo».

Del Piero e Inter In serata, a Catanzaro, Capello ha ricevuto il premio Ceravolo. In Calabria il c.t. dell’Inghilterra ha parlato del caso Agnelli-Del Piero a Treviso si era rifiutato di rispondere sull’argomento: «Le bandiere nel calcio sono bellissime, ma tifosi e società chiedono i risultati e l’allenatore è scelto per questo. Ho allenato Del Piero e gli ho allungato la carriera quando ho capito che doveva recuperare energie. Sono amico di Andrea Agnelli. Diciamo che hanno pareggiato». E sull’Inter: «Non c’è niente da fare, non ci potrò mai andare. Avevo 18 anni ed Herrera chiese a Moratti padre di comprarmi, però il presidente della Spal disse di no. Altre volte siamo stati vicini, ma la cosa non è mai andata in porto. Non allenerò più in Italia, farò qualcosa d’altro».

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